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“Un paese che cerca eroi”. Paolo Borrometi racconta la sua vita di giornalista sotto scorta

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“Questo Paese cerca troppo spesso eroi, dovremmo apprezzare invece le persone che fanno il loro lavoro quotidianamente”. Paolo Borrometi, giornalista sotto scorta per minacce mafiose, sabato 9 febbraio, a Binaria –  centro commensale del gruppo Abele – ha presentato il suo ultimo libro “Un morto ogni tanto. La mia battaglia contro la mafia invisibile”, edito da Solferino. Il direttore de laspia.it e collaboratore di Tv2000 ha parlato di giornalisti e mafie, delle difficoltà quotidiane di chi sceglie di svolgere un dovere: quello di informare. Assieme a Borrometi erano presenti Gian Mario Gillio, giornalista di Riforma, e Anna Rossomando, vicepresidente del Senato. La presentazione ha visto la lettura di alcuni brani del testo, ad opera dall’attrice Luisa Trompetto. Brani che ripercorrono la vita di Borrometi, fatta di minacce e impegno. Un impegno di un giornalista che opera nel Ragusano, dove si è più esposti alle ritorsioni mafiose. Vivere sotto scorta “significa stravolgere la propria vita”. Ma, ha assicurato il giornalista, “significa aver preservato la libertà più importante, quella di parola”.

Parole a cui hanno fatto seguito quelle della Rossomando. “In questi ultimi anni sono cresciute le minacce nei confronti dei giornalisti”. La quale, nella veste di vicepresidente del Senato, ha difeso il ruolo delle istituzioni: “Attaccare il Parlamento significa attaccare la libertà di ognuno di noi”. La lotta alle mafie si gioca poi sul terreno dei beni confiscati, regolamentati da una “legge fortemente voluta da Pio La Torre”, come ha ricordato Borrometi. Una lotta che passa anche attraverso la protezione di chi racconta le attività mafiose. “Lo Stato ha il dovere di tutelare chi si espone in prima persona”, ha affermato Borrometi. Ma non solo. Anche i cittadini “devono indignarsi, fare squadra attorno al cronista che parla di mafie”. Perché, come ha ricordato il giornalista, alle mafie “non fa paura un giornalista che scrive, fa paura chi lo legge e chi lo ascolta”.

 

 

 

RICCARDO PIERONI