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Tre trasferte europee da ricordare per celebrare il Vecchio Cuore Granata

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[aesop_quote type=”block” background=”#800000″ text=”#ffffff” align=”center” size=”1″ quote=”Gli eroi sono immortali agli occhi di chi in essi crede. Così i ragazzi crederanno che il Torino non è morto: è soltanto in trasferta.” cite=”
Indro Montanelli, Il Corriere della Sera del 7 maggio 1949″ parallax=”off” direction=”left” revealfx=”off”]

Un 4 maggio come non era mai stato prima. Ogni anno i tifosi granata salivano al colle di Superga per le commemorazioni della tragedia che portò via il Grande Torino. L’emergenza sanitaria del Covid-19 ha interrotto una tradizione decennale: impossibile l’accesso alla lapide che ricorda i 31 nomi delle vittime dello schianto aereo, vietati gli assembramenti. La solidarietà di società, tifosi e appassionati si sposta online e sui balconi, come per molte altre manifestazioni da due mesi a questa parte. La commemorazione sarà trasmessa sulla pagina Facebook della società dalle 16.30 con le letture del cappellano del Torino don Riccardo Robella dallo stadio Filadelfia, la casa del Grande Torino tornata a splendere dal maggio 2017. Intorno alle 17.03, l’orario in cui il trimotore Fiat G.212 urtò il terrapieno posteriore della basilica di Superga, il silenzio sarà seguito dalla canzone Quel giorno di pioggia dei Sensounico. Dopo aver recitato insieme i nomi dei calciatori che persero la vita con dirigenti, allenatori, giornalisti ed equipaggio a bordo del velivolo, i tifosi sono invitati a partecipare a un flash mob sui social con maglie, sciarpe e bandiere granata.

Il 4 maggio 1949 il Torino rientrava da una trasferta a Lisbona, in Portogallo. In occasione del suo ritiro dal calcio, Francisco Ferreira, capitano della Nazionale portoghese e del Benfica, aveva chiesto all’amico Valentino Mazzola di giocare un’amichevole. Il capitano del Torino ottenne il benestare del presidente Ferruccio Novo solo dopo lo 0-0 in casa dell’Inter della domenica prima. A quattro giornate dalla fine del Campionato di Serie A, i granata erano a un passo dal loro quinto scudetto consecutivo. Erano considerati in tutta Europa una delle squadre più forti e moderne in circolazione. Ogni esibizione all’estero era un’occasione per farsi conoscere e guadagnare premi extra. Perciò partirono tutti i titolari e le prime riserve: l’infortunato Sauro Tomà e il secondo portiere Renato Gandolfi furono gli unici a restare a casa e a salvarsi dall’incidente aereo. L’amichevole finì 4-3 per il Benfica. Gli ultimi gol del Grande Torino li segnarono Franco Ossola, Émile Bongiorni e Romeo Menti.
Da allora non sono stati molti i momenti in cui il Torino è tornato a brillare sui palcoscenici europei. Ci sono state però stagioni e partite in cui il Vecchio Cuore Granata, un indefinibile misto di sentimenti di rivalsa, orgoglio e coraggio, è tornato a battere forte. Ricordare tre trasferte europee da “Toro” può essere quindi un modo per celebrare il ricordo di quella squadra che, 71 anni fa, l’Europa guardava con ammirazione.

Il Toro resiste ai Puledri nell’ultima notte da Campioni

Die Fohlen, ‘i puledri’, è il nome con cui i tifosi chiamano i calciatori del Borussia Mönchengladbach, formazione tedesca dal nome quasi impronunciabile della Nordreno-Vestfalia. Nell’autunno 1976 il Torino è da poco tornato a vincere lo scudetto dopo il ’49 e per la prima volta disputa la Coppa dei Campioni. Al secondo turno ha la sfortuna di incappare proprio nel ‘Gladbach, una delle squadre più forti dell’epoca. Gli infortuni di Eraldo Pecci e Claudio Sala e la sconfitta in casa dell’andata per 1-2 complicano i piani del Torino. Nel ritorno a Düsseldorf i granata sono chiamati a un’impresa che diventa impossibile a 20’ dalla fine, quando restano in otto contro undici.
L’arbitro belga Delcourt espelle Caporale, Zaccarelli e addirittura il portiere Castellini. In porta così ci va l’attaccante Francesco “Ciccio” Graziani, uno che i gol è abituato a segnarli non a evitarli. Allan Simonsen, attaccante del Borussia, è ricordato per essere l’unico ad aver segnato nelle finali di tutte e tre le competizioni europee (Coppa Campioni, Coppa Uefa e Coppa delle Coppe). Nel 1977 è diventato il primo (e finora unico) danese a vincere il Pallone d’Oro. Ma quella sera trova un muro invalicabile in un portiere improvvisato. Graziani respinge due volte i suoi tentativi di segnare. In un’occasione addirittura a pochi metri dalla porta. Lo 0-0 finale qualifica il Borussia, ma regala gli applausi al Toro, imbattuto in otto contro i campioni di Germania.
In un’intervista a Repubblica di pochi anni fa, Rainer Bonhof, leader di quel Borussia e oggi vicepresidente, ha dichiarato di non ricordare quella partita. Per i tifosi del Torino, invece, è ancora ricordata come l’ultima apparizione nella massima competizione europea. Ma soprattutto una notte simbolo dell’indomabile spirito granata.

