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Torino, il corteo degli anarchici per Cospito diventa un assedio

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Non restano che vetri per terra e carcasse dei cestini dati in fiamme, centinaia di scritte sui muri e cartelli stradali sradicati dall’asfalto. A fine giornata, due gli agenti feriti e 160 le persone identificate. Torino si lecca le ferite dopo il corteo anarchico del 4 marzo in solidarietà ad Alfredo Cospito. L’ennesima manifestazione a favore dell’anarchico, in sciopero della fame da oltre 130 giorni, per protestare contro il regime del 41-bis. Questa volta, però, dalla tensione palpabile, che pizzicava l’aria.

L’ondata dei mille giunti da tutta Italia e da diverse parti d’Europa – Grecia, Francia e Germania – non ha voluto saperne. Appuntamento alle 18 in piazza Solferino e giù cori. “Fuori Alfredo dal 41-bis”, “Galere e Cpr non ne vogliamo più”, “Libertà”. I mozziconi di voci qua e là diventano un coro unico che ribolle di rabbia e minacce. C’è chi indossa subito il passamontagna, qualcun altro ascolta i vari interventi contro il governo Meloni.

La giornata

“Se Cospito muore – ha fatto presente Pasquale “Lello” Valitutti, 76 anni, volto anarchico storico – i responsabili saranno giustiziati dagli anarchici. Dobbiamo fargliela pagare a questi vigliacchi e assassini”. Dalla sua carrozzina si erge una chiamata alle armi. Anche perché intanto da Roma il medico personale di Cospito, Andrea Crosignani, fa sapere che le sue condizioni stanno “deteriorando rapidamente”. E così lo sciame di attivisti parte compatto dietro lo striscione “Al fianco di Alfredo, al fianco di chi lotta”.

Pasquale Valitutti, 76 anni, risponde ai microfoni dei giornalisti

La città era blindata: già il giorno prima la Digos della questura di Torino aveva identificato una trentina di anarchici provenienti da fuori Torino. Centinaia di forze dell’ordine, controlli angolo per angolo, tanto che era stato intercettato un carico di spranghe e bombe carta prima del raduno. Una volta che il corteo si è scaldato, la matassa di anarchici parte in quarta: alla sede della banca del Piemonte, i fumogeni hanno annebbiato ogni visuale. I muri degli edifici sverniciati con “Nordio Boia” e “41-bis = tortura”.

In via della Consolata, sale il climax. Gli anarchici lasciano scie di coriandoli di vetro dopo aver frantumato il parabrezza di auto in sosta con un tombino di ghisa. Usano aste dei cartelli stradali come arieti di sfondamento contro i negozi. Appiccano fuochi, lanciano petardi, creano barricate coi cassonetti, imbrattano l’obelisco di piazza Savoia. È una baraonda.

Sampietrini divelti e fiondati ovunque. La manifestazione continua a Porta Palazzo, dove la polizia ha usato idranti e lacrimogeni. Un tentativo di diffrangere l’ondata fallito: ricompattati in Borgo Dora, gli anarchici hanno poi continuato a devastare e cercare lo scontro con la polizia specie fra le vie del Balun e il Serming. Solo dopo le 21, hanno optato per rifugiarsi al Cecchi Point, sede di Radio Blackout. Da quel momento, si è placata la tempesta.

Due agenti feriti e la condanna di Lo Russo

Sono due gli agenti rimasti feriti dai tafferugli: un operatore del reparto mobile di Milano, colpito da una bomba carta a una gamba, e un’altra della scientifica alla mano, lesa da una bottiglia scagliata dagli attivisti. In questura sono finiti 37 manifestanti (poi rilasciati) per i disordini in strada. Inoltre, se ne conteggiano 160 identificati formalmente e altri 200 visivamente.

Il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, ha ringraziato sui suoi canali social le forze dell’ordine e ha commentato la giornata: “Esprimiamo ferma condanna per la violenza e gli inaccettabili atti di vandalismo attuati dagli anarchici e piena vicinanza a chi ha subito danni”. La conta dei danni potrebbe essere di migliaia e migliaia di euro.