“La scienza impari a comunicare, o sul clima sarà un disastro”

condividi

“Nella guerra al virus, la prima vittima è stata la verità. È facile dire che è colpa di no vax e fake news, ma attenzione: molte delle colpe ricadono sul nostro mondo”. L’epidemiologo Alessandro Vespignani, all’inaugurazione del nuovo anno accademico al Politecnico di Torino, non ha risparmiato critiche all’ambiente accademico, scientifico e della ricerca.

“Spieghiamo cos’è la scienza”

Sotto accusa la comunicazione dei professionisti della scienza, che nei mesi della pandemia non sono riusciti a trasmettere le complessità del mondo accademico. Questo avrebbe poi dato spazio a teorie negazioniste e disorientamento: “Siamo caduti nella trappola della polarizzazione, del protagonismo. In quella dinamica di ‘lotta nel fango’ che piace ai media. Indignazione e polemiche portano ad argomentare in maniera fuorviante, lasciando la società civile confusa. Non siamo riusciti a comunicare che la scienza va oltre il singolo scienziato: durante un uragano non si va da un singolo meteorologo a chiedere cosa ne pensa. La scienza è un processo costruito da una comunità, che mette al centro anche l’accettazione delle incertezze”.

È possibile risolvere il problema? Vespignani traccia delle linee-guida: “Bisogna che insegniamo alla società a leggere i dati, se vogliamo che abbandoni un pensiero binario, in cui i vaccini funzionano o non funzionano, i lockdown funzionano o non funzionano”. Visto il contesto, non manca un riferimento immediato a PoliTo e all’educazione superiore: “Sarà necessario ripensare gli stessi settori educazionali su cui si basa l’università, uscendo da limiti che vengono imposti dai pilastri dell’accademia stessa, favorendo soprattutto la multidisciplinarità”.

Anche il rettore del Politecnico, Guido Saracco, parla di interdisciplinarità e collaborazione: “Fare rete è importante, nella formazione come nell’impresa. Penso agli incubatori di start-up che le università piemontesi gestiscono, e guardo anche ai loro rettori qui presenti: queste realtà si potrebbero integrare, per creare un coordinamento sempre più efficiente”. E per quanto riguarda il futuro dell’accademia: “Abbiamo imparato dal Covid e chiederemo al consiglio di amministrazione di investire pesantemente anche nel settore della didattica a distanza. Non ignoriamo il nostro ruolo nell’aiutare il Paese: il ministro alla Transizione ecologica Cingolani ha detto che nei prossimi 5 anni serviranno 30mila ingegneri e figure professionali di alto livello per permettere la transizione green. È chiaro che sia prima di tutto compito dell’università provvedere”.

Clima, la sfida più grande del Covid

Al centro di molti interventi ci sono stati la conferenza internazionale sul clima Cop26, terminata da pochi giorni, e l’emergenza climatica.

Saracco elenca i numeri, le stime, le previsioni: “Intere fasce del mondo diventeranno incoltivabili o addirittura inabitabili, con centinaia di milioni di persone costrette a migrare”.

Vespignani chiede che si dia attenzione (e fondi) alla scienza: “Contro il Covid, abbiamo creato un vaccino in un anno. È come mandare l’uomo sulla Luna. Ma è frutto di decenni di studi. Per ripetere questo tipo di successi, servono massicci finanziamenti. La ricerca deve essere in primo piano tutti i giorni, non solo in un’emergenza. Però i fondi vanno chiesti senza il solito lagnarsi: bisogna saper comunicare anche con la politica, trasmettere lo stesso senso di urgenza sociale che abbiamo vissuto per il vaccino”.

La lectio di Vespignani è intitolata “La sottile linea rossa”, un’espressione con cui l’inglese Rudyard Kipling descrisse un piccolo gruppo di soldati inglesi che resistettero all’assalto della cavalleria russa: “Noi scienziati, ricercatrici, insegnanti, siamo stati la sottile linea rossa contro il Covid-19. Possiamo guardare al nostro lavoro con orgoglio. Ma oggi, tornando al lavoro, dobbiamo anche avere la consapevolezza delle nostre responsabilità. Dobbiamo riflettere sulle risposte che la società ci chiede. Usciamo dalle nostre zone di comfort, riflettiamo sugli errori commessi. Con la consapevolezza che, presto, dovremo formare di nuovo quella sottile linea rossa. Per affrontare, questa volta, problemi anche più grandi della pandemia”.