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Sciopero Stellantis. Operai, quadri e politici scendono in piazza

Fischietti, grida e striscioni. Sono migliaia le persone partite alle 10 da piazza XVIII dicembre per lo sciopero unitario per il rilancio dello stabilimento Stellantis di Mirafiori promosso da Fiom-Cgil, Fim-Cisl, Uilm, Uglm-metalmeccanici e Aqcf (i «colletti bianchi»). Diversi gli slogan, tra cui “Il rilancio di Torino parte da Mirafiori” e “Dateci il lavoro”. “Vogliamo i nostri soldi”, hanno urlato i dipendenti Delgrosso. “Quattrocento persone sono a casa senza lavoro. Toccherà anche a Mirafiori?”, hanno aizzato i lavoratori Embraco al presidente della Regione Alberto Cirio.

Dalle 9 hanno iniziato a radunarsi sindacati e cittadini in piazza Statuto. In quel momento hanno preso parola i segretari sindacali, che hanno chiesto una nuova vettura e denunciato lo svuotamento dello stabilimento: “I 17 mila dipendenti di Mirafiori si reggono con la produzione”, hanno detto.

Il serpente di partecipanti è poi partito da Corso San Martino. Dietro lo striscione unitario dei sindacati, i segretari generali nazionali e le istituzioni con il gonfalone della Città di Torino. A prendere parte allo sciopero anche le delegazioni delle aziende in crisi Te Connectivity e Delgrosso. Nella parte Fiom-Cgil, uno striscione con la gigantografia del selfie tra Tavares, Cirio e Lo Russo e la frase: “Scegli il Selfie. Con lui o con noi?”.

Nello sciopero, infatti, anche tanta politica con i gonfaloni del Comune e della Regione davanti al corteo. Presenti non solo il presidente della Regione Alberto Cirio e il sindaco Stefano Lo Russo, ma anche Chiara Appendino, Elena Chiorino, Marco Grimaldi, Paola Ambrogio, Roberto Ravello, Alberto Unia, Mino Giachino, Silvio Viale e l’Arcivescovo di Torino Roberto Repole. Secondo la vicepresidente del Movimento 5 Stelle ed ex sindaca di Torino, “Questa manifestazione è fondamentale dopo settimane e mesi di menzogne e prese in giro. Il territorio vuole chiarezza e l’indotto deve lavorare. È qualcosa di dovuto, la città lo merita”. Appendino ha poi aggiunto: “Tavares continua a girare intorno a un nodo: dove vogliono produrre? L’Italia ha dato non poco a Stellantis. Ora è il momento che questa faccia altrettanto. Ci sono filiere e persone che vivono di questo”. Il suo messaggio è rivolto anche al Governo, “che deve pretendere che l’azienda investa”.

È risuonato forte il grido di alcuni lavoratori e alcune lavoratrici: “Vogliamo lavorare! Delgrosso ridacci i nostri soldi!” . Il tutto mentre il presidente della Regione Alberto Cirio e l’assessora regionale al Lavoro, Elena Chiorino, si confrontavano con una delegazione sindacale dell’azienda Lear. Anche i loro e le loro dipendenti hanno incalzato Cirio: “È da prima di Natale che non la vediamo. Perché non ci state aiutando?”, che ha risposto: “Stiamo affrontando la questione a Roma, è complesso. Verrò in fabbrica”.

“Occorre che governo e azienda si rimettano a un tavolo con un clima più positivo. Questa è la ragione per cui la città è qui oggi, dobbiamo discutere su cosa le parti possano mettere i campo. È un delitto per la storia di Torino pensarla senza Mirafiori” ha dichiarato il sindaco Lo Russo prima di incontrare i lavoratori della Delgrosso.

Dal palco di piazza Castello è stata sollecitata la partecipazione alla manifestazione: “Torino sveglia, non è solo un problema dell’automotive, ma per tutta la città!”. Hanno quindi iniziato a prendere parola i segretari nazionali delle sigle sindacali, prima con il segretario generale Uilm Rocco Palombella, poi con Fabio Di Gioia (delegato Fiom), Sara Rinaudo (vicesegretaria generale Fismic Confsal), Mimmo Ciano (delegato Fim), Michele De Palma (segretario generale Fiom), Fabrizio Amante (responsabile territoriale dell’area metropolitana torinese per Aqcf), Antonio Giovanni Spera (segretario generale Uglm) e Ferdinando Iuliano (segretario generale Fim).

