La testata del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino

Vivere a Torino conviene?

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Torino si conferma la città italiana più conveniente in cui vivere in affitto. A fronte del calo costante e generalizzato dei canoni di locazione registrato in tutta Europa nel corso del 2023 (cresciuti del +5.8%, l’aumento minore da inizio anno), nel capoluogo piemontese i prezzi degli immobili sono rimasti concorrenziali. Sotto la Mole un appartamento fino a tre stanze costa in media 900€ al mese, -10% rispetto al 2022 e ben distante dai 1600€ registrati a Firenze, la seconda città italiana più economica. Il prezzo medio di una stanza privata si attesta sui 520€ mentre per un monolocale il prezzo non supera i 720€, esattamente il costo di una camera a Milano.

È quanto emerge dall’International Rent Index per il quarto trimestre del 2023 realizzato da HousingAnywhere, la più grande piattaforma europea di affitti a medio termine, che ha monitorato gli andamenti dei prezzi in 23 grandi città di cui le più care risultano essere Monaco (1.570€ per un monolocale) e Amsterdam (2.200€ per un appartamento, 940€ per una stanza).

Prezzi in calo ma non in Italia

“L’aumento dei prezzi degli affitti registrato nell’ultimo trimestre è il più basso dal 2021, segno di uno sviluppo positivo dell’accessibilità abitativa in tutta Europa – ha dichiarato Djordy Seelmann, amministratore delegato di HousingAnywhere -, ma per proseguire con questo trend sarà fondamentale affrontare le sfide legate alla disponibilità di abitazioni nelle destinazioni più ricercate in Europa durante tutto il 2024″. A ben guardare, tuttavia, l’aumento dei prezzi al di sotto degli standard sembra non riguardare in egual misura tutte e quattro le città italiane coinvolte nell’indagine: detto di Torino, confermatasi città “conveniente” per gli affittuari, diversa è la situazione a Roma, Firenze e Milano, con aumenti rispetto al 2022 anche di due cifre percentuali.

Permettersi un appartamento in affitto a Roma costa 2.000€ al mese (+5.6%), 1.850€ invece a Milano (-2.7%), rispettivamente seconda e terza nella poco invidiabile classifica delle città più costose d’Europa e già nella top 10 dal trimestre precedente. Sale a 600€ la spesa media mensile per una camera a Firenze (+13.2%) e Roma (+11.3%), mentre per quanto riguarda l’affitto di un monolocale a Milano servono in media 1.250€, costo record in Italia ma comunque in calo rispetto al 2022 (-3.5%): seguono a ruota Firenze (1.050€, +16.7%) e Roma (970€, -7.6%).

HousingAnywhere - International Rent Index
Fonte: HousingAnywhere – International Rent Index

Ma quindi, vivere a Torino è davvero economico?

Per quanto i costi del capoluogo piemontese risultino più bassi se comparati con quelli delle altre principali realtà urbane, gli ultimi dati sulla turistificazione – ovvero la destinazione di alloggi privati a fini turistici per i cosiddetti “affitti brevi” – denotano una diminuzione della disponibilità di immobili e un conseguente aumento dei prezzi.

L’emergenza abitativa non pare dunque essere terminata, anzi a farne le spese è principalmente la comunità studentesca: “La situazione degli alloggi per gli studenti universitari fuori sede è allarmante e va affrontata con urgenza” ha detto la segretaria della Cgil, Daniela Barbaresi, in occasione della presentazione del rapporto Cgil, Sunia e Udu dello scorso luglio. Secondo i dati forniti dal Ministero della Pubblica Istruzione, in Italia ci sono 824 mila studenti fuori sede e 40 mila posti letto negli alloggi universitari, per una copertura che arriva appena al 4.9% del totale e che risente di forti disparità su scala regionale.

Studenti in tenda per il diritto alla casa

“Secondo i dati preliminari in nostro possesso, il 29% degli universitari è in grave difficoltà nel pagare affitto e bollette” sottolinea ancora Barbaresi. Il tema del caro affitti e delle difficoltà riscontrate fin dalla ricerca di un alloggio – compresi i tanti annunci truffa denunciati dagli studenti – sono sbarcati a Palazzo Civico lo scorso ottobre, con le Commissioni Quinta e Seconda che hanno incontrato i rappresentanti di numerose associazioni studentesche. In quell’occasione la vicesindaca Michela Favaro ha fatto il punto sui fuori sede che abitano a Torino: sono in tutto 40 mila, corrispondenti al 38% dell’intera popolazione studentesca, mentre i posti letto nelle residenze pubbliche ammontano attualmente a 2.200, con l’obiettivo di farli crescere di 2.300 unità nel 2024 e nel 2025 sulla scia delle opportunità offerte dalle Universiadi e dai fondi Pnrr.

Nonostante i prezzi più contenuti rispetto alla vicina Milano e ad altre realtà universitarie, sottolineata ai microfoni di Futura News anche dal professor Giovanni Durbiano, a Torino studentesse e studenti hanno allestito diversi flash mob e manifestazioni tra la primavera e l’autunno 2023: la “protesta delle tende“, simbolo della precarietà e delle difficoltà alloggiative, per denunciare “una situazione abitativa studentesca sempre più disastrosa che non ci permette di studiare e di vivere”, come sintetizzato dalla rappresentante del comitato Cambiare Rotta, Ada Perini. “Sul caro affitti rientra anche la questione della sicurezza” le fa eco Giulia Capriotti, rappresentante di Udu: “Per pagare meno di affitto bisogna cercare una camera in zone periferiche. Ma a che prezzo? I costi sono minori, questo è vero, ma si parla di zone meno sicure. E poi, nel budget, bisogna calcolare anche le spese di trasporto”.

A.A.A. borse di studio cercasi

Se sul tema degli affitti brevi la nuova normativa prevista per il 2024 mira a introdurre importanti modifiche sulla cedolare secca, l’imposta sostitutiva più utilizzata per gli immobili destinati a questo tipo di locazioni, che passerà dal 21% al 26%, a rimanere scoperto è il vulnus dei sussidi previsti per gli studenti. Nonostante lo stanziamento di 39,6 milioni di euro destinati alle borse di studio finanziate dalla Regione, 13 milioni in più rispetto all’anno prima, i problemi legati all’erogazione dei fondi Edisu non mancano. A dicembre l’associazione Cambiare Rotta ha denunciato a più riprese la situazione di 1800 universitari rimasti privi del sussidio, circa il 10% degli aventi diritto, “ma si tratta di persone con un Isee molto basso per cui ogni centesimo fa la differenza”.

Intanto questa mattina, martedì 9 gennaio, nuova protesta degli studenti davanti Palazzo Lascaris, sede del Consiglio regionale del Piemonte: “Faremo in modo che Edisu superi i suoi problemi di cassa e garantiremo il pagamento ai vincitori di tutte le borse di studio al più tardi a fine mese”, hanno detto in un comunicato congiunto l’assessora all’Istruzione, Elena Chiorino, e l’assessore al Bilancio, Andrea Tronzano.