La testata del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino

Siccità, Smat punta su invasi e digitalizzazione della rete

condividi

Sono giornate dense, queste che accompagnano la giornata mondiale dell’acqua del 2023. Di fronte a fiumi in affanno e terreni a secco, ieri Palazzo Chigi ha spinto per la definizione di una cabina di regia per “accelerare e coordinare interventi infrastrutturali di medio e lungo periodo”. Mentre a breve termine la palla sarà in mano a un commissario, incaricato fino al 31 dicembre 2023 con possibilità di rinnovo e dal “perimetro molto circostanziato di competenze”.

Tuttavia, soltanto due giorni fa ci sono state due docce gelate che fotografano una febbre cronica mondiale. La prima è la sintesi del sesto rapporto del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici dell’Onu, pagine che hanno richiamato al contenimento del riscaldamento globale entro la soglia del +1,5 gradi con tagli decisi e rapidi delle emissioni di gas a effetto serra. La seconda porta la firma Joint Research Center della Commissione Ue, per cui gli effetti della siccità “sono visibili” e “sollevano preoccupazioni per l’approvvigionamento idrico” tanto in Francia e Spagna quanto in Italia settentrionale.

Sguardo al Piemonte

È da due anni ormai che il Piemonte patisce questo periodo secco, anomalo e instancabile. Con temperature sballate e poche piogge abbondanti all’orizzonte, anche il presidente di Smat, Paolo Romano, sembra perdere le speranze: “Se continua così, l’estate del 2023 sarà peggiore della scorsa, rischia di essere da Protezione civile”. Con interventi che andrebbero oltre i 19 comuni sparsi sul territorio già riforniti da autobotti, incentrandosi soprattutto nelle zone montane.

Un commento, questo di Romano, espresso al convegno “Acqua in un clima che cambia” di martedì 21 marzo, che ha poi allungato con cinico realismo alla domanda sulle previsioni future: “Non abbiamo la sfera di cristallo”. Per Luca Mercalli, presidente Società meteorologica italiana, “c’è ancora la carta delle piogge di metà aprile e maggio da giocare, ma se non si concretizzassero, saremo di fronte a uno scenario mai visto prima, poiché è la peggiore siccità di sempre”.

Tecnologie, una priorità

Insomma, servono strategie da mettere in moto e mosse chirurgiche sugli impianti infrastrutturali per salvare ogni metro cubo d’acqua. Non solo perché, come ha spiegato Armando Quazzo, amministratore delegato di Smat, sul Nord Ovest si evidenzia un buco di perturbazioni. Ma anche per un motivo più pratico: l’oro blu necessario per dissetare la popolazione è il 10-15% della risorsa disponibile, il 70-75% è per l’irrigazione dei campi e il resto viene usato nell’industria.

C’è quindi molta attenzione per il comparto agricolo. A questo punto, si scoperchia il fronte invasi: da quello in Valle di Lanzo a uso plurimo – idropotabile, idroelettrico e irriguo – al recupero del progetto di Tournon, che darà luce a un acquedotto sulla scia di quelli della Val di Susa (da poco in pieno regime) e Valle Orco (ancora in fase di realizzazione). E gli ipotetici nuovi invasi? “Nei nostri territori sono sui tavoli da anni – commenta Loredana Devietti Goggia, presidente dell’Ato3 di Torino – Ora serve accelerare”.

Riduzione delle perdite

Certo, “l’acqua persa dalle condotte ritorna direttamente in falda”, spiega Smat che per l’acqua potabile pesca a circa 130-140 metri. Ecco perché un altro grattacapo è la necessità di ridurre il volume delle perdite. A detta del direttore generale Smat, Marco Acri, l’80% di esse si rintraccia nel 20% della rete. Se la media nazionale si attestano attorno al 40,7%, in Piemonte se ne contano un 32,2%. Cifra che però al suo interno racchiude una certa varietà: Torino segna un 22%, così come Ivrea e Vinovo oscillano fra il 20 e il 25%, ma altri comuni sforano il 30%.

A partire da questi numeri diventano inevitabili monitoraggi, rilevazione di dati aggiornati, migliorie infrastrutturali e programmi di digitalizzazione della gestione degli acquedotti. In quest’ultimo caso, il programma in sinergia tra Ato3 e Smat gode di 50 milioni di euro finanziati coi fondi Pnrr. Implementato entro il 2025, toccherà tutti gli oltre 12mila chilometri di rete di adduzione e distribuzione di Smat.

Sul punto perdite, dal report dell’Istat ha rilevato che sono ingenti in tutta Italia: nelle reti comunali di distribuzione è pari al 42,2%, ossia 3,4 miliardi di metri cubi. Quantitativo equivalente a 157 litri al giorno per abitante. Per il 2020 i valori più alti si registrano in Sicilia (52,5%) e Sardegna (51,53%), i più contenuti nel distretto del fiume Po (31,8%). Un Paese frammentato nell’organizzazione e nei prelievi, nella morsa di un piano tariffario fermo da anni e, soprattutto, ancora capofila in Europa per consumi.

Durante il convegno, tra l’altro, è stata raccontata anche un’altra esperienza di ciclo virtuoso dell’acqua, ossia il progetto pilota Ue City Waters Circles. Di stampo urbano, ha previsto la riqualificazione del tetto dell’ostello torinese Open 011 con la creazione di un giardino pensile e una serra aeroponica. In procinto di installare un pannello fotovoltaico, la tecnologia alimenta tramite un sistema di nebulizzazione che usa l’acqua piovana per creare un sistema circolare di riuso idrico.