La testata del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino

#laprimacosabella: vedere i bambini tornare alla normalità

condividi

Si chiama #laprimacosabella e punta a far sognare i lettori di FuturaNews in un momento in cui a tutti sembra proibito. Il gioco è semplice: si tratta di raccontare che cosa si vorrebbe fare nel primo momento in cui questa pandemia sarà solo un ricordo.

La risposta di Giulia, 41 anni, non stupisce tanto per il contenuto in sé, ma per il fatto che il suo sogno non la tocchi in prima persona: “La mia prima cosa bella sarebbe vedere bambini e adolescenti tornare alla loro vita normale, a scuola, a giocare e a fare attività fisica”.

“Sono mamma di un bambino di sette anni e di una ragazza di 14. In più lavoro presso la Comunità Mamma-Bambino di Torino come educatrice. Forse è proprio per questo che ho molto a cuore la questione legata alle problematiche di bambini e adolescenti in questo periodo” ha continuato.

Andare a scuola, giocare con i propri amici, fare attività fisica in gruppo: piccoli gesti della quotidianità di ogni bambino o adolescente. Non di quelli che, però, stanno vivendo “gli anni più belli” nel bel mezzo di una crisi sanitaria globale. “Queste sono condizioni fondamentali per l’equilibrio psicofisico di una persona, in particolare per delle personalità, come quelle di bambini e adolescenti, che sono in evoluzione e in continua ridefinizione” ha sottolineato Giulia. “Un adulto ormai dovrebbe avere una personalità abbastanza definita per far fronte ai problemi e ai disagi in cui ci siamo imbattuti durante questo periodo. Inoltre ha un bagaglio di esperienze tali da potersi anche permettere una pausa. Un bambino non può permetterselo, e si merita più di tutti di poter tornare a vivere una vita normale, fatta di relazioni reali e non virtuali, e da esperienze vissute e non raccontate”.

Un tema, quello legato alle problematiche dell’infanzia e dell’adolescenza, a cui abbiamo dedicato diversi servizi, esplorando i disagi e le possibili soluzioni, soprattutto per quanto riguarda la – talvolta disastrosa – didattica a distanza. Sperando che la vita di ogni giorno torni a correre, come ogni bambino merita.

Da ormai un anno sognare sembra un privilegio del passato. La pandemia ci ha confinato all’interno delle nostre case e ha limitato il pensiero del futuro. In momenti così, aggrapparci alla speranza può essere la miglior medicina. Condividere i propri sogni non solo aiuta noi stessi, ma dà speranza anche al prossimo.

Articoli Correlati