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Torino, l’Imam El Jide è un nuovo cittadino italiano

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Da ieri Torino ha due nuovi cittadini italiani: si tratta di Said Ait El Jide, Imam della moschea Taiba, e di sua moglie Fatima, che martedì 6 febbraio hanno ricevuto la cittadinanza italiana direttamente dal sindaco Stefano Lo Russo, presente alla cerimonia organizzata all’interno della sala del Consiglio della Circoscrizione 7.

“La nostra città – ha detto il primo cittadino – ha avuto da sempre una grande capacità: quella di includere e far diventare pienamente parte della comunità le persone che la sceglievano e la scelgono tutt’oggi come luogo in cui vivere. Una città consapevole del fatto che le differenze sono un valore e una ricchezza, a maggior ragione quando non diventano motivo di scontro e di chiusura, ma sono spunto per conoscere, aprirsi, imparare”.

 
 
 
 
 
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El Jide, da vent’anni a capo della comunità islamica di Aurora

Arrivato in Italia dal Marocco nel 2004, dopo appena due anni Said Ait El Jide viene nominato Imam della moschea Taiba di Torino, la sala di preghiera islamica più attiva e frequentata di tutto il Piemonte. Situata in via Chivasso, fra i quartieri di Aurora e Barriera di Milano, il centro accoglie ogni giorno centinaia di fedeli musulmani, ma ospita frequentemente anche gruppi e scuole: l’obiettivo, come ha spiegato lo stesso El Jide in un’intervista rilasciata a Fanpage.it, è quello di favorire il dialogo interreligioso e la formazione verso una cittadinanza positiva in “un quartiere difficile”, in cui non mancano “problemi di integrazione, ghettizzazione e delinquenza”.

La moschea Taiba è gestitita dall’Associazione Islamica delle Alpi (Aia) e dal 2021 è affiancata da Yalla Aurora, un centro di partecipazione dedicato in particolar modo ai giovani della comunità musulmana torinese. Lo scorso novembre Futura News aveva già avuto modo di incontrare Brahim Baya, uno dei responsabili di Aia, che rimarcava quanto detto dall’Imam: “C’è un problema di identità, di sentirsi parte del paese d’orogine o sentirsi italiani – aveva detto ai nostri microfoni -. Molto spesso c’è anche un sentimento di razzismo e diffidenza, ecco perché è importante lavorare sulla percezione dei ragazzi e farli sentire parte integrante di questo quartiere e di questa città”.

Un momento della cerimonia – Foto: Stefano Lo Russo (Facebook)

Lo Russo: “L’integrazione passa dallo ius scholae”

“La storia di Said e di sua moglie Fatima dimostra come Torino continui ad essere un luogo capace di accogliere e far sentire a casa”: nel celebrare i due nuovi concittadini, Lo Russo coglie l’occasione per tornare su un tema cardine della sua agenda politica in materia di diritti e