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Torino su Marte con Perseverance per cercare vita sul pianeta rosso

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Anche Torino cerca la vita su Marte.

La fame di spazio si concretizza nell’ atterraggio del rover Perserverance. Tocca la terra rossa giovedì 18 febbraio, poco prima delle dieci di sera, dopo aver viaggiato per 203 giorni coprendo una distanza di 470 milioni di chilometri. Una missione che regge anche sull’esperienza dell’ingegneria aerospaziale italiana. “Perseverance è la prima tappa di Mars Sample Return, progetto composto da tre fasi, e la tecnologia di Thales Alenia Space sta lavorando per la missione che vede ora protagonista Perseverance” racconta Andrea Allasio, Responsabile dei Programmi di Esplorazione Robotica e Program Manager di ExoMars 2022.

Sette mesi di viaggio che si concludono con “sette minuti di terrore”: così la Nasa ha battezzato l’atterraggio su Marte, che rimane una delle sfide più difficili all’interno del nostro sistema solare. I dati raccontano l’incertezza: solo il 40% dei tentativi di atterraggio su Marte è riuscito. L’atmosfera marziana infatti è più rarefatta di quella terrestre, lo scudo termico di Perseverance ha raggiunto i 1300 gradi centigradi. Sette minuti per rallentare, passare da 20 mila chilometri orari a zero. Un’acrobazia elegante. Un tuffo ammortizzato dal paracadute. L’argano infatti ha appoggiato Perseverance per poi sganciare i fili e allontanarsi dal punto di contatto per non interferire con le sue attività. L’ha lasciato lì nel deserto rosso inaugurando il progetto Mars Sample Return. Una staffetta di missioni. “E’ un programma che vede la collaborazione fra NASA e ESA: la prima fase è americana, la seconda vedrà la cooperazione di Stati Uniti e Europa, la terza sarà invece interamente dell’Agenzia Spaziale Europea. Un progetto di 11 anni. L’obiettivo: raccogliere, per la prima volta nella storia campioni di roccia e polvere sulla superficie di Marte. Campioni che verranno poi analizzati sulla Terra”, spiega Andrea Allasio.

La zona di indagine scelta è un cratere largo quasi 50 chilometri, sul lato occidentale della pianura Isidis Planitis: Jezero. “Lago” in diverse lingue slave. Un ambiente che forse poteva assomigliare a quello terrestre. Le ultime ricerche avevano infatti ipotizzato la presenza di un corso d’acqua, che sarebbe sfociato nel cratere portando con sé sedimenti e minerali. Il cocktail  perfetto per alimentare microbi, forse, altre forme di vita più evolute. Gli ingredienti base della vita, è quello che cerca Perseverance: molecole composte da carbonio, idrogeno, le tracce di un’esistenza appartenuta al pianeta rosso. Non solo, il rover cercherà di produrre ossigeno direttamente su Marte: esperimento chiave per i futuri viaggi interplanetari. Ingenuity, lo accompagnerà nella missione. Il drone, per la prima volta volerà sulla superficie marziana, sfidando l’atmosfera sottile del pianeta. 

Non è il primo rover ad approdare su Marte, nel 2012 Curiosity aveva già assaggiato la terra marziana, Sojourner nel 1997 battezzava il pianeta atterrando sull’ Ares Vallis. Ma Perseverance farà qualcosa di mai tentato prima. Il rover ha con sè 43 provette di titanio, un piccolo magazzino per conservare i campioni che raccoglierà sul pianeta. Per perforare le rocce marziane utilizzerà il trapano collocato sul braccio robotico, ogni provetta sarà immagazzinata e fotografata. Riportare i campioni sulla terra è la sfida di Mars Sample Return, una sfida che vede in prima linea la Thales Alenia Space. “Una volta immagazzinati i campioni, giungeranno sul suolo marziano il Sample Fetch Rover, al quale stiamo lavorando, e il Mars Ascent Vehicle. Il rover raccoglierà i campioni di Perseverance per trasferirli al MAV, il mini razzo che li lancerà  nell’orbita di Marte”. Qui entra in gioco ERO, elemento chiave della missione, figlio della Thales Alenia Space. “Verrà lanciata nel 2026, per localizzare e catturare i campioni. Dopo averli sigillati ERO lascerà l’orbita per iniziare il suo viaggio di ritorno”. Un ingranaggio del sistema sofisticato per rendere possibile il ritorno entro i confini terrestri. “La sonda Earth Return Orbiter è infatti composta da due moduli: il Return Module, il modulo di ritorno, e l’Orbit Inserion Module, il modulo di inserzione in orbita marziana. Compito del Return Module catturare i campioni marziani in orbita, isolarli e consegnarli alla Terra. OIM è invece l’elemento aggiuntivo che abilita la propulsione chimica per l’inserimento del veicolo spaziale nell’orbita di Marte. E’ fondamentale per ridurre la velocità  del veicolo, permettendo così  alla gravità marziana di catturare ERO inserendolo in un’orbita stabile. Una volta inserito l’OIM  verrà rilasciato dal Return Module, e la manovra permetterà di perdere massa in vista del ritorno sulla Terra”, sottolinea Andrea Allasio.

Anche Leonardo è ampiamente coinvolto nella missione, “sta infatti studiando e progettando i due bracci robotici che raccoglieranno i campioni marziani, un procedimento complesso e non esente da complicazioni, banalmente i campioni potrebbero essere sporchi di polvere.”

Un ruolo cruciale quello di Thales Alenia Space, che da anni guarda a Marte, “abbiamo un’esperienza ventennale alle spalle. Si pensi a Mars Express, la prima missione marziana europea. L’Italia ha avuto responsabilità nelle attività di assemblaggio, integrazione e prove del satellite per lo sviluppo del radar altimetro Marsis”. Era giugno del 2003 e veniva scoperta l’acqua su Marte intrappola all’interno di strati ghiacciati. “Centrale ExoMars. Noi, i responsabili dell’intera progettazione delle due missioni. Il TGO, Trace gas Orbiter, era stato realizzato per la fase del 2016, per l’analizzare i gas atmosferici e la mappare le loro fonti. Per la missione del 2022, la seconda fase di ExoMars, ci stiamo occupando dello sviluppo del sistema di navigazione e guida del Sistema Rover, inclusa la sua integrazione e la realizzazione del laboratorio analitico”, conclude Andrea Allasio. Tecnologie che giocano un ruolo attivo già nella prima fase di Mars Sample Return. Mars Express ha infatti tenuto d’occhio la destinazione di Perseverance, Jezero. L’orbiter TGO ha fornito i dati 4 ore dopo il landing, e sarà suo compito fotografare il  rover nelle settimane successive. 

Il 2030, il limite terrestre per un cambio di rotta verso un mondo più ecologico, vista dallo spazio, è solo l’inizio di un progetto sognato da millenni. Con gli occhi incollati al cielo e la perseveranza nelle ossa, quella che ha dato il nome al rover, appunto Perseverance. 

Stasera alle 20, secondo il fuso orario la Nasa condividerà il primo video di Marte. Un altro mondo quello che spiamo attraverso le telecamere di Perseverance. Ora il rover viaggia solo nel deserto rosso per rispondere alla grande domanda: c’è mai stata vita su Marte?