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Miano: Basta con l’idea Torino città dell’auto, puntare su mezzi pubblici e in sharing

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Creare un trasporto pubblico locale accessibile a chiunque, scavalcare l’idea di “Torino città dell’auto” e progettare rinnovati snodi urbani. A proporre tutto questo è Massimiliano Miano, 50 anni, presidente della circoscrizione 8 di Torino (Moderati). Per dieci anni coordinatore della viabilità prima della circoscrizione 9 e poi della 8 (post accorpamento a cavallo fra giunta Fassino e quella Appendino), eccome se Miano ha vissuto i cambiamenti delle strade di Torino.

Sguardo rivolto ai suoi quartieri, Miano vive l’essenza della politica dal basso e ora dirige un’ampia porzione del capoluogo torinese: ben 135mila abitanti, distribuiti da Corso Regina Margherita fino a piazza Bengasi, passando dalla distesa via Nizza. Tradotto: San Salvario, Borgo Po, Cavoretto, Nizza-Millefonti, Filadelfia e Lingotto. Vie ingarbugliate, dove ogni giorno sfrecciano migliaia e migliaia di auto, scooter, bici e monopattini. Vie etichettate come epicentri della “movida”. Vie che brulicano le mille anime di una città.

Di fronte a numeri spropositati di auto che scaricano fiumi di gas inquinanti per la nostra aria, cosa fare?

“I cittadini torinesi sono legati a quest’idea di ‘Torino città dell’auto’ che ormai è sorpassata. È invece fondamentale entrare in una nuova ottica: chiunque può e deve avere accesso ai mezzi pubblici di trasporto locale, i quali negli ultimi anni stanno cambiando volto e andrebbero progettati anche a beneficio delle persone disabili. Senza dimenticarci che bisogna puntare su biciclette e monopattini”.

Eppure, ci sono ancora molte polemiche intorno ai mezzi a due ruote, basti guardare al capitolo Tobike.

“Ho visto nascere Tobike e non nascondo il mio dispiacere per la sua fine. Secondo me la Città di Torino doveva impegnarsi un po’ di più nel preservare quanto di buono fatto. Ma a fare la parte del leone sono state le società subentrate in seconda battuta vista la volontà di ampliare l’offerta commerciale. Abbiamo buttato via tante risorse, installato moltissime postazioni soprattutto nella mia circoscrizione”.

Sulla pista ciclabile in via Nizza, sono tante le contestazioni dei cittadini.

“Fra le varie segnalazioni, condivido che sia pericolosa per la poca visibilità per i conducenti d’auto agli incroci. D’altro canto, a suo tempo contestai la sua definizione attuale, dicendo che la pista in via Nizza dovesse essere a senso unico di marcia, prospiciente alla ferrovia, e l’altro andasse realizzato in via Madama Cristina. A questo punto però servono soluzioni e per me sono l’installazione di specchi parabolici agli incroci e un cordolo più alto, che non permetta alle auto di prevalicare la ciclabile”.

Restando sul capitolo mezzi in sharing, cosa ne pensa dei monopattini e delle soste selvagge?

“Il monopattino dev’essere visto come un mezzo d’interscambio, da prendere dopo il mezzo pubblico per raggiungere la propria destinazione. Serve però una gestione più ottimale, specie nella definizione degli stalli al di fuori delle fermate della metropolitana: la Città di Torino dovrebbe quindi indicare sui bandi che chiunque gestisca una fetta del parco monopattini, lo faccia dalla A alla Z. A partire dal recupero dei mezzi fino alla notifica di regole precise come le contravvenzioni per parcheggio inadeguato”.

L’indirizzo è perciò creare nuovi punti di parcheggio per le biciclette?

“È quello che sto portando avanti da anni. Siamo in procinto di installare entro fine marzo altri 50 archi portabici in 17 nuove postazioni fra Lingotto e San Salvario. Nella scorsa legislatura, ne ho fatti installare circa 200 disseminati in tutti i quartieri. Nello stesso periodo, la circoscrizione 2, la più simile alla mia dal punto di vista demografico, ne ha installati zero”.

Passiamo a un altro tema: i rifiuti. Torino sta spingendo per le eco isole, ma i vandalismi su questi raccoglitori restano all’ordine del giorno.

“Quattro anni fa Lingotto-Filadelfia è stato il primo quartiere di Torino a ospitare le eco isole. Certo, nelle prime settimane la sperimentazione andò a singhiozzo, ma adesso c’è dimestichezza visto che si tratta di un quartiere residenziale. Diverso per San Salvario, dove ci sono molti contratti di locazione non registrati e quindi Iren non consegna le tessere intelligenti per aprire i bidoni. Reputo necessario che il catasto e la Città di Torino prendano in mano questa situazione. Anche perché di conseguenza ci sono problemi economici come i minori introiti dalle tasse della Tari e dell’Imu non pagate”.

Quali progetti ha in serbo per la circoscrizione 8?

“Saremo la prima circoscrizione a ospitare la raccolta differenziata degli oli esausti. Stiamo creando dei punti sensibili come scuole, ospedali, anagrafe, eccetera dove poterla realizzare. Un punto di partenza che reputo essenziale per allargare la cultura del riciclo”.

San Salvario viene spesso etichettato negativamente come il “quartiere della movida” visti i tanti episodi fuori dalle righe che coinvolgono i più giovani. Come si può sdoganare questa nomea?

“Io lo vedo come il quartiere universitario di Torino. La ‘movida’ ha sì i suoi difetti, ma anche le qualità: significa che le strade sono vive e che godono di locali di qualità. Con Chiara Foglietta (assessora della Città di Torino alla transizione ecologica e digitale, ambiente, mobilità e trasporti, ndr) stiamo dialogando per alleggerire San Salvario da quest’ampia mole di frequentatori, creando luoghi d’intrattenimento alternativi. Uno di questi può essere l’ex Moi. Anche la riapertura dei Murazzi e dei locali al Parco del Valentino forse darà una spinta in questo senso”.