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Cop26: diario di tre giorni decisivi, prima della fine

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La Cop26 si chiuderà oggi, 12 novembre. A Glasgow, quasi sempre grigia e piovosa, negli ultimi 12 giorni i grandi e le grandi della Terra si sono riuniti per discutere l’emergenza climatica. Dopo gli incontri preparatori e le trattative sottobanco, le giornate conclusive hanno portato e porteranno numerose svolte.

Mercoledì: “Finalmente si parla di petrolio”, ma non basta

La mattina di mercoledì 10 novembre, verso le ore 7 italiane, arriva una novità: una nuova bozza del documento conclusivo dell’incontro. La prima, pubblicata domenica, aveva sollevato malumori e forti polemiche perché non parlava di petrolio, carbone né altri combustibili fossili. Quella nuova, invece, contiene un impegno sul tema. Non dà scadenze precise e parla semplicemente di “velocizzare la rinuncia al carbone e ai sussidi per i combustibili fossili”, ma è anche la prima volta in assoluto che questi materiali inquinanti vengono menzionati in un documento della conferenza per il clima.

Luca Sardo, attivista di Fridays for future, risponde al telefono poche ore dopo la pubblicazione della nuova bozza. È già ben informato sui contenuti, e non è ottimista: “È positivo che finalmente i combustibili fossili vengano citati. Però ci sono paesi che esportano petrolio, come Australia e Arabia Saudita, che certamente faranno pressing per togliere o cambiare quel passaggio”. Saranno parole profetiche.

Sempre mercoledì, deve essere annunciata la nascita della Beyond oil and gas alliance (Boga). Ci sono ipotesi e speculazioni: quali paesi entreranno a farne parte, e si impegneranno quindi a non finanziare nuovi progetti di estrazione di petrolio e gas? Il Regno Unito ha già annunciato che non aderirà, sull’Italia non c’è ufficialità ma circola pessimismo. Sempre Luca Sardo commenta: “Questa decisione sarebbe importante quasi quanto la Cop26 stessa, ma pare che il nostro governo abbia deciso di non prendere parte all’alleanza”. L’ufficialità arriverà il giorno dopo: nella Boga ci sono solo Danimarca e Costa Rica, i due paesi che l’hanno promossa.

Sardo, nel parlare della Cop26, snocciola dati e obiettivi. Il bilancio, per Fridays for future, è ancora negativo nonostante qualche decisione importante, ad esempio sul metano. Mancano però due giorni di lavori, per sperare in miglioramenti. C’è spazio anche per un commento sul discorso di Barack Obama, che lunedì ha invitato i giovani e le giovani in protesta a Glasgow a non dimenticare che, insieme alla contestazione, serve anche una parte costruttiva di proposte, di attenzione alla politica e di empatia verso coloro che la pensano diversamente.

“Questo appello alla costruttività viene ripetuto spesso. Mi sembra un po’ un tentativo di scaricare le responsabilità. Noi abbiamo in media tra i 15 e i 25 anni, il nostro compito è attirare l’attenzione pubblica. Adesso come adesso non basta avere uno o due candidati sensibili al tema, ma non basterebbe nemmeno una maggioranza di parlamentari. Le misure necessarie sono drastiche, bisogna prima diffondere consapevolezza in tutta la popolazione, per poi permettere al potere politico di agire. Il nostro lo possiamo fare, ma se la politica non segue non è sostenibile”.

Giovedì: l’accordo Usa-Cina, svolta o misura di facciata?

Anche giovedì si apre con una notizia inaspettata: nella serata di mercoledì, Stati Uniti e Cina hanno siglato un accordo, dopo mesi di trattative segrete. Annunciano che collaboreranno, tra il 2022 e il 2030, sulla riduzione di metano e sullo stop alla deforestazione. I contenuti non sono rivoluzionari, e anzi secondo alcuni analisti “non c’è molto al di là della parte sul metano”. L’aspetto decisivo, però, sono i due paesi coinvolti: il fatto che Cina e Usa riescano a collaborare e a mettere a punto un accordo preliminare potrebbe essere un forte segnale politico, sia per i paesi partecipanti alla Cop, sia per il prossimo impegno delle due superpotenze in ambito climatico.

