Fine aprile. Davanti a piogge scarse e una carenza d’acqua sostanziale, si stanno spalancando le porte della seconda estate consecutiva in stato di siccità. La Regione Piemonte prova a correre ai ripari, anche perché ormai si stanno palesando le tante criticità come fiumi decurtati e colture misurate. Ne dà conto venerdì 21 aprile in una giunta straordinaria dedicata al tema siccità a cui ha partecipato anche il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto, che esordisce riconoscendo al Piemonte la maglia di “situazione più grave” per deficit nelle precipitazioni su tutto il territorio nazionale. Passando poi a tastare con mano tutto ciò che sta passando dal tavolo del ministero: Pnrr, invasi e decarbonizzazione. Intanto però il razionamento della risorsa idrica potrebbe diventare realtà in diverse parti del territorio piemontese.
Rischio razionamenti nel Nord Est della regione
In una quarantina di comuni a cavallo fra novarese e Verbano, “province fra le più colpite dalla siccità a livello nazionale” spiega l’assessore all’Energia della Regione Piemonte, Matteo Marnati, non viene esclusa la possibilità di un razionamento di acqua nei prossimi mesi. Saranno i sindaci a esprimersi sulla facoltà di chiudere i rubinetti dell’acqua proveniente dagli acquedotti. Grazie a “un’ordinanza-tipo concordata con le prefetture” come leva amministrativa, continua Marnati, e sempre basandosi sul “volume delle cisterne”, i primi cittadini decideranno le misure più idonee da mettere in campo.
Fra queste, il divieto d’impiego della risorsa per usi non essenziali come lavare l’auto, irrigare i giardini e riempire le piscine. Un primo cerotto in ottica preventiva, sebbene in cantiere ci sia anche la ricerca di “soluzioni alternative”, conclude Marnati, figura che rappresenterà la Regione nel prossimo organismo che il governo dovrebbe convocare con la cabina di regia per gestire l’emergenza siccità a livello nazionale. Cabina di regia che verrà presieduta dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini.
Fondi per tamponare l’emergenza
Il nodo siccità è ormai radicato in Piemonte. E continua ad esser gestito come un’emergenza. Vuoi per assenza di strategie strutturali, vuoi per un riscaldamento globale che galoppa a ritmi indecifrabili. Oppure perché, come sottolinea il ministro Pichetto, “negli ultimi 50 anni, non sono più state fatte mosse di ammodernamento del sistema idrico e irriguo”. Sia quel che sia, a questo giro viene fuori un tampone economico che passa sia dall’aggiornamento del Piano di Tutela delle Acque (“Sono passati quattordici anni dall’ultimo piano di gestione delle acque”, lo saluta così il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio) sia da 56 progetti di riqualificazione dei bacini fluviali per un valore complessivo di 12 milioni di euro. A questi potrebbero aggiungersene altri 3 milioni con un bando in programma a maggio, mese in cui ce ne sarà un altro ad hoc risalente ai fondi europei Fesr per gestire la siccità, annesso e connesso ai cambiamenti climatici e le catastrofi naturali da 22 milioni di euro.
Ma non è tutto: dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) arrivano poi 145 milioni di euro per progetti come l’invaso della Serra degli Ulivi e l’acquedotto della Valle d’Orco. Senza dimenticare i 171 milioni di euro stanziati per prevenire le perdite idriche – anche se la Regione aveva stimato 193 milioni di euro d’interventi -, che finiranno in mano ai gestori degli acquedotti come Smat, Acqua Novara e altri. Di finanziamenti quindi ne piovono eccome per placare la sete di un Piemonte ancora boccheggiante. Tale da scatenare una dura presa di posizione con l’Associazione irrigua Est Sesia sul regolamento di distribuzione dell’acqua tra Novara e Lomellina e sperare in gesti solidali da Valle d’Aosta e Svizzera. Al momento “per il 2023, abbiamo presentato un piano da 10 milioni di euro in interventi non strutturali, ma vitali per affrontare l’emergenza”, spiega Cirio. Già nell’estate 2022, di fronte all’emergenza siccità, il governo aveva stanziato 7 milioni e 600mila euro alla Regione, indirizzati in autobotti e bypass.
Pichetto: “Razionalizzare gli enti gestori”
Il ministro dell’Ambiente non si tira indietro. E avanza idee e considerazioni sullo stato dell’arte della siccità piemontese. “In Italia abbiamo una dispersione negli acquedotti che raggiunge il 40% – dice – Un livello esagerato dovuto anche alla presenza di troppi enti gestori, 2.391 in tutto. Dobbiamo razionalizzare questo numero e investire su nuove tecnologie di ripartizione dell’acqua che molti piccoli gestori non riescono però ancora a supportare”. Per questo, parla anche di “un cambio di mentalità”, tuttora ferma a quarant’anni fa quando però c’era abbondanza d’acqua.
Un’abbondanza oggi sfumata. Quindi sono più necessarie che mai infrastrutture di raccolta e salvaguardia della risorsa idrica. A partire dagli invasi: “In Italia riusciamo a raccogliere poco più del 10% di acqua piovana, mentre in Spagna oltre il 35% – fa presente Pichetto – Serve una politica sul tema che tenga conto di piccoli e grandi invasi”. Ma non è tutto, poiché nei bacini c’è ancora grossa difficoltà nello svuotamento dal fango che via via ne riduce la capienza. “Non sappiamo come vuotarle – sottolinea il ministro – perché la melma viene equiparata a un rifiuto che non si è ben capito come stoccare e poi smalire. Nel decreto Pnrr ho inserito una norma che ne ribalta l’idea”. Un primo decreto ministeriale, a cui ne servirebbero “altri due o tre” per l’effettiva realizzazione.
Infine, un appunto sulla sfida decarbonizzazione: “l’obiettivo che il Paese dovrà raggiungere entro il 2050”, commenta Pichetto. Un percorso d’abbattimento delle emissioni che passa “dall’autoveicolo”, instradato nella via dell’elettrico. Tuttavia, “non ammetto che sia la scelta di qualcun altro” a imporlo, ovverosia l’Unione europea.
I dati sulla siccità
La persistente fase di siccità sta avendo pesanti conseguenze sul sistema idrologico. Richiamando i datArpa, a marzo il deficit sul bacino del Sesia è stato dell’85% e su quello del Tanaro del 73%. Il riscaldamento precoce, poi, ha fatto il resto. A quota 2000 metri, nel cuneese, la neve è già completamente esaurita e le tendenze meteo per il futuro non sono affatto rassicuranti. Si accorcia sempre di più la possibilità di avere le piogge primaverili prima della fisiologica secca estiva. “Il Piemonte è la regione italiana con il maggior deficit di pioggia rispetto al passato. La poca pioggia di queste ore non ha consentito nessun recupero”, ha sottolineato il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio. Una situazione causata della persistenza di un trend sfavorevole rende costante la condizione di “ombra pluviometrica” sul nostro territorio. Le perturbazioni non entrano in modo incisivo nel Mediterraneo, data la posizione ingombrante della fascia anticiclonica subtropicale che sottrae spazio allo sviluppo delle saccature. Lo scirocco, che è la corrente che più di tutte può garantire precipitazioni corpose verso il Piemonte, non si vede più da tre anni e mezzo.