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Una targa per il partigiano Duccio Galimberti nel luogo in cui fu catturato

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Il 4 dicembre del 1944 il corpo senza vita del partigiano Duccio Galimberti veniva abbandonato nei pressi di Centallo, Cuneo, dopo essere stato torturato. Oggi, dopo 75 anni, Torino gli dedica una targa, proprio nel luogo in cui fu catturato dai fascisti, in via Vigone 19. Nel palazzo che negli anni della Resistenza era la sede del recapito del Comando partigiano, mascherata da panetteria.

Alla cerimonia per la scopritura della targa, tra gli interventi delle istituzioni locali, ha parlato anche Niccolò Galiberti, discendente di Duccio, che ha imparato a conoscerlo attraverso le parole di suo zio Carlo Enrico, fratello del partigiano caduto. “Duccio avrebbe voluto una patria libera e indipendente, come la sognava lui”, ha spiegato commosso a una platea fatta per lo più da giovani studenti. Oltre al suo volto eroico, che gli valse la Medaglia d’oro al Valor Militare, Niccolò ha ricordato il lato più umano di Duccio, il suo essere figlio e fratello, molto legato agli affetti familiari: “Ha vissuto i valori di giustizia e libertà come un dovere morale, ma anche come una restituzione alla patria di ciò che la famiglia gli aveva consegnato”.

Libertà e giustizia furono ingredienti fondamentali del carattere di Duccio Galimberti, uno dei più importanti partigiani della Resistenza piemontese. Da oggi chiunque passerà da via Vigone, nel quartiere Cenisia di Torino, davanti al luogo che diede inizio alla sua fine, se ne ricorderà.

ROBERTA LANCELLOTTI