Le Lettere dal Donbas di Fertilio, un dramma reale

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Un dramma teatrale che racconta il dramma del conflitto russo-ucraino. Si intitola “Lettere dal Donbas. Le voci e i volti della guerra” ed è l’ultimo libro di Dario Fertilio, docente all’Università degli Studi dell’Università di Milano e in precedenza giornalista del Corriere della Sera. Ha già presentato il suo libro in diverse città italiane e recentemente è stato anche a Torino. Qui ha ripercorso le pagine scritte a quattro mani insieme a Olena Ponomareva, docente di ucrainistica all’Università “La Sapienza” di Roma. Ormai sono abituati a lavorare insieme: nel 2016 avevano pubblicato “Uomini e Cyborg” e nel 2020 avevano dato vita a “Eroi in fiamme. Makuch e gli altri che sfidarono l’URSS”. 

Parlando di “Lettere dal Donbas. Le voci e i volti della guerra” c’è da dire che niente, di fatto, è inventato. In primis, i personaggi. E come in ogni conflitto ci sono i vigliacchi, gli opportunisti, i violenti. Ma c’è anche chi si fa guidare da una propria personalissima fede. Sono coloro che restano in piedi, nonostante i palazzi distrutti, i parenti dei quali non hanno più notizie, la vita come la si conosceva che diventa solo un ricordo lontano.  

“La maggior parte dei personaggi sono di ispirazione reale – spiega l’autore – così come le battute da loro pronunciate, che sono originali. Altri invece sono di ispirazione ideale”. Tra i protagonisti c’è anche la personificazione dell’Ucraina, la Dama in Nero. Esordisce alle prime pagine: “Benvenuti, uomini e cyborg! Tutti sanno che cos’è un cyborg ma pochi sanno dire che cos’è un uomo”. Eppure, in questo dramma l’umanità c’è tutta ed è quella più nascosta, più profonda. Una dimensione alla quale da voce il coro, che si esprime recitando le poesie scritte dai soldati ucraini che ancora oggi combattono nelle trincee. 

“Ci nascondiamo nella terra/ Ci restiamo dentro in silenzio/ Come i bambini nel grembo materno/ sentiamo come batte il suo cuore”. Sono solo alcuni dei versi di Borys Humeniukc, poeta, scrittore, giornalista che aveva già preso parte alla resistenza nel 2013 partecipando alla rivoluzione ucraina e che oggi combatte al fronte. Le sue poesie sono entrate nel dramma scritto da Fertilio e Ponomareva, così come quelle di molti altri soldati ucraini.  E poi ci sono anche le parole di chi, questa guerra, l’ha scatenata. 

“Mi chiede se c’è una cosa di cui io, il presidente di questo immenso paese, mi rammarichi…che io consideri un errore da non ripetere… ebbene, no, non posso ricordare qualcosa di simile”. Anche se non è espressamente citato, le parole sono quelle di Vladimir Putin. E sono frasi realmente rilasciate a Paolo Valentino in un’intervista pubblicata sul Corriere della Sera nel 2015. La provocazione è questa: Putin oggi risponderebbe allo stesso modo? In “Lettere Dal Donbas. Le voci e i volti della guerra” non sembra aver cambiato idea. 

“Putin continua a parlare di regime nazista in riferimento all’Ucraina – spiega Fertilio – ma se c’è un elemento di tipo nazionalsocialista portato avanti in questa guerra, questo arriva proprio dalla Russia. Nazionalsocialismo che si identifica in sangue, lingua e terra. Tre elementi che devono essere difesi fino in fondo. Su questi punti avrebbe applaudito vigorosamente Adolf Hitler quando, con parole simili, preannunciò l’invasione della Cecoslovacchia. E sarebbero state apprezzate anche da Iosif Stalin quando, nel ’39, invase la Polonia. Il concetto è sempre lo stesso: bisogna attuare la liberazione con i carri armati”.

Una realtà non così distante, nel tempo e nello spazio. “Basti pensare che la distanza tra Trieste e la Sicilia è la stessa che c’è tra Triste e Kiev – conclude Dario Fertilio – è bene esserne consapevoli ma è anche importante non avere paura. La paura è il combustibile di ogni guerra: paralizza. L’Occidente è chiamato in causa, noi ne siamo coinvolti. La Terza guerra mondiale a pezzi, come l’ha definita Bergoglio, è in corso. E in questo contesto la paura sarebbe il nostro vero e grande pericolo. A questa dobbiamo rispondere guardando la forza e il coraggio con cui questi soldati, queste donne, questo popolo civile ucraino risponde agli aggressori”.