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Scontri e tensioni davanti alla sede Rai di Torino

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Proteste e scontri davanti alla sede Rai di Torino, dove ieri pomeriggio, martedì 13 febbraio, un presidio con almeno cinquecento manifestanti ha dato vita a un’ondata di proteste da cui sono scaturiti scontri con le forze dell’ordine asserragliate a difesa dell’ingresso degli studi di via Verdi. Dopo il corteo che sabato 3 febbraio ha attraversato le vie del centro, da Porta Palazzo a piazza Vittorio, una nuova mobilitazione legata al conflitto in Medio Oriente ha coinvolto movimenti pro Palestina, centri sociali e collettivi studenteschi.

Il clima è stato di forte tensione, acuita dagli scontri di ieri mattina a Napoli che hanno causato il ferimento di dieci persone. Anche la protesta di Torino è scaturita dalle diffuse polemiche seguite al comunicato letto in diretta su Rai Uno da Mara Venier con cui l’azienda, per nome dell’ad Roberto Sergio, prendeva le distanze dallo “stop al genocidio” chiesto da Ghali sul palco dell’Ariston durante il Festival di Sanremo.

Un comunicato definito “vergognoso” e sintomo di “una paurosa mancanza di libertà d’espressione” da parte dei manifestanti che si sono ritrovati davanti ai cancelli del palazzo Rai al civico 14 di via Verdi, a metà strada tra Palazzo Nuovo e piazza Castello: ad attenderli una trentina di poliziotti e carabinieri in tenuta antisommossa, schierati a presidio dell’ingresso. Per circa una quarantina di minuti si sono alternati vari rappresentanti delle associazioni coinvolte nell’organizzazione del presidio sottolineando il loro dissenso.

“La Rai – ha detto uno di loro – sta prendendo una deriva da Istituto Luce e in quanto cittadini liberi non possiamo permetterlo. Si taceva davanti alle leggi razziali e oggi tacciamo davanti al genocidio che si compie di fronte ai nostri occhi. Non ce l’abbiamo con le persone che lavorano in Rai ma devono dimostrare di non essere colluse con i loro vertici: chiediamo che sia emesso un comunicato in cui denunciano la velina che è stata letta in diretta nazionale”. E ancora: “Non ci aspettiamo dai media mainstream una reale solidarietà in quanto non si può neppure nominare la parola Palestina a fronte di un racconto risibile delle 28mila vittime, uomini e donne, uccise per mano di Israele, di cui 13mila bambini descritti come trovati morti: così si finisce soltanto per deresponsabilizzare chi, invece, è da considerare l’artefice di atroci crimini di guerra”.

Al termine degli interventi i manifestanti hanno dato vita a un corteo non autorizzato percorrendo via Verdi in direzione di via Sant’Ottavio, riscendendo quindi via Po con in testa lo striscione con su la scritta “Rai complice del genocidio in Palestina” fino alla Cavallerizza Reale, per poi dirigersi nuovamente verso la sede Rai.La distanza tra i due blocchi è diminuita sempre più fino a innescare verso le 18.30 la prima di tre cariche di alleggerimento che hanno portato al ferimento di almeno tre manifestanti, raggiunti dai colpi dei manganelli in testa, sulle mani e su una spalla. Danni e feriti si sono registrati anche tra le forze dell’ordine, con almeno sette agenti rimasti coinvolti negli scontri e uno dei tre blindati posteggiati davanti al cancello della Rai che è stato colpito e fatto ondeggiare più volte.

I presenti sono partiti nuovamente in corteo lungo lo stesso percorso di prima, facendo però irruzione nel McDonald’s davanti al Liceo Gioberti e proseguendo poi in piazza Castello. Qui, illuminato dai fumogeni, il corteo si è chiuso dopo aver intonato per l’ultima volta alcuni dei cori più iconici che da settimane contraddistinguono questo tipo di manifestazioni, come “Free free Palestine” e “Intifada fino alla vittoria”.