“Ricordiamo le vite, oltre la retorica della morte”. Quello di Benedetta Tobagi non è soltanto un nobile appello di sensibilità verso chi in quelle morti vedeva genitori, fratelli o amici, è la proposta di un cambio di paradigma radicale nella trattazione della stagione delle stragi. La giornalista e scrittrice è intervenuta alla presentazione del rifacimento del Portale delle Rete archivi per non dimenticare, curato da lei stessa in collaborazione con l‘Archivio Flamigni, presso il Polo del ‘900.
Tra gli obiettivi del portale c’è, appunto, quello di cambiare la retorica che da sempre accompagna quella fetta di storia del nostro Paese. Un’intenzione che passa anche dalla scelta terminologica: locuzione come “Anni di Piombo” fanno sembrare che quegli anni fossero soltanto segnati dagli attacchi terroristici, tralasciando riforme, mutamenti politici e sociali che hanno rappresentato un punto di svolta, e la cui conoscenza è fondamentale per la comprensione di tale periodo. Lunedì 9 maggio in occasione del 44esimo anniversario dell’omicidio di Aldo Moro per mano delle Brigate Rosse, si terrà la Giornata della memoria delle vittime del terrorismo. “Siamo venuti a sapere che in quell’occasione – racconta Tobagi – qualcuno ha pensato di esporre davanti a Montecitorio la Renault 4 in cui venne ritrovato il cadavere del leader della Democrazia cristiana. Si tratta di scenografia televisiva, di inaccettabile pornografia del dolore, proprio quello che vogliamo contrastare”. Per fortuna la proposta è caduta, ma non è il primo caso in cui viene fatto un uso politico delle stragi: “È una cosa oscena”, sentenzia Tobagi.
Il portale è nato nel 2011 su volontà dell’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, e da marzo di quest’anno è online con una nuova veste. “Abbiamo scelto immagini e colori neutri così da far risaltare i contenuti: non ci sono tracce del nero e rosso che sempre accompagnano questo tema, e abbiamo evitato qualsiasi tipo di raffigurazione di morte”, spiega Ilaria Moroni, direttrice dell’Archivio Flamigni. Il più importante fondo documentale è quello di Aldo Moro, ma ci sono moltissimi altri contributi pubblici e privati. Tra le sezioni più importanti del portale c’è quella dedicata alle scuole, oltre al muro delle memoria, dove appaiono, uno di fianco all’altro, i volti delle vittime del terrorismo. “Tutte le vite sono sullo stesso piano, dai personaggi più noti fino a una delle 17 di piazza Fontana”, prosegue Moroni.
Tra le difficoltà maggiori c’è quello dell’interlocuzione con le istituzioni, spesso restie a fornire documenti utili alla ricerca, soprattutto per ciò che riguarda un periodo ancora in larga parte avvolto nel mistero. “Gli archivi sensibilizzano alla trasparenza”, conclude Moroni. In alcuni casi si tratta di archivi con diversi buchi, che nel caso del terrorismo spesso raccontano una realtà più autentica di quella reale.