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Salone del libro: la destra tra cultura e contestazioni

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È filato tutto liscio alla presentazione di “Gli intellettuali di destra e l’organizzazione della cultura” (Oligo), saggio di Francesco Giubilei edito da Oligo. Nulla di strano per essere al Salone del libro ma forse, dopo le forti contestazioni avvenute questa mattina nei confronti della ministra Roccella, in molti credevano che il bis fosse dietro l’angolo, complice l’incontro tra l’autore e altri quattro esponenti dell’intellighenzia di destra: Luca Beatrice, Francesco Borgonovo, Ferrante De Benedictis e Giordano Bruno Guerri.

Evidentemente sono in molti ad attendersi qualcosa di grosso, tanto che la Sala rosa è già tutta esaurita oltre mezz’ora prima dell’inizio. Francesco Giubilei e Francesco Borgonovo però non ci stanno: “ci assumiamo noi la responsabilità” dicono allo staff del Salone, “alla faccia di chi sostiene che col governo di destra non c’è più democrazia” sogghigna tra i denti il vicedirettore de La Verità. Questo, se da un lato ha permesso di seguire l’evento a molte altre persone che altrimenti sarebbero rimaste fuori, dall’altra ha creato tensioni con lo staff: “Ci hanno scavalcato senza calcolarci minimamente, qui dentro dovrebbero esserci al massimo 80 persone per motivi di sicurezza mentre in piedi ce ne sono almeno trenta in più” ci confida un’addetta alla gestione degli ingressi in sala.

Sulla questione Roccella

Il dibattito si apre subito con una dichiarazione di Ferrante de Benedictis che non lascia adito a fraintendimenti: “Siamo qui per liberarci dalla cappa ideologica della cultura di sinistra che ha imposto un pensiero unico, ideologizzato, che tarpa le ali alla creatività e dunque all’intelligenza”. Senza contestazioni in presa diretta, dal palco si arriva ben presto sul tema Roccella: “Non mi sembra normale che all’interno di una manifestazione culturale come il Salone del libro un ministro o un privato cittadino non abbia avuto la libertà di parlare ed esprimere la propria opinione, è corretto che anche una visione più conservatrice della società trovi spazio” ha commentato Giubilei. A rincarare la dose è Borgonovo, che dichiara fieramente di sentirsi “superiore a quei cretini che hanno impedito alla Roccella di parlare” perché, a suo modo di vedere, “la bussola dev’essere la libertà, quindi ben venga chi la pensa diversamente, a patto che le contestazioni si svolgano sempre in maniera civile e educata, dai teatri ai musei al Salone del libro.” Il giornalista non usa mezzi termini nel dire che parlare di cultura polarizzata non è altro che “un discorso di spartizione dei posti, proprio come in Rai”, senza perdere l’occasione di rifilare poi anche una stilettata a Fabio Fazio, ultimamente chiacchieratissimo, “che con gran dispiacere andrà da un’altra parte”.

Che cos’è la destra?

Un tema, quello dei posti apicali nell’Olimpo del potere culturale, che affronta anche Luca Beatrice: in riferimento a quanto affermato da Zerocalcare su Repubblica (“la destra vuole riprendersi i posti di potere culturale piazzando gente che ha in panchina da ottant’anni”), il critico d’arte non ha esitato a definirlo “un cretino”, affermando come invece, per anni, sia stata la sinistra ad aver ottenuto i posti più prestigiosi “che ora non vuole più lasciare”. Ma se questa è la sinistra, cosa ne è della destra? Secondo Giordano Bruno Guerri, la destra si configura con la difesa della libertà dell’individuo, mentre la sinistra difende una moltitudine priva di pensiero critico. Tuttavia, puntualizza lo storico, “non siamo ancora in grado di cogliere le istanze delle masse conservatrici e questo è un limite da superare”.

Tra gli altri punti deboli dell’azione della destra negli ultimi anni, proprio il peso dato alla cultura rappresenta un punto cardine come sostenuto da Giubilei, che sottolinea come questo abbia finito per avere un impatto soprattutto in ottica territoriale. “Per vent’anni il centrodestra ha avuto la possibilità di apportare cambiamenti, ma così non è stato” chiosa Borgonovo, che sul tema dell’antifascismo si esprime così: “Altro che fascisti, rimpiango i comunisti quelli veri! Vorrei un museo dei comunisti, vivi, loro almeno avevano una cultura e hanno fatto delle grandi cose: la loro marginalizzazione è molto grave per l’Italia.”

“Il complesso di inferiorità della destra nei confronti della sinistra limita il progresso. Per questo quando crediamo di avere validi ideali dobbiamo andare avanti: freghiamocene (sic)!” afferma in conclusione Giubilei. “Attento Francesco, servono i valori ma anche e soprattutto le competenze” ammonisce con tono saggio Guerri. A chiudere il giro di parola e, questa volta, il dibattito, è ancora Borgonovo: “Da uomo di destra non voglio niente ma lasciatemi in pace: solo, non rompetemi i coglioni”.