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Idropolitana, consegnati i lavori. Smat: “Alleggerirà le acque meteoriche”

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“Consentirà un alleggerimento delle acque meteoriche e servirà per lo scarico di acque”. Così il presidente della Società metropolitana acque Torino, Paolo Romano, presenta la cosiddetta “idropolitana”. Un nuovo condotto fognario che rifocillerà Torino e i comuni della Città metropolitana e raccoglierà le sue acque reflue. Un’alternativa a quello odierno, ormai obsoleto, nonché un sostegno nel compenso delle portate. Fra le sue altre funzioni, c’è anche la laminazione delle portate di pioggia.

Consegnati i lavori lo scorso 4 maggio, sarà un reticolo di ben 14 chilometri di tubature dal diametro di 4 metri nell’area sud di Torino. Un’opera che verrà scavata a oltre venti metri di profondità e unirà la rete fognaria comunale fino all’impianto di trattamento delle acque reflue a Castiglion Torinese, a nord est della città.

I tempi di realizzazione dureranno “tre anni e mezzo, forse quattro”, spiega Romano. In campo ci sarà un totale di 1.800 addetti ai lavori. Il costo ammonta a oltre 122 milioni di euro, di cui 7,6 milioni finalizzati alla messa in sicurezza. Sicurezza che ha già visto una bonifica in via preventiva su tutto il tracciato onde evitare la scoperta di ordigni bellici inesplosi durante le attività di scavo. “La direzione dei lavori – spiega l’amministratore delegato di Smat, Armando Quazzo – è stata affidata alla società di engeneering del gruppo Smat, Risorse idriche, con il compito specifico di limitare i disagi al traffico e alla cittadinanza”.

Nello specifico, saranno due le fasi di realizzazione dell’opera. Una prima di 480 giorni che porterà alla costruzione del nuovo collettore nel tratto da parco Colonnetti (vicino alla strada Castello di Mirafiori) a piazzale Ceirano con l’interconnessione all’infrastruttura già esistente. Per questo tratto, verrà usata la tecnica del “microtunneling”, con diametro di poco più di un metro e mezzo e una lunghezza di circa 2,5 km. In parallelo c’è anche la fase due, dalla durata di 1.450 giorni per costruire un nuovo collettore nella lingua da piazzale Ceirano al parco dell’Arrivone. Qui, invece, la condotta sarà realizzata con la tecnica meccanizzata della “talpa”: avrà diametro di 3.200 millimetri e una lunghezza di circa 9,5 chilometri.

Altre opere in cantiere

L’ottimizzazione della risorsa idrica passa dalle mani di Smat. Fra le altre opere commissionate, sul taccuino della società ci sono l’acquedotto della Valle Orco e l’aggiornamento del progetto preliminare per la diga in valle di Viù. Senza dimenticare il programma di digitalizzazione della gestione dei suoi acquedotti che servono più di 290 comuni. Davanti alle perdite idriche che ammontano a un 32% nella media piemontese, con Torino al 24% (comunque sotto la media italiana, attorno al 42% secondo Istat), interesserà 12mila chilometri di rete.

L’obiettivo è “individuare le perdite, localizzarle e recuperare la risorsa idrica in blocchi”, spiega Romano. Ciò attraverso l’inserimento di contatori che rilevino il dato su una banda già acquisita e avere in tempo reale una stima dell’acqua presente. Una mossa arrivata dopo svariate verifiche e mappature effettuate via satellite, aerei e sistemi auto.

Adesso, a che punto siamo? “Abbiamo fatto una gara per la forniture dei contatori e la messa in rete – dice Romano – Abbiamo ricevuto un finanziamento dal Pnrr di 50 milioni di euro a cui ne aggiungeremo altri 16 per un primo blocco a fronte delle funzionalità, per un costo complessivo di 300 milioni”. Riguardo al rullino di marcia la promessa è “di mettere tutto a posto entro due anni, partendo così con la sperimentazione”.

L’ombra della siccità

Quest’ultima è un’opera “opportuna di fronte a questo periodo che sta facendo intravedere una siccità endemica”, commenta Romano. Nelle sue parole, c’è tutta la preoccupazione della situazione attuale. Per questo, l’imperativo, a detta sua, è “promuovere la costruzione degli invasi, al fine di laminare l’acqua e contrastare criticità come le alluvioni improvvise”.

In questi giorni, il Piemonte è investito da un clima che non si vedeva da tempo. Precipitazioni e temperature più fresche che stanno leggermente riducendo il deficit idrico regionale, fanno sapere da Arpa Piemonte. Grazie alle precipitazioni dell’ultimo ponte, due giorni fa la carenza segnava un -47%, in ripresa rispetto al -53% di fine aprile. Certo, uno stato dell’arte ancora lungi dall’essere risolto. Per dire, a Chiusa di Pesio neanche i 200 millimetri cascati in una manciata d’ore hanno colmato il volume d’acqua atteso, dice una fonte di Arpa. Difatti, persiste ancora un gap del 9% rispetto all’inizio dell’anno.

D’altro canto, le piogge si sono sparpagliate in modo poco uniforme sul territorio, basti pensare che ad Alessandria a inizio maggio è piovuta appena una decina di millimetri. In questo modo, c’è disomogeneità nel deficit pluviometrico: -43% a livello regionale, ma nel Biellese si sfora un -61%, sulle colline torinesi -63% e nelle zone della Langa dell’Alessandrino addirittura oltre -70%. Fortuna vuole che si attendano due settimane con il termometro su numeri stabili. Temperature più basse rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, una manna dal cielo per la sempre più carente risorsa idrica piemontese, in vista di un’estate secca in arrivo.