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Poco internazionali e innovative: le pmi torinesi nel rapporto Monitor 2021

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In un momento storico segnato, dopo il Covid, da una guerra in Ucraina che metterà a dura prova l’economia mondiale, le piccole e medie imprese di Torino e il Piemonte mostrano segnali di ripresa incoraggianti, ma anche elementi di fragilità, come la difficoltà a intraprendere una vera svolta digitale e la tendenza a guardare poco oltre i confini nazionali. È la fotografia che emerge dal rapporto annuale Monitor 2021, incentrato sul territorio metropolitano torinese, dal titolo “Ripresa accelerata, innovazione moderata”, redatto grazie alla collaborazione tra Unicredit e Cna Torino e presentato a Torino lunedì 14 marzo. Un rapporto frutto di una ricerca condotta dal prof. Daniele Marini dell’Università di Padova, che prende in considerazione i dati degli ultimi quattro anni, a partire dal 2018. Presente all’incontro anche il sindaco Stefano Lo Russo, che ha salutato i presenti esponendo il suo punto di vista sulla situazione attuale: “Sarà difficile capire in che direzione andrà la nostra città – ha detto il sindaco – quel che è certo è che occorrerà impostare un lavoro sul tema energetico, e in questo senso è imprescindibile un dialogo tra politica e associazioni di categoria”.

Le prospettive delle pmi di Torino e del Piemonte sono infatti state frenate dall’aumento dei prezzi delle materie prime, iniziato già nella seconda metà del 2021 e deflagrato con l’invasione russa dell’Ucraina. Il presidente di Cna Torino Nicola Scarlatelli ha parlato di “una gigantesca truffa, una forma di arroganza verso le persone, quelle persone che sono al centro dell’interesse della confederazione e di tutti gli imprenditori”, mentre il segretario di Cna Filippo Provenzano ha chiesto un blocco immediato alle accise sui carburanti.

Il rapporto Monitor 2021 per le pmi mostra circostanze ambivalenti: se da un lato gli aspetti incoraggianti sono rappresentati dalla tendenza a fare rete e dall’attenzione al capitale umano che si è dimostrata solida, dall’altro gli aspetti critici riguardano la scarsa propensione ai mercati esteri e la difficoltà a innovare. Dai dati emerge infatti che a Torino la percentuale di aziende che lavorano direttamente con l’estero nel 2021 è scesa dal 17,8 % del 2018 al 13,2% del 2021, mentre cresce la quota di quelle che hanno rapporti indiretti oltre confine (24,2% contro il 21% di quattro anni fa). Un fenomeno che il prof. Marini definisce “voglia di internazionalizzarsi rimanendo a casa”, e su cui Cna Torino intende lavorare.

A rilento anche il cammino verso la digitalizzazione e l’innovazione. Il mondo della piccola e media impresa del territorio si mostra freddo su queste tematiche, oltre che poco coinvolte nei programmi che segneranno l’agenda nazionale e internazionale del prossimo decennio: meno di un imprenditore su quattro dichiara di conoscere bene quanto previsto dal Pnrr, solo il 10,3% ha buona consapevolezza dell’Agenda 2030 dell’Onu e una percentuale simile (11,7%) ne ha riguardo gli investimenti Esg. Criticità simili si riscontrano per quanto riguarda la transizione digitale: malgrado tra il 2018 e il 2022 il livello di innovazione sia cresciuto in modo esponenziale, quello degli investimenti non ha fatto altrettanto: apparentemente un paradosso, che trova la sua spiegazione nella poca propensione al cambiamento del tessuto produttivo locale. Le risorse sono infatti stanziate sulle cosiddette soluzioni digital basic e meno costose come cloud ( più di un’impresa su due li utilizza come archivio dati), e non su quelle strategiche, come software si gestione dei big data (solo il 5,4%) o strumenti dell‘Internet of things (3,3%). Ulteriore riprova arriva dalle modalità di ricerca del personale, dove il passaparola è ancora il mezzo utilizzato da quasi un’impresa su tre. Ancora poco rilevante in Piemonte il ruolo dei social network e sopratutto dei centri per l’impiego.