Bullismo nella Gen Z, De Nunzio: “Manca il dialogo tra genitori e figli”

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La piaga del bullismo colpisce duramente la Generazione Z. In Italia almeno un adolescente su due dichiara di aver subito atti di bullismo e/o cyberbullismo e 7 ragazzi su 10 riferiscono di non sentirsi abbastanza sicuri online. A preoccuparli maggiormente è proprio il rischio di cyberbullismo (68,8%) seguito da revenge porn (60%), furto di identità (40,6%) e stalking (35%), ma anche l’alienazione dalla vita reale (32,4%) con la creazione di modelli e standard irraggiungibili, sarebbe fonte di enorme frustrazione. Sono i numeri da codice rosso che emergono dall’ultima survey in materia condotta dall’Osservatorio (in)difesa della onlus Terre Des Hommes, in collaborazione con Scuolazoo. Il sondaggio ha coinvolto circa 1700 ragazzi della Penisola tra i 14 e i 26 anni. I commenti raccolti dalla survey denunciano anche il profondo dolore provato da ragazzi e ragazze per discriminazioni a causa dell’orientamento sessuale, offese razziste, bodyshaming, atti di denigrazione, violenza e incitazione al suicidio.

Di questo allarme si è discusso ieri, mercoledì 16 febbraio, alla Casa delle Tecnologie Emergenti del consorzio CSI Piemonte, dove si è tenuto un convegno dedicato al tema. L’incontro ha visto la partecipazione dei rappresentanti di numerosi enti affiliati, quali la Regione Piemonte, l’associazione “Bullismo No Grazie“, UISP, Polizia Postale, Osservatorio Violenza e Suicidio e altri ancora. “Il CSI è impegnato su questo fronte e continuerà la sua azione di sensibilizzazione di fronte ai fenomeni di grande impatto sociale. Formazione e informazione sono le due parole chiave che ci devono accompagnare in quest’era digitale”, ha detto la presidente CSI Letizia Maria Ferraris. “Abbiamo avviato progetti di formazione per i docenti nelle scuole per contrastare il fenomeno. Saranno coinvolti anche i genitori, a cui dobbiamo fornire gli strumenti per cogliere i segnali d’allarme” ha riferito a Futura News l’assessore all’istruzione, al lavoro e alla formazione della Regione Piemonte Elena Chiorino. “Dobbiamo far passare il messaggio che chi si permette di filmare un compagno di classe più debole e che soffre per diverse ragioni, allo scopo di offenderlo, sia tutto fuorché un figo”, ha detto poi sempre l’assessore alla fine del suo intervento.

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In particolare, la Regione Piemonte in vista dell’A.A. 2021/2022 ha già investito un ammontare pari a 48mila euro in progetti rivolti a docenti e genitori di 10 scuole “polo” piemontesi, che hanno partecipato al bando collegato all’ampliamento dell’offerta formativa in tema di bullismo e cyberbullismo. Inoltre, lo scorso 7 febbraio, a Palazzo Lascaris, il consiglio regionale ha dato l’ok unanime sulla delibera per l’introduzione di un patentino sull’uso degli smartphone nelle scuole: “si tratta di un percorso che gli studenti devono affrontare tra la fine delle scuole elementari e l’inizio delle medie, che coinvolge anche le famiglie. Al termine del corso, viene infatti firmato un patto di corresponsabilità a tre, tra il ragazzo, la scuola e le famiglie”, aveva dichiarato nell’occasione il consigliere Pd Domenico Rossi, che spinge affinché il Piemonte diventi apripista per un’iniziativa a livello nazionale.

Oggi grazie alla tecnologia i bulli possono perseguitare le vittime h24, “infiltrandosi” in casa loro, e colpire in maniera anonima nascosti da uno schermo, davanti a un pubblico potenzialmente enorme. “In ogni scuola che ho visitato, ho avuto a che fare con casi di bullismo” – ha commentato durante il convegno Fabio De Nunzio, presidente dell’associazione Bullismo No Grazie ed ex inviato di Striscia La Notizia – “non dobbiamo mai commettere l’errore di pensare che i nostri figli non possano essere colpiti da fenomeni di questo genere. La prevenzione resta cruciale, insieme all’ascolto“.

 

 
 
 
 
 
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Secondo De Nunzio, proprio l’ascolto, sarebbe il primo passo per porre freno alle azioni dei bulli: “l’ascolto oggi non c’è più: spesso il dialogo tra genitori e figli manca, perché sono tutti distratti da cellulari, tablet e tv. Ma ricordiamoci che ci sono bambini e ragazzi che si suicidano a causa di questi atti e quando qualcosa non va, loro danno sempre dei segnali. E i genitori non devono mai ignorarli”.