La testata del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino

L’intelligenza artificiale è già al voto

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Nel 2024 andranno al voto oltre 4 miliardi di persone. Nello stesso anno, l’intelligenza artificiale (IA) è diventata accessibile, cambiando l’equazione non solo per chi lavora nel campo dell’informazione, ma per tutto il mondo. Intanto, durante le campagne elettorali si moltiplicano i casi in cui l’IA viene usata per allontanare o raccogliere voti.

In Slovacchia, prima delle elezioni del 2023, viene diffuso un audio, generato con l’IA in cui il principale candidato progressista Michal Simecka discute con una giornalista, facendo riferimento a dei voti della minoranza rom che il suo partito avrebbe acquistato. Il contenuto è diffuso online appena prima del silenzio elettorale: i media, quindi, non hanno modo di smascherare la fake news. In Indonesia, il candidato Prabowo Subianto ha ripulito la sua immagine, creando un avatar interattivo con Midjourney, una piattaforma statunitense in grado di generare immagini a partire da una descrizione testuale. L’allora ministro della Difesa ha, poi, vinto le elezioni. Negli Stati Uniti, durante le primarie democratiche in New Hampshire, una robocall – una chiamata che invia un messaggio attraverso un software – invitava, usando la voce di Biden, a non votare perché questo avrebbe aiutato i Repubblicani. Questi, sono alcuni esempi di come la nuova tecnologia è stata utilizzata nella corsa alle urne. Vivian Schiller, direttrice di Aspen Digital, esprime la sua preoccupazione: “È evidente che oggi sono messe in campo molte sperimentazioni. Contemporaneamente, diventa sempre più difficile studiare cosa sta accadendo, perché le tech platforms hanno tagliato le risorse incaricate di controllare la sicurezza e l’affidabilità dei loro prodotti”.

A questa crescente difficoltà, si aggiunge un’incongruenza di fondo delle aziende. Come osserva Maria Ressa, CEO e direttrice di Rappler, molte di loro negli ultimi mesi hanno dichiarato che vieteranno l’uso dell’IA durante le elezioni, in primis negli Stati Uniti. Eppure, in molti paesi i politici ne hanno o ne stanno facendo uso già ora. È il caso dell’India: “Oltre un milione di giovani sono usati da quella che viene chiamata la cella informatica del governo per generare tonnellate di disinformazione”, denuncia Ritu Kapur, cofondatrice e CEO di Quintillion Media.

L’impatto dell’IA sulle elezioni, dipenderà quindi dalla risposta che il mondo darà a questa innovazione. Per Kapur sarà fondamentale accrescere l’alfabetizzazione delle persone in riferimento ai nuovi strumenti. E non solo i comuni cittadini dovranno imparare a conoscerli, ma anche e soprattutto i giornalisti. Perché, evidenzia Ed Bice, CEO di Meedan, il rischio maggiore è il calo di fiducia nei confronti dei media. Perciò sarà essenziale collaborare, condividere informazioni e risorse, ma soprattutto usare tecnologie che possano ampliare questa unione su differenti canali. Non sappiamo ancora come e se l’IA avrà un impatto sull’esito del voto. La sua potenza, però, sarà determinata solo da come le news room e le società sapranno farne uso e, se necessario, difendersi.