Il Risorgimento è una storia potente, basta avere la forza di raccontarla bene. Un richiamo alla mobilitazione riassunto in coro dai quattro ex studenti dello Ied, protagonisti del nuovo logo del Museo del Risorgimento.
Un progetto realizzato da Martina Scagliotti, Leone Pasero, Nicole Vivaldo e Luca Fiori. Un gruppo di lavoro omogeneo che ha saputo fare della diversità l’arma migliore, secondo Nicole. “Siamo stati bravi a cercarci subito. Questa squadra si è inseguita e trovata immediatamente. Siamo stati la prima scelta l’uno dell’altro.”
Una forza frutto di origini e studi differenti. C’è chi ha studiato al liceo classico, scoprendo solo alla fine del percorso quale fosse la vera passione. Non mancano poi altre competenze dall’artistico allo scientifico. Strade diverse incanalatesi nella grafica, tra i banchi dello Ied di Torino. Una scuola che, nei pensieri di Martina, li ha educati a gestire progetti sempre più grandi. “Siamo cresciuti molto grazie allo Ied, soprattutto nel rapporto con le aspettative dei clienti. Ho trovato un ambiente capace di formarmi a 360 gradi.”
Contesto che ha pagato davanti alla sfida posta dal museo. La volontà dell’istituzione era di riuscire a parlare alla fascia dei giovani torinesi. Fare uscire i ventenni dallo schema della gita scolastica. Una sfida entusiasmante per Leone: “È bello che un museo sappia trovare la forza di rinnovarsi. Sono fiero di aver partecipato. Se pensi alle realtà museali di Torino, viene subito in mente l’Egizio, molto forte nella comunicazione a differenza di quello del Risorgimento all’epoca. È stata una sfida che all’inizio ci ha impaurito. Ma oggi siamo davvero soddisfatti del risultato.”
Un progetto realizzatosi in quasi un anno di lavoro. Partendo dai fondamentali. Visite al museo, lezioni teoriche e una documentazione approfondita hanno scandito i primi passi della nascita del logo. Alla ricerca del concept giusto. Trovato, come racconta Luca, quasi per caso. “Quel punto esclamativo nel logo è arrivato come un fulmine a ciel sereno. Leggere questi manifesti che richiamavano alla mobilitazione ci hanno colpiti dritti al cuore. Come fosse una illuminazione.”
Un richiamo all’azione che gli studenti hanno individuato come l’elemento di maggior assenza all’interno del museo. Un appello al fare per Nicole, di fronte alla forza di una storia come quella italiana. “Non bisogna pensare al museo come una cosa che non ci tocchi. Le conseguenze di quella storia le viviamo tutti i giorni. A volte c’è una forma di fascinazione per tutto quello che è diverso, come per l’Egizio, che non c’entra nulla con noi. La storia italiana invece, se raccontata bene, sa essere emozionante.”
Sensazioni provate soprattutto di fronte ad alcuni luoghi cardine del Risorgimento. Come le visite al parlamento. I luoghi dove si è fatta la storia hanno risvegliato nelle parole degli studenti, dei ricordi mai vissuti in prima persona.
Una riscoperta fondamentale per realizzare le visioni del logo, come descrive Leone. “Ci sono molti gradi di comprensione all’interno , in modo che anche chi non conosce nulla possa identificarsi in un dettaglio. Il rosso è il simbolo della passione, che rimanda alle armi e all’azione. Un colore che è presente nel museo, tra i dipinti e gli arazzi. Rosso come le camicie garibaldine.”
Una conoscenza della storia che contiene però anche una lezione di equilibrio, secondo Martina. “Ho imparato che in grafica non bisogna mai sapere troppo di quello che tratti, per evitare di diventare criptici. Se fossi stato un laureando in storia, gli spunti sarebbero stati di difficile comprensione.”
Un percorso che, nei desideri dei giovani grafici, non vorrebbe essere interrotto, soprattutto con la città di Torino.”Non ci dispiacerebbe lavorare di nuovo per le istituzioni. Vedere il museo chiuso in questo periodo ci provoca dispiacere. Vorremmo poter camminare per la città e vedere i nostri progetti.” Una visione condivisa soprattutto da Luca. “Vorrei continuare a lavorare ancora con la fondazione. Mi piacerebbe veder rinascere dalle proprie ceneri il museo del Risorgimento. Sarebbe bello segnalare i luoghi di quel periodo storico in giro per la città.”