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Il Disability Pride a Torino: una rivoluzione culturale

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Nella parata di sabato 15 aprile grande protagonista sarà il Manifesto collettivo redatto dalle organizzazioni promotrici del Disability Pride, che sottolineano l’ottimo momento per unire forze e istanze. I punti del documento si fanno interpreti della lotta all’abilismo attraverso una forte sensibilizzazione sul tema. Presentato da Marco Andriano, consigliere di NovisGames, si sofferma sulla regolamentazione dei Peba, Piani per l’eliminazione delle barriere architettoniche: “È necessario renderli consultabili al pubblico in modo tale da avere una panoramica della situazione continuamente aggiornata”, spiega Andriano. È importante anche sfruttare le potenzialità del digitale, soprattutto nell’accessibilità alle istituzioni. Per quanto riguarda i mezzi di trasporto, i miglioramenti da attuare sono evidenti: il servizio dei taxi spesso crea delle problematiche per l’autonomia, il trasporto pubblico non è sufficientemente accessibile e l’installazione dei semafori sonori è in crescita ma si può lavorare ancora, soprattutto su manutenzione e mappatura.

I Disability Pride sono nati negli anni 90 negli Stati Uniti e vengono organizzati dal 2015 in Italia grazie al Disability Pride Network, fondato dall’attivista Carmelo Comisi. L’idea di portare l’evento a Torino è nata quasi un anno fa ed è stata promossa dalla Cellula di Torino dell’Associazione Luca Coscioni insieme ad altre 17 realtà del territorio. La parata dell’orgoglio disabile vedrà il patrocinio di Comune, Città metropolitana, Politecnico e Università. A cui si aggiunge anche quello della Regione Piemonte, conclusa la fase istruttoria per l’approfondimento dei promotori.

“Siamo affiatati e anche un po’ incazzati, ma decisi a raggiungere gli obiettivi fissati” dice Marco Berton, giornalista tra gli organizzatori dell’evento. Miriam Abate, coordinatrice dell’Associazione Coscioni Torino, auspica che questo possa trasformarsi in un evento continuativo, da ripetere ogni anno in diverse città. Il pieno supporto del Pride Lgbtqia+ trasmette forza e mostra come non ci sia nulla di così intersezionale come la disabilità. Presente anche Edoardo Arnello, Ceo e founder di Accesiway, realtà imprenditoriale torinese che si occupa di rendere le aziende completamente accessibili a tutte le persone. Tenendo conto dei diversi profili e delle diverse esigenze di ogni persona, sono oggi oltre 500 i brand resi accessibili da Accesiway.

Il Disability Pride Torino partirà alle ore 14:30 da piazza Carlo Felice per arrivare in piazza Castello alle 16

Sabato parteciperà alla manifestazione anche Jacopo Rosatelli, assessore a Welfare, Diritti e Pari Opportunità: “Il Pride ha in sé il valore della rivoluzione culturale, ma è anche una rivendicazione di orgoglio, lo dice la parola stessa. È un’esibizione di se stessi nella felicità di essere se stessi, unita alla consapevolezza della propria unicità”. L’assessore spera che si riveli una manifestazione molto partecipata considerando il suo carattere aperto e universalistico. Rosatelli crede che sia necessario considerare questa come una manifestazione di tutta la cittadinanza per l’abbattimento di ogni barriera: architettonica, fisica, sensoriale, culturale. “Perché qualsiasi barriera che impedisca di vivere in piena libertà la propria vita non può esistere, così come assicurato dall’articolo 3 della Costituzione italiana – sottolinea l’assessore -. Ogni differenza è una ricchezza e il cammino, ancora lungo, deve avere al centro le persone con disabilità”.

Valentina Cera, consigliera alle politiche sociali e di pari opportunità della Città metropolitana di Torino, ricorda il lavoro dei 112 comuni limitrofi, invitati alla manifestazione e impegnati fuor di retorica nell’approvazione dei Peba. La stessa consigliera ammette però che il progetto è ormai obsoleto: “Esistono barriere altrettanto gravi, quelle culturali. Bisogna quindi lavorare per produrre un piano serio e attuabile nella concretezza”, conclude Cera.

Rosatelli ricorda come l’unione di intenti dei due atenei della città si riproduca ogni qualvolta sia necessario affermare dei diritti. La Referente per le iniziative a supporto dell’assistenza, dell’integrazione sociale e dei diritti delle persone con disabilità Daniela Bosia si sofferma sul lavoro svolto dal Politecnico perché le persone con disabilità arrivino a vivere una vita appagante e autonoma. In questo senso, la strada battuta è quella dello Universal Design, un servizio nato nel 2000 che si è recentemente ampliato per includere le persone con Dsa. Cecilia Marchisio, Delegata per l’inclusione di studenti e studentesse con disabilità, ritorna sul bisogno di una rivoluzione culturale anche all’interno dell’Università di Torino: “Per questo abbiamo deciso di portare avanti un aggiornamento continuo nei confronti della comunità tramite diversi moduli formativi specifici che siano in linea con la Convenzione Onu per i diritti delle persone con disabilità del 2009”, spiega Marchisio. Perché tutti i servizi fino a ora sono stati costruiti secondo il paradigma precedente: sono da modificare alla luce delle normative più recenti. Non si tratta più di luoghi speciali, secondo Marchisio, ma di progetti personalizzati per tutti. In questo senso, il Disability Pride è un evento di cui c’è molto bisogno per mostrare un’immagine diversa, di cittadini e cittadine e per abbandonare la narrazione pietistica o eroica tradizionale.