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Le Università si sfidano su droni intelligenti. Il Politecnico di Torino c’è

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“Stiamo per fare un test di volo, proprio lì. Adesso proveremo a decollare”. Luigi Mascolo, ingegnere aerospaziale, è uno dei componenti del DRAFT – DRones Autonomous Flight Team, la squadra del Politecnico di Torino che partecipa al Leonardo drone contest. Una sfida tra droni con sistemi di intelligenza artificiale, costruiti e programmati da studenti universitari. Il 10 e 11 giugno il team ha avuto accesso alle sale della sede torinese di Leonardo per le ultime prove prima della competizione, che avrà luogo a settembre. L’edificio di volo simula una città, con strade ed edifici a grandezza ridotta: elementi con cui il drone deve imparare ad interagire. Il drone del DRAFT si alza, sta in aria qualche secondo e poi atterra.

Il Leonardo drone contest

La competizione organizzata da Leonardo è iniziata nel 2019 e prevede tre prove in tre anni. L’iniziativa si lega all’investimento di Leonardo su sei dottorandi, uno per ciascuna Università partecipante. Ma accanto ad ognuno, c’è un’intera squadra che lavora. Lo scorso anno il team vincitore è stato quello del Politecnico di Milano. Partecipano le Università di Bologna, Roma Tor Vegata, Federico II di Napoli e Scuola Sant’Anna di Pisa. L’obiettivo è approfondire la ricerca sull’intelligenza artificiale applicata a sistemi senza pilota e incentivare la collaborazione tra atenei e imprese del settore. 

“La difficoltà delle prove aumenta ogni anno” spiega Marco Arrobbio, ingegnere di Leonardo che gestisce le fasi del contest. Nella prima sfida, i droni dovevano mappare l’ambiente circostante, con i suoi ostacoli, per capire come comportarsi. Quest’anno alcuni sensori con codici visibili si muoveranno in modo casuale a terra e i droni, già in volo, li inquadreranno: riceveranno in quel momento le indicazioni sulla missione da portare a termine. “I droni si muovono con software autonomi, prendono decisioni in base a quello che vedono attorno a sé” specifica Arrobbio. Non sono guidati da un pilota in carne ed ossa, ma tutti i loro movimenti sono gestiti da algoritmi: lettere e numeri scritti dagli studenti, che li rendono capaci di decidere come muoversi davanti agli ostacoli . “Ogni squadra lavora in modo indipendente e autonomo, ma la mission è la stessa per tutti”.

Per gli studenti di Torino, la competizione è un gioco di squadra. Due anni fa, il loro drone era un bullone: “Lo abbiamo realizzato tutto in casa” racconta Luigi Mascolo. DRAFT non si impegna solamente per il drone contest: sono diversi i progetti per lo sviluppo di tecnologie innovative. Una delle ricerche più recenti si concentra su un nuovo sistema di controllo delle pale dei droni con soli due rotori, simili ad Ingenuity, l’elicottero che ha accompagnato Perseverance su Marte. “Nel team siamo 80 studenti provenienti da quindici corsi di laurea”. Presenti all’appello anche ingegneria biomedica, design e architettura:  “Trattiamo tecnologie nuove e crediamo che la diversità sia il combustibile dell’innovazione tecnologica a tutti i livelli” spiega Mascolo. 

Le competenze, nelle Università, sono alte. Una conferma arriva anche da Giuseppe Santangelo, fondatore di Skypersonic, azienda statunitense che produce droni per le ispezioni industriali e che negli ultimi mesi sta investendo su Torino, in collaborazione anche con Leonardo. La competenza sul territorio è stato uno degli elementi che ha orientato la scelta. “I laureati in Università italiane sono estremamente brillanti. Sul territorio ci sono professionisti molto in gamba e giovani”.