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Da Superga con vista Filadelfia: il 4 maggio raccontato dai ragazzi del 1992

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Se il 4 maggio ricorre il sessantottesimo anniversario della tragedia di Superga, il 13 maggio 1992 si disputò la finale di ritorno di Coppa UEFA tra Torino e Ajax, uno 0-0 che non permise al Toro di conquistare il trofeo anche per colpa di tre pali. Lo scorso 26 aprile, il Gran Galà Granata ha commemorato questo doppio confronto al Teatro Nuovo. Fra il 4 e il 13 maggio, infatti, non passano solo nove giorni. Non per i tifosi del Torino, almeno. In mezzo ci sono la storia, un aereo caduto e una finale europea persa. Ricordi negativi, certo, ma la storia non si divide in brutta e bella. C’è. E quella del Toro ha spesso incrociato un destino beffardo. Tra i presenti al Galà c’erano i protagonisti di quella partita: sette calciatori più l’allenatore Emiliano Mondonico. Mister, ma qual è il suo rapporto con Superga? “In allenamento, quando uscivamo dal sottopassaggio del Filadelfia alzavamo gli occhi e la vedevamo. Loro – i ragazzi del Grande Torino – erano là che ci osservavano. Ecco perché il Filadelfia è qualcosa di incredibile. Sembra strano, ma quando vedevamo quella cupola, tutto quello che il Toro voleva significare ci entrava dentro”.

Alzare lo sguardo, vedere Superga e capire per chi si sta giocando: un contatto visivo ed emotivo tra chi ha scritto la storia e chi voleva aggiungerne un capitolo, prima che il destino gli togliesse la penna di mano all’ultima pagina. Concetto ribadito dall’ex difensore granata Enrico Annoni, ancora oggi “Tarzan” per i tifosi: “È vero, ogni volta che salivamo il sottopassaggio del Filadelfia e guardavamo in alto, era impossibile non dare il 100% per quei colori. Questa cosa mi è rimasta dentro e non l’ho più ritrovata da nessuna parte”. Il 4 maggio suscita ancora nel Torino del ’92 emozioni e rimpianti. Come quello di Gianluigi Lentini, tutt’oggi uno dei giocatori più amati dalla tifoseria: “Se non ci fosse stata Superga, chissà cosa sarebbe il Torino adesso”. Ma è soprattutto l’esigenza di ricordare il passato per far vivere nel presente il Grande Torino. Così da renderlo immortale, come dice la leggenda. “Ed è giusto che la società non faccia mai sbiadire la sua importanza”, aggiunge Luca Marchegiani, portiere che ha disputato la finale contro l’Ajax. “Nel Filadelfia percepivamo la storia. Per noi era più facile sentirla rispetto ai calciatori di adesso, perché ci cambiavamo negli stessi spogliatoi ed entravamo nello stesso campo del Grande Torino, perciò il rapporto con quella squadra era tenuto vivo anche dall’ambiente. Adesso è più difficile, ma le strutture richiedono spazi diversi. È stato bravo il Torino a unire le due cose con il nuovo Filadelfia”. L’impianto verrà inaugurato il 25 maggio. Ma sarà solo la terza e ultima tappa di un mese a tinte granata.

 

VALERIO BARRETTA