Siccità, Piemonte a secco. Legambiente e Arpa alzano la voce

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Dalle Alpi fino al Po, il caldo stagionale anomalo e la carenza di precipitazioni portano con sé gravi conseguenze. L’emergenza siccità è sotto gli occhi di tutti: la sete del fiume più lungo d’Italia, i torrenti montani diventati rigagnoli e le nevi ad alta quota già dimezzate. A lanciare l’allarme è Legambiente che segnala come “sull’arco alpino c’è il 53% in meno di neve” e il bacino del Po segna un deficit del 61%.

“Situazione critica”

Poca neve e, di conseguenza, acqua col contagocce. Una situazione, quella idrogeologica del Piemonte, “davvero critica”, ha commentato Secondo Barbero, neo-direttore generale di Arpa Piemonte al tavolo irriguo della Regione, lo scorso 20 febbraio. “Negli ultimi dodici mesi la portata dei deflussi del Po ha registrato meno 66% – ha spiegato Barbero – Le falde acquifere sono prossime ai minimi. Gennaio è stato un mese praticamente senza precipitazioni e la pioggia caduta nel 2022 ha chiuso l’annata con un -41% rispetto allo storico”. Insomma, una carenza di oro blu cronica, che si lega anche alle temperature scombussolate che nel 2022 hanno battuto ogni record: “Dai nostri dati abbiamo registrato 2,3 gradi centigradi – ha continuato Barbero – L’andamento dell’aumento di temperature in realtà è costante: già nel febbraio 2022 il periodo era secco e al di fuori da ogni valore medio”.

Migliorano le temperature del prossimo marzo

Marzo è alle porte e filtra un po’ d’ottimismo per le precipitazioni previste. “Le perturbazioni più umide attese dall’Atlantico già dal prossimo lunedì sono positive – ha detto Christian Ronchi, meteorologo di Arpa Piemonte – La caduta di circa 50 millimetri di acqua in tutta la Regione potrebbe farci recuperare almeno un po’”. Ma i modelli meteo non sono concordi nel delineare un peggioramento sostanziale.

Il settore agricolo

La siccità tocca sì una vasta gamma di snodi ambientali, ma anche il mondo agricolo. Ad alzare la voce per prima è Coldiretti che stima un buco di 6 miliardi di euro dai raccolti italiani: “Nel 2023 verranno coltivati quasi 8mila ettari di riso in meno – ha rilevato l’organizzazione – per un totale di appena 211mila ettari, ai minimi da trent’anni”. Per questo, dal tavolo del 20 febbraio sono emerse proposte di cambiamento della legge regionale in materia. Su tutte, quelle avanzate dal senatore della Lega – Salvini Premier Giorgio Maria Bergesio di creare un piano d’invasi condiviso, e dalla Cia Piemonte di condensare i consorzi di bonifica della Regione.

Il programma del Piemonte

Nel frattempo, il Piemonte nei prossimi anni potrà contare su un programma d’investimenti per l’irrigazione agricola e la bonifica dei suoi territori. Nel budget di 55 milioni di euro previsto dal Complemento di sviluppo rurale per il quadriennio 2023-2027 c’è una divisione dei fondi ben precisa: 21 milioni di euro andranno alle risaie per rimpinguare l’accumulo stagionale di acqua; 12 finiranno in conto capitale per migliorie infrastrutturali, altrettanti ai consorzi per rafforzare gli impianti irrigui esistenti e crearne di ulteriori. E gli stessi consorzi beneficieranno di altri 10 milioni di euro da investire in infrastrutture attente all’ecosostenibilità. Insomma, interventi volti a razionare l’acqua e puntare al suo stoccaggio. Scelte dettate “dall’attuale situazione climatica che impone al comparto agricolo di ottimizzare l’uso della risorsa idrica”, come ha rimarcato l’assessore all’agricoltura della Regione Piemonte, Marco Protopapa.