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Cambiare Rotta chiede alloggi gratis per gli studenti

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“Siamo qui in conferenza stampa durante il Consiglio regionale del Piemonte per la mobilitazione nazionale contro il caro affitti”. Lo ha spiegato Ada Perini, rappresentante del comitato Cambiare Rotta, che martedì ha incontrato una ventina di persone davanti a Palazzo Lascaris, che chiedevano a gran voce un tavolo con la Regione. “Da settimane gli studenti si stanno mobilitando contro quella che è una situazione abitativa studentesca sempre più disastrosa – spiega Perini -. Una condizione che non ci permette di studiare e di vivere”. Insieme a lei c’è anche Niccolò De Carli, studente di storia. Anche lui fa parte del movimento giovanile e insieme ai suoi colleghi ha protestato negli scorsi giorni anche davanti al Rettorato. “Anche Torino è una città in cui la situazione abitativa è in vera e propria crisi. I prezzi per una stanza privata si aggirano dai 350 ai 600 euro”. 

Il fenomeno dell’aumento degli affitti è reale e i costi gravano sulle spalle delle famiglie o degli stessi ragazzi che lavorano e studiano per non pesare troppo sulle spalle dei genitori. Ma Torino, tutto sommato, non se la passa così male. Ogni anno “Immobiliare.it” stila una classifica delle città in cui è più costoso vivere e studiare. A Milano uno studente paga 620 euro per una stanza singola, a Roma ne paga 465, a Bologna 447, a Firenze 451. A Torino si spende un centinaio di euro in meno: in media, secondo il report, uno studente spende 361 euro. “Per i ragazzi che appartengono alle fasce più deboli un posto letto dovrebbe essere consegnato gratuitamente”, spiega De Carli. Perini interviene: “Una delle nostre rivendicazioni, anche a livello nazionale, è un reddito studentesco garantito pagato da quegli stessi privati che speculano grazie agli accordi con le nostre università”. De Carli riesce a riprendere parola: “I soldi in questa città ci sono, le università stanno proponendo piano di student housing: si prevede di recuperare alloggi privati sfitti della città. Il piano dei rettori è quello di finanziare i privati per ristrutturare gli appartamenti e affittarli a prezzi calmierati”. Una soluzione comunque non gradita: “Alla fine andranno a seguire le logiche del mercato immobiliare”. 

Davanti a palazzo Lascaris c’era una sola tenda e accanto a questa una pila di zaini. “Abbiamo portato vestiti, sacchi a pelo, coperte e tutto il necessario per affrontare la notte – racconta Giulia Irato, studentessa – più tardi ci sposteremo sotto il palazzo della Regione in Piazza Castello. Io faccio la pendolare, sto cercando lavoro mentre studio perché i miei genitori non possono mantenermi. Un alloggio universitario? Non è proprio la soluzione. Devo pagarmi l’affitto e quindi devo lavorare. Ma lavorando il mio rendimento cala inevitabilmente. E le stanze dell’Università vengono assegnate considerando sia il reddito familiare che i crediti formativi. In graduatoria, se dovessi guardare per chiedere una stanza nella struttura universitaria, non sarei tra i primi posti”. Effettivamente al Camplus, ad esempio, i prezzi per una camera sono alti, superando il prezzo di alcune camere private. 

I manifestanti di Cambiare Rotta, Potere al Popolo e Asia Usb con le loro biciclette, le tende e gli zaini, si sono trasferiti in piazza Castello. Cinque tende circondano gli striscioni: “Ora: studio, casa, reddito”. Non sono gli unici a protestare contro il caro affitti. Anche Udu (Unione degli universitari) si è mossa negli scorsi giorni per dare voce alle necessità degli studenti universitari: “Stiamo lavorando con le istituzioni – spiega Giulia Capriotti – nel discorso sul caro affitti rientra anche la questione della sicurezza. Per pagare meno di affitto bisogna cercare una camera in zone periferiche. Ma a che prezzo? I costi sono minori, questo è vero, ma si parla di zone meno sicure. E poi, nel budget, bisogna calcolare anche le spese di trasporto”. 

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