Il giorno di Stanislav: ucraino e russo insieme, si laurea al PoliTo

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È un giovedì pomeriggio speciale, in piazzale Duca D’Aosta a Torino. Gli studenti freschi di laurea si distinguono per le corone d’alloro, con le tradizionali fascette rosse che cadono sul collo. Ma una spiccava sulle altre: quella di Stanislav Likhatskiy, con i colori delle bandiere dell’Ucraina e della Russia. Le nazionalità, rispettivamente, della madre e del padre. “Stas” – come lo chiamano gli amici qui in Italia – ha 22 anni e si è laureato in ingegneria biomedica.

Le vite delle persone incrociano la storia, e la guerra in corso tra i due paesi entra in quella di Stanislav con la madre che è presente per festeggiare il figlio, e il padre che è rimasto a Mosca. I genitori, infatti, vivono entrambi nella capitale russa, ma in questo momento è molto difficile spostarsi dal paese, a causa dei blocchi dei voli aerei. “Sono arrivata lunedì – racconta la mamma a Futura.News – e ho dovuto fare scalo a Istanbul. Starò una settimana qui, perché potremmo non vederci per un po’ di tempo”. Lo dice commossa, ed ecco, di nuovo, l’incursione di una guerra nella vita delle persone.

Stanislav di certo non può tornare in Russia: oltre ad avere il suo percorso da costruire, rientrare lo costringerebbe ad arruolarsi nell’esercito. “In Russia si respira un’aria terribile – continua la mamma – finché c’è Putin le cose non andranno bene. Con chiunque io parli lì, nessuno è favorevole a questa guerra”. Il papà è rimasto a Mosca, e non può rischiare di perdere il posto uscendo fuori dal paese. E anche qui, di nuovo, la guerra che fa capolino: a causa del blocco delle transazioni da e per la Russia, è impossibile mandare soldi ai propri figli che vivono e studiano all’estero.

Il Politecnico di Torino conta 25 studenti ucraini e 56 russi. Stanislav vuole festeggiare, ma ha da dire qualcosa sull’assistenza ai propri conterranei. “Io e altri ragazzi stiamo lavorando con il rettorato per la sospensione delle rate universitarie degli studenti, sia russi che ucraini”. L’Ateneo, poi, si prepara ad accogliere ragazzi che vogliano venire a studiare, e “Stas” dice che “potrebbero avere tutti i benefici dei profughi, sia che provengano dall’Ucraina che dalla Russia. I primi perché stanno vivendo una guerra, i secondi per ragioni politiche”.

L’ombra della guerra, ma l’aria di festa ha la meglio. “Stanis” offre ai compagni i dolcetti tipici russi: il latte di uccello, un cioccolatino con una mousse di crema all’interno, e i cazinac, dei quadretti di semi di girasole con miele. “Zdorovye!”, il brindisi tipico russo, risuona tutto per lui.