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Zerocalcare: “L’AI? Occasione per ripensare il reddito”

“So’ un macello aggrovigliato de dolori, solitudine, frustrazione, abbandono e senso di colpa”. E quel so’, ci tiene a precisare a proposito del trailer della nuova serie tv, è una terza persona plurale. È il mondo di Zerocalcare, dei suoi amici e dei suoi lettori. Certamente quello della sua generazione, ma non solo. La fila chilometrica per la firma delle copie lo testimonia. Leggere i fumetti e leggere quelli di Michele Rech non è tanto un fatto generazionale, quanto di sensibilità. Nelle sue pagine c’è un’umanità con cui il lettore tende ad avere (o non avere) un particolare feeling, indipendentemente dall’età. Ma quanto è cambiata nel tempo questa sensibilità? 

“Tantissimo – racconta l’autore al Salone del Libro di Torino -. Fare delle cose per una collettività vuol dire tenere insieme sensibilità diverse, anche molto diverse rispetto a quelle di una decina di anni fa. Fortunatamente nella maggior parte dei casi la mia si è allineata in qualche modo a quella dei lettori”. Equilibrio non sempre facile per un artista (“io non so neanche che vor di’ artista”) che negli anni ha visto crescere il suo pubblico in maniera esponenziale, soprattutto dopo la pubblicazione delle serie tv “Rebibbia Quarantine”, scritta e prodotta durante i lockdown, e “Strappare lungo i bordi”. Il 9 giugno, su Netflix, uscirà la terza, “Questo mondo non mi renderà cattivo”, presentata al Salone del Libro di Torino insieme all’audiolibro di “Profezia dell’armadillo”, primo volume a fumetti uscito nel 2011.

Le serie tv non hanno snaturato il pubblico del fumetto, che è invece continuato a crescere. “Lo hanno fatto esplodere”, conferma Zero, che oggi, nonostante il milione di follower su Instagram, rimane una persona schiva e “crepuscolare”. “Continuo a fare quello che mi rappresenta. Racconto storie che riguardano me, come in “Scheletro” o “Dimentica il mio nome”, e in questo caso penso che la distanza tra ciò che penso e come viene il fumetto sia davvero minima. E poi racconto altre cose che mi stanno a cuore. Le storie brevi di solito nascono da una richiesta da parte di persone che mi conoscono e con cui ho condiviso pezzi di vita. Le ultime riguardano alcuni dei temi che hanno meno consenso in questo Paese, ma se l’ho fatto è perché ci credo”. 

Il riferimento è, ad esempio, a “La voragine. Il buco nero del 41-bis”, in cui il fumettista romano parla dell’anarchico Alfredo Cospito. “Si tratta di un tema molto divisivo – aggiunge -, che ha creato una separazione tra la mia sensibilità e quella di molti lettori. Non voglio sbattere in faccia una posizione dogmatica, ma spiegare cos’è successo e quali riflessioni ha generato in me. Il problema si pone soprattutto quando l’interlocutore non legge, ma si accontenta di un titolo di giornale. Lì è difficile discutere. Con l’aumento del pubblico crescono anche le critiche, com’è naturale che sia”. 

E proprio al Salone di Torino, forse uno dei più accesi a livello politico, Zerocalcare è stato preso di mira da un panel di intellettuali di destra. Poco importa, non gli interessa entrare in polemica. La fila è ancora lunghissima ed è ben consapevole della fortuna che ha nel fare un lavoro che gli consente di pensare alla storia. “Mettersi sul divano con ottomila serie tv e disegnare è una cosa molto simile a una vacanza”, dice.

Ai microfoni di Futura News, Zerocalcare ha parlato dei suoi gusti letterari, ma anche di come l’intelligenza artificiale potrà cambiare il mondo del lavoro. Un’occasione “non per trincerarsi dietro la paura, ma per riflettere su nuove forme di distribuzione del reddito“. 

La riflessione di Zerocalcare su AI e reddito