Il graphic journalism contro la “bugia verde”

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“Rispondere ai soprusi è un elemento universale, ma forse stiamo disimparando a ribellarci, a far valere le nostre ragioni”. A porre l’attenzione sulla necessità di guardare con occhio critico all’evoluzione dei sistemi globali imposti dall’alto, tra cui anche la transizione ecologica, è Erre Push: partendo dall’esperienza della sua Sardegna, il visual designer classe 1978 fornisce una chiave di lettura sui tanti territori depredati e vittime di una narrazione esterna che spesso offusca la realtà. Dalle emozioni che questo conflitto ambientale e sociale porta con sé nasce Faula Birdi, graphic novel edita da Round Robin e realizzata in collaborazione con ReCommon, associazione impegnata nella creazione di spazi di trasformazione nella società attraverso vari strumenti: inchieste, campagne, azionariato critico e, da oggi, anche il graphic journalism.

In Faula Birdi, Erre Push racconta la storia di Carla Madeddu, una giovane ragazza sarda che dopo la laurea a Torino rientra nel suo immaginario paese natale, Portucollu, dove una importante multinazionale che porterà “energia green” in tutta la Sardegna la attende per un colloquio di lavoro. Un’occasione unica per Carla, attratta da un impiego dall’impatto così forte per la sua terra e dalla possibilità di riavvicinarsi a sua madre. Tutto questo, però, assume ben presto le sembianze di un’amara sorpresa che farà scoprire alla protagonista che spesso nel paradiso si nasconde l’inferno.

Claudio Orrù (ReCommon) e Erre Push alla presentazione di Faula Birdi al Fumetto Lab del Salone del Libro di Torino

“La Sardegna non fa eccezione” dice Erre Push. “La narrazione esterna di un’isola paradisiaca e selvaggia in cui la natura predomina sull’uomo finisce per coprire quella predatoria: con Faula Birdi ho voluto contrastare proprio questo tipo di narrazione che nasconde quella predatoria.” Con una superficie di oltre 24mila chilometri quadrati ed una popolazione che a stento supera il milione e mezzo di abitanti, la Sardegna è caratterizzata da un “eterno contesto coloniale e subalterno che lo ha reso un territorio di sacrifici”, sul quale impattano, in particolare, alcuni aspetti sottolineati dall’autore in occasione della presentazione dell’opera al Salone del Libro di Torino.

Il primo e più importante riguarda l’estrazione di materie naturali, un fenomeno nato nell’Ottocento e che nei secoli si è sviluppato interessando legname, materiali da costruzione e combustibili fossili causando una devastazione irreversibile su territori , popolazioni e realtà locali. “Nel realizzare Faula Birdi ho inserito il gas all’interno di un percorso più ampio che riguarda anche forme di energia rinnovabile come fotovoltaico ed eolico” spiega Erre Push, che poi sottolinea: “Non siamo contrari ai progetti in sè, ma lo siamo nel momento in cui non vengono mai interpellati i bisogni della popolazione locale.”

Fonte: www.radiondadurto.org

Lo sviluppo sregolato del turismo predatorio, troppo spesso incurante della salvaguardia dei territori, rappresenta un’altra piaga della Sardegna insieme alla questione – molto sentita – dell’occupazione militare: sull’isola insiste, infatti il 65% del demanio militare italiano, un dato elevatissimo se correlato al numero di residenti che si percepiscono quindi “accerchiati” dalle basi, tra cui i poligoni di Teulada e Quirra, i più grandi d’Europa. Infine, a gravare sulla terra sarda è quello che Erre Push chiama il “ricatto del lavoro”, rappresentato come un mostro all’interno dell’opera: “le speranze di un futuro migliore sfruttano i territori per poi abbandonarli, finendo per alimentare una costruzione autocolonizzata del sé.” Da non sottovalutare, infine, l’impatto psicologico e sociale di una tale situazione: come racconta Erre Push, parlando con la gente di Portoscuso, importante hub per l’estrazione di zinco e piombo nel territorio del Sulcis, non è difficile ascoltare chi con sconforto ammette “meglio un tumore che un disoccupato in casa”, ricalcando un sentiment già noto alle cronache nazionali per via della questione delle acciaierie Ilva a Taranto.

Da ultimo, una considerazione che intende aprire una finestra sul mondo partendo proprio dalla Sardegna. Con i suoi 377 comuni di medio-piccole dimensioni, la seconda isola del Mediterraneo è caratterizzata da un senso di prossimità molto stretto che “oltre a richiamare l’ideale romantico della terra perduta, garantisce una stretta correlazione tra le persone e nei confronti delle istituzioni”. La lotta e le rivendicazioni del popolo sardo, dunque, assumono ancor più peso se inserite nel contesto delle tante realtà comunitarie del mondo che si disgregano sotto il peso di sistemi socioeconomici di matrice coloniale e capitalista che finiscono per prendere il sopravvento, aggiungendo così un tassello fondamentale “alla questione centro-periferia che sembra destinata a durare ancora per molto tempo”.