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Quando la cultura diventa un’arma di resistenza

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“Per noi ucraini i libri sono molto importanti non soltanto come strumento di pace, ma come arma per resistere perché questo è il momento di mantenere viva la nostra cultura”. Yaryna Grusha è una scrittrice, giornalista e docente di Lingua e Letteratura ucraina all’Università degli studi di Milano. Ospite al Salone Internazionale del Libro di Torino, Grusha ha incontrato la redazione di Futura News per raccontare la situazione in Ucraina partendo da un approccio culturale e dalle differenze linguistiche tra i due popoli.

La russificazione del Paese ha avuto come conseguenza la marginalizzazione e la delegittimazione della lingua ucraina, un processo che negli ultimi settant’anni dell’Unione Sovietica ha conosciuto una forte impennata assurgendo a “lingua di campagna”, mentre oggi è in atto un processo finalizzato a “restituire dignità” a quella che dal 1991 è la lingua ufficiale dello Stato. Il Donbass è un esempio lampante dell’operato di Mosca sulle regioni di confine: “Si tratta di un territorio al 90% ucrainofono fino al Novecento, ma dal 1980 la percentuale è calata fino al 20% e questo è il risultato di una politica che ha causato la russificazione linguistica e l’invasione del Donbass, giustificata come azione a tutela della popolazione di lingua russa”. Grusha racconta poi il “silenzio” che ha contraddistinto i primi mesi dallo scoppio del conflitto, con gli artisti impegnati nelle operazioni di supporto alla popolazione, dalla distribuzione degli aiuti umanitari fino allo smistamento dei profughi, al punto da non sentire la necessità di dare sfogo alla propria vena creativa. “È una guerra secolare, la stessa cosa è successa negli Anni ’30 e ’60 del Novecento” dice l’autrice, sottolineando come conservare la cultura e tramandarla alle generazioni future rappresenti “l’ultima possibilità di sopravvivere per l’apparato culturale ucraino”.

L’impatto dell’aggressione russa sui territori orientali dell’Ucraina non ha lasciato indifferente la comunità nazionale: Grusha definisce “straordinaria” la risposta dell’Unione europea dal febbraio 2022, pur criticando la scarsa incisività mostrata a partire dal 2014, anno dell’occupazione della Crimea. Un’Europa che “finalmente sta dalla parte giusta” grazie anche a un “impegno maggiore”, in riferimento ai recenti aiuti militari da destinare a Kiev, provenienti dagli interessi sugli asset russi congelati, e alla voce sempre più insistente in direzione di una difesa comune europea, oltre che per l’invio di truppe occidentali sul suolo ucraino, caldeggiato dal presidente francese Emmanuel Macron. “Il colonialismo russo non è una minaccia, ma una realtà”: come dimostrano le recenti cronache dalla Georgia, con migliaia di persone che da settimane protestano contro la legge sugli agenti stranieri approvata nel pomeriggio di martedì 14 maggio e ispirata a un’omologa normativa russa del 2012. L’ombra del Cremlino continua ad aleggiare sulle “vecchie colonie” sovietiche.

Con i suoi 220mila visitatori il Salone internazionale del Libro di Torino 2024 ha siglato un nuovo record di presenze confermandosi l’evento culturale più grande e importante d’Italia. Una kermesse unica nel suo genere, di anno in anno sempre più votata all’innovazione e alla tecnologia ma che mantiene gelosamente al centro un oggetto, il libro, simbolo per eccellenza dell’immutabilità della conoscenza umana. Proprio il libro è stato presentato quest’anno come “antidoto alla violenza” nonché come “strumento di pace, oltre che di cultura”: dal codex all’invenzione della stampa, la diffusione del libro ha innescato uno sviluppo osmotico di idee e saperi a cui soltanto la censura è stata in grado di porre un freno.

Per oltre quattrocento anni, dal 1559 fino al 1966, l’indice dei libri proibiti istituito dalla Chiesa cattolica ha messo al bando autori dal valore inestimabile come Galileo Galilei, Niccolò Copernico, Dante Alighieri ma anche Luciano di Samosata e Guglielmo di Ockham. Il Manifesto di Ventotene “per un’Europa libera e unita”, redatto da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni durante gli anni del confino, è stato trasportato di nascosto sulla terraferma scritto su cartine di sigaretta. Negli stessi anni, la Germania nazista dava alle fiamme i libri non conformi all’ideologia del Terzo Reich (i cosiddetti “Bücherverbrennungen”), anticipando di poco meno di un secolo l’azione dell’esercito russo che nella regione di Mariupol nel 2022 ha bombardato biblioteche e bruciato montagne di libri. Gli stessi che oggi Yaryna Grusha e tutto il mondo intellettuale ucraino rivendicano come armi di resistenza e custodi della cultura di un intero popolo.

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