“Si tratta di uno sciopero unitario, perché sappiamo bene che oggi più che mai è fondamentale essere realmente uniti e determinati nel difendere i nostri diritti e il nostro settore”, ha dichiarato Sara Rinaudo. “I riflettori sono puntati su di noi che scendiamo in piazza uniti per lanciare un grido di allarme insieme a proposte concrete per salvaguardare il lavoro e le persone – ha continuato -. Questo sciopero non è solo per Mirafiori Stellantis, ma per tutto il comparto dell’automotive e per l’intera economia di Torino. Siamo in piazza con orgoglio, consapevoli di far parte di un sistema interconnesso: se il cuore dell’automotive soffre, ne risentono tutti i settori. I ristoranti restano vuoti, i negozi chiudono e i giovani lasciano la città in cerca di opportunità altrove. Non possiamo permettere che ciò accada. Dobbiamo essere la voce di chi non può parlare e dobbiamo farci sentire con determinazione. Oggi è il giorno in cui lavoratori, giovani, artisti, istituzioni regionali e cittadini si uniscono in un solo cuore che batte all’unisono e una sola voce che riecheggia talmente forte e imponente da arrivare direttamente a Roma e all’Europa”.

Il segretario nazionale di Aqcfr Umberto Damiano ha aggiunto: “La sensazione di tornare in piazza è bellissima. È una manifestazione sentita e partecipata in maniera numerosa anche da noi. Siamo tornati in piazza dopo aver preso coscienza che è indispensabile essere qui a rappresentare i colletti bianchi, affinché l’economia riparta da Torino”. E la sensazione denunciata dalla candidata alle regionali Gianna Pentenero è quella di un “Governo che abbandona il territorio”.

Palombella ha chiesto la riapertura del sito di Grugliasco e certezze da Stellantis e dal governo italiano: “Senza risposte, Torino farà partire una nuova mobilitazione – ha dichiarato -. Tavares ha deciso di convocarci, ma invece di annunciarci nuovi modelli ha voluto sapere da noi quali fossero i problemi. Non ci ha dato risposte concrete. Anziché di minacciare di chiudere stabilimenti, se arriveranno i cinesi faccia una scelta chiara: riapra Grugliasco e riporti qui le produzioni. Chiudere quello stabilimento è stato un suicidio”. Poi l’attacco all’azienda: “Gli stabilimenti sono irriconoscibili: manca la manutenzione e la pulizia, c’è solo cassa integrazione. Torino sta pagando un costo insopportabile e ingeneroso. Chiamano i modelli con nomi italiani e li producono fuori, li facciano qui”.

“La sfilata elettorale di Cirio è stata subito riconosciuta per quella che è: mera campagna elettorale, non condivisa da lavoratori e lavoratrici che lo hanno immediatamente fermato per ricordargli tutte le promesse non mantenute. Le 12mila persone che erano in piazza oggi invece lanciano un messaggio chiaro alle istituzioni e a Stellantis. Torino vuole risposte chiare, Mirafiori merita un futuro chiaro e che vada verso la transizione ecologica – così Alice Ravinale, capogruppo a Torino di Sinistra Ecologista, e Marco Grimaldi, deputato Avs – Siamo qui per rivendicare i diritti di lavoratori e lavoratrici che da troppo tempo sono stati messi da parte. Lo avevamo fatto con la Marcia Clima Lavoro di febbraio, lo abbiamo ricordato oggi in questa giornata di sciopero, lo faremo ancora nelle settimane a venire perché a giugno non si vota solo per la Regione o le Europee ma per che tipo di visione si vuole nell’automotive torinese e in Italia”.

Ancora dal palco di piazza Castello, Michele De Palma ha ribadito che serve un tavolo a Palazzo Chigi per il rilancio di Mirafiori: “A Tavares e al governo dico: i lavoratori non sono ostaggio delle vostre beghe giornalistiche, sono il pilastro senza cui non c’è democrazia. Vogliamo contrattare nella transizione ecologica, superando veti incrociati. Fermatevi, noi la discussione la vogliamo a Palazzo Chigi e vogliamo rilancio dell’auto nel nostro Paese. Serve un raddoppiamento dei fondi per l’automotive”. Su questo insiste anche Antonio Giovanni Spera, segretario generale Uglm “Serve un rilancio di tutto il settore dell’automotive. A Torino c’è un momento di rilancio del rapporto tra sindacati e istituzioni. Con gli altri sindacati cercheremo di portare su tutti gli altri territori italiani lo stesso esempio, per il bene dei lavoratori e automotive. Mirafiori ripartirà con gli incentivi. Ma intanto servono risposte importanti per tutto il Paese, anche perché l’automotive è il primo settore per le produzioni metalmeccaniche. Quando si ferma l’automotive, si ferma l’Italia”.