“Può essere il risultato più importante della Cop26? Forse” commenta Andrea Vico, giornalista e divulgatore, “Ma Biden non poteva non fare qualcosa di notiziabile in questo evento. Non è detto che sia qualcosa di concreto. Dopo le parole e la generica presa di coscienza del problema, servono azioni pratiche”.

“L’obiettivo 1,5° ce lo siamo giocato. La Cop26 finora è nel complesso sotto le aspettative, la ragazze e i ragazzi di Fridays for future sono delusi e hanno ragione”. Vico parla da Ravenna, dove sta lavorando per fare divulgazione nelle scuole elementari: “Loro saranno vivi nel 2110, tra 90 anni, e sarebbe nostra responsabilità occuparci di come vivranno. Invece la classe politica mondiale resta agganciata in modo miope allo status quo dell’economia, con indicatori come il Pil che ormai sono superati, come direbbe qualsiasi economista”.

Allora, anche se siamo a giovedì e manca ancora un giorno alla chiusura della Cop, c’è almeno qualche risultato positivo finora? “Gli accordi più importanti sono quelli che fanno meno notizia, ma che sono concreti”. Un esempio è l’accordo globale sul metano che anche Luca Sardo aveva citato: coinvolge oltre 100 paesi, inclusi Usa e Unione europea. “È positivo perché di metano si parla poco – aggiunge Vico – e lo si fa passare come quasi innocuo, invece per l’effetto serra è più pericoloso della CO2”.

Cosa ci si può aspettare nell’ultima giornata di Cop26, venerdì? Probabilmente, non molto. “È da un po’ di tempo che questi incontri non producono grandi documenti, almeno dagli accordi di Parigi del 2015. I lavori sono già indirizzati, in occasioni come questa ci sono molte passerelle ma la cosa importante è il lavoro delle commissioni, gli accordi ‘minori’ ma concreti che si dovranno tenere d’occhio nei prossimi mesi”.

Venerdì: un’ultima piccola delusione

Si arriva così all’ultimo giorno della Cop26. La mattina, ancora una volta, è occupata da una nuova bozza per il documento conclusivo. Una modifica salta agli occhi: il passaggio che mercoledì parlava di “velocizzare la rinuncia al carbone e ai sussidi per i combustibili fossili” è diventato “velocizzare la rinuncia all’uso continuativo del carbone e ai sussidi inefficienti per i combustibili fossili”. Solo due aggettivi, che però indeboliscono molto il messaggio complessivo.

Per avere un documento conclusivo ufficiale si dovrà aspettare almeno questa sera, più probabilmente il fine settimana. Altre modifiche sono possibili. Nel frattempo, la questione concreta è l’effetto di questa Cop sull’emergenza climatica.

Secondo uno studio pubblicato martedì, gli obiettivi stabiliti dai singoli paesi per il 2030 porterebbero ad un catastrofico aumento della temperatura globale di 2,4°. Giovedì, la stessa organizzazione ha pubblicato un altro documento: i nuovi accordi annunciati sul tema del metano, del carbone e della deforestazione potrebbero portare il pianeta più vicino a un percorso per mantenere il surriscaldamento a 1,5°. Quanto più vicino? Meno del 10%. Per oltre il 90%, invece, la traiettoria resterebbe la stessa. Ma questo valeva giovedì. Come si è visto, ogni giorno può portare modifiche importanti all’impatto della conferenza sul clima. Per un’analisi completa degli accordi, bisognerà aspettare almeno lunedì. Per gli effetti concreti, servirà qualche mese o qualche anno. Come non si stancano di ripetere attiviste e scienziati, però, il tempo sta finendo.