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Ambiente: “Ridurre non significa rinunciare”

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“Oggi più di ieri è necessario parlare dello stato di salute di mari e oceani nel mondo, soprattutto nelle scuole: è ai giovani che stiamo lasciando in eredità un pianeta in pessime condizioni”. Danilo Zagaria, biologo, divulgatore scientifico e redattore editoriale ha presentato così il suo libro In alto mare al Salone del Libro di Torino.

Zagaria pensa che allo scienziato tocchi il compito di raccontare il clima e l’ambiente attraverso i dati, ma anche essendone parte attiva: aggiungendoci un senso di urgenza. Un impegno difficile.

Slogan e simboli, spiega, in questo senso possono aiutare ad arrivare al grande pubblico non specializzato, ma bisogna fare attenzione a non semplificare troppo. Il libro è diviso in quattro parti: ognuna tratta un argomento a partire da un racconto personale dell’autore: “Provo a raccontare qualcosa di specifico per dire qualcosa di più ampio; forse sono le mie storie il filo conduttore, unite alla domanda ‘Che cosa possiamo fare?'”. Perché, sottolinea Zagaria, c’è un legame tra i grandi eventi climatici e la nostra vita quotidiana.

Tutti i grandi problemi ambientali, secondo il divulgatore scientifico, derivano dall’impatto della presenza umana: ridurre è uno dei primi passi da compiere. La riduzione viene spesso trattata come una rinuncia e viene quindi generalmente percepita come un sacrificio troppo grande. Ma non si parla quasi mai degli aspetti positivi che avrebbe, non solo sulla vita collettiva ma anche a livello personale. Secondo Ilaria Antonino, attivista di Fridays For Future Torino, ridurre i consumi non significa per forza peggiorare il nostro tenore di vita. O meglio, i criteri con i quali consideriamo la qualità della nostra vita possono cambiare e dovrebbero farlo in maniera urgente. Come diceva Elisa Nicoli, comunicatrice citata da Zagaria: “Dovremmo provare a sentirci un po’ meno consumatori e un po’ più proprietari”. Forse così staremmo più attenti a come trattiamo l’ambiente e i consumi.

Niccolò Lanfranco (Fridays For Future) sottolinea poi come un altro aspetto fondamentale sia quello di entrare a far parte di una comunità, lasciando da parte l’individualismo.

“Ciò che succede all’ambiente ha un effetto su di noi”: così Zagaria ha spiegato il termine “solastalgia”, usato nel testo ed equivalente al più recente “ecoansia”: la sensazione emotiva e personale che proviamo quando un evento catastrofico ci porta via qualcosa, agendo sull’ambiente in cui viviamo. Questo lo racconta bene James Ballard, scrittore di fantascienza: la vera catastrofe naturale è quella che accade dentro ai suoi protagonisti.

Incontrando gli studenti, il biologo si è reso conto che esiste un grande interesse da parte dei ragazzi, tra i quali si è sparsa però l’idea che le proteste non si debbano limitare alla strada: “Alcuni vogliono fare le cose in modo diverso, portando le istanze a gradini più alti della politica”, dice Zagaria. Discussioni che stanno avvenendo anche all’interno dell’attivismo, come spiega Niccolò. A breve nascerà a Torino la prima sede di Fridays For Future in Italia, che prenderà il nome di “Kontiki” in onore di un esploratore norvegese. “Nemmeno noi – dice Niccolò – sappiamo sempre come si fa a cambiare le cosa. Ma il primo passo da fare è attivarsi, partecipare”.