Scacco al Real in due mosse

Una trasferta al Santiago Bernabeu contro il Real Madrid non capita tutti i giorni. Il Torino ci gioca l’andata della semifinale di Coppa Uefa 1992: il paradiso per una squadra che due anni prima era in Serie B. Il Real non è più la squadra che ha vinto gli ultimi cinque campionati degli anni ’80 ed è ancora lontano dal tornare a vincere la Coppa dei Campioni. Resta però una delle formazioni più gloriose del mondo e il Torino non ha paura di affrontarla in uno stadio ribollente di 90 mila tifosi spagnoli. A inizio ripresa Walter Casagrande porta addirittura in vantaggio i granata. Non ci fa una bella figura il portiere madrileno Buyo, che pasticcia su un tiro-cross insidioso di Policano. Nella telecronaca per Mediaset, Roberto Bettega la definisce con incerta padronanza dell’italiano “una presa peccaminosa” (vedi 0:50 del video). Il Real riesce poi a ribaltare il punteggio con due splendidi assist di Michel per Hagi e Hierro, ma nella corrida finale il Toro non va al tappeto. Policano viene espulso, Cravero si prende otto punti di sutura, Lentini sfiora comunque il pareggio. C’è margine per recuperare nella partita di ritorno. Due settimane dopo, in un “Delle Alpi” vestito a festa, i granata vincono con un memorabile 2-0 e conquistano la finale. La doppia sfida per il trofeo contro l’Ajax è un altro capitolo della lotta senza fine del Toro con il suo destino: coppa agli olandesi per differenza reti, Torino a mani vuote senza perdere e dopo aver colpito due pali e una traversa. La trasferta al “Santiago Bernabeu” è l’unica sconfitta del Torino in tutta la competizione. Ma rivivere una notte come quella è un sogno per tutto il popolo granata.

La Cattedrale violata

Lo stadio San Mames è uno dei più affascinanti di Europa. I tifosi baschi dell’Athletic Bilbao lo chiamano “La Catedral” perché li sorgeva una chiesa dedicata al santo martire Mamete di Cesarea. Per oltre un secolo è stato la casa della squadra del capoluogo della Biscaglia. Nel 2013 è stato demolito, ma nello stesso sito è stato edificato il nuovo San Mames, un gioiello di modernità. Per decenni nessuna squadra italiana è tornata con una vittoria da una trasferta a Bilbao, dalla “Cattedrale” dell’Athletic. Milan, Juventus, Parma, Sampdoria e Napoli sono anzi andate incontro a sconfitte anche pesanti. Chi poteva pensare che il 26 febbraio 2015, il Torino avrebbe scritto una nuova pagina di storia? In pochi. Nonostante il 2-2 dell’andata dei sedicesimi di finale di Europa League e i percorsi delle due squadre dicessero che la sfida era equilibrata. Pioggia battente, campo fradicio e una trasferta europea da sfavorita. Gli ingredienti perfetti per una notte da Toro. Il cuore granata batte forte, anche sotto una divisa azzurra che fa a pugni con gli occhi. Le reti di Quagliarella su rigore e Maxi Lopez sono i primi scatti oltre l’ostacolo. I baschi hanno qualità, come dimostrano i gol di Iraola e De Marcos, ma commettono tanti errori e non sono in grado di controllare la partita.
Finisce per metterci più coraggio il Toro. A metà ripresa Matteo Darmian segna il gol della vittoria e della qualificazione. Il Torino è la prima squadra italiana a vincere in casa dell’Athletic Bilbao e completa una notte da favola, con cinque squadre di Serie A agli ottavi di finale di Europa League. L’ultima impresa europea degna della storia di questa squadra e della passione dei suoi tifosi. Sempre e comunque in attesa che un grande Torino faccia il suo ritorno.

LUCA PARENA