La sera della prima avrà, oltre all’elettricità del debutto e al senso di privilegio per una direzione unica, l’amarezza per essere stati i soli a beneficiarne. Con “Risveglio di primavera” di Frank Wedekind vanno in scena, a partire da questa sera, i 21 attori neodiplomati della Scuola del Teatro Stabile di Torino (Tst). Al contempo però, il direttore della scuola Gabriele Vacis, abbandona l’incarico dopo un solo triennio: “In questi anni i ragazzi hanno ricevuto una formazione molteplice, in grado di interecettare il cambiamento che la realtà impone al teatro e agli attori. Tutto questo è stato possibile, nonostante lo Stabile”.
La separazione tra Vacis e lo Stabile è, in realtà, un divorzio non privo di rammarico. Il regista e direttore imputa al teatro che ha deciso di non proseguire sotto la sua direzione, una paralisi stutturale che lo attanaglia come istituzione. Un teatro ancora dipendente dall’idea anacronistica che lo relega a luogo di intrattenimento e spettacolo: “Se, con lo scoppio della pandemia, il mondo del teatro è rapidamente finito ai margini delle priorità del paese, molta della colpa è da ricercare nelle istituzioni che lo governano. Chi amministra la cultura parla di un’innovazione che, in realtà, ostacola ogni giorno”.
In questi tre anni, la classe dello Stabile ha cercato di portare il teatro faccia a faccia con la contemporaneità. Da subito si è cercato di avvicinare gli studenti a tutte le professioni che una formazione di questo tipo può consentire. In primis, la cura della persona, cioè l’insieme delle professioni che costituiscono l’ossatura di una produzione pur non essendo direttamente impiegate sul palco. “Ma una scuola per attori può non prepara solo allo spettacolo,” continua Vacis. “Ciò che si impara qui può aiutare chiunque si occupi di relazione, dal mondo della medicina al rammendo delle periferie degradate. La condizione di partenza tuttavia, impone che si comprenda a stare nel cambiamento. All’età dei miei studenti, io stesso non sarei stato in grado di immaginare il lavoro che sto facendo adesso. Ora più che mai, a questi ragazzi si chiede di inventarsi un lavoro. È anche a causa dell’intolleranza verso questa mia visione delle cose che sono stato cacciato”.
Nell’ultimo anno e mezzo – parte del quale passato a preparare il “Risveglio” – gli attori hanno dovuto fare di necessità virtù, lasciando che fossero le condizioni della pandemia a dettare l’agenda. Ma la possibilità di lavorare con un maestro come Vacis ha reso tutto meno gravoso. “Il mondo di Gabriele è unico,” dice Erica, studendessa della scuola. “Quando è stato impossibile continuare le lezioni in presenza, la prima impressione è stata quella di aver perso l’essenza di ciò che stavamo facendo. L’insegnamento della dimensione corporale del teatro, della sintonia con il proprio corpo, è un tratto distintivo di questa scuola. Per reagire a questa perdita, Vacis ha studiato un nuovo metodo lavorare sullo sguardo e sul primo piano, attraverso Zoom. Una soluzione che, durante queri mesi, è stata un’ancora di salvezza. Ora che siamo tornati in teatro, è un tesoro che ci porteremo dietro”.
“Risveglio di primavera” non è un testo scelto a caso. Wedekind è noto per aver criticato la Germania ottocentesca attraverso personaggi giovanissimi e una notevole spinosità di temi, tra cui la sessualità, l’abuso e l’aborto. I ragazzi dello Stabile hanno potuto lavorare per mesi sull’adattamento del testo e sulla drammaturgia, prendendo spunto da svariati temi di attualità per ricostruire le dinamiche tra i personaggi.
“L’intera produzione porta la nostra firma, anche le musiche,” dice Davide, altro neodiplomato. “Nell’adattamento abbiamo voluto ricercare una rilettura contemporanea dell’opera classica. Sono state tagliate delle scene e ne sono state enfatizzate delle altre. Per esempio: subito dopo la scena della morte di Wendla – la protagonista femminile – abbiamo inserito una descrizione clinica, letta macchinalmente, di cosa prova una ragazzina di 14 anni durante un aborto”.
“Risveglio di primavera” è in programma alle Fonderie Limone di Moncalieri fino al 27 giugno.