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“La signorina Nessuno” presentato al Salone il libro di poesie di Giorgia Soleri

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“Non penso che le dirò che mi ha salvato la vita, però che me l’ha cambiata sì”, si sente già dalla serpentina, lunghissima, fatta di quasi solo ragazze. Si preparano cosa dire – hanno paura che poi l’emozione le tradisca – mentre aspettano di entrare a vedere Giorgia Soleri, modella, influencer e soprattutto attivista per la sensibilizzazione di patologie come endometriosi e vulvodinia, da cui lei stessa è affetta.

Soleri oggi, sabato 21 maggio, ha presentato al Salone del libro di Torino la sua raccolta di poesie, “La signorina Nessuno”. Prima di iniziare, c’è un avvertimento – un trigger warning – gli argomenti sono delicati e le parole possono risvegliare traumi in chi legge: “Avevo un’urgenza comunicativa, dovevo mettere il mio dolore nero su bianco”. Una sofferenza cronica, che per Soleri è rimasta senza un nome per undici anni: “So quanto è difficile guardare il proprio dolore in faccia, ma poi quando ci riesci fa meno paura. Poterlo leggere e scrivere disinnesca una bomba”. 

Se la sua bomba si è disinnescata, però, un’altra, atomica, è deflagrata: è grazie anche all’attivismo social di Soleri – che da anni si racconta – se in Italia si parla di patologie femminili, dimenticate dal Sistema sanitario nazionale e pochissimo conosciute dagli stessi medici. “Io ho scoperto di avere la vulvodinia prima della diagnosi grazie a te” dice una ragazza quando si aprono le domande dal pubblico. Un’altra ha la voce commossa mentre dice che loro due hanno in comune anche la scrittura, non solo il dolore. Le legge una poesia e la luce si accende su di lei. Non è un caso che metà dell’incontro sia dedicata al pubblico: “Intorno a me si è formata una rete di persone che non condivide niente se non il dolore – racconta Soleri – Posso chiudere gli occhi e lasciarmi cadere all’indietro. La liberazione passa attraverso i legami”. 

Liberazione è una parola chiave per descrivere “La signorina Nessuno”, ma anche il percorso della poeta, che per undici anni ha sofferto senza sapere, e poi si è ritrovata a raccontarlo senza essere capita. “Per citare il femminismo degli anni Settanta, il personale è politico. I nostri corpi sono politici. Scegliere di condividere il dolore è un atto politico”. Tanto politico, che Soleri si è anche fatta testimonial alla Camera per un progetto di legge sul riconoscimento della vulvodinia dal Servizio sanitario nazionale. La testimonianza del dolore, però, sottolinea: “non va capita, va solo accolta”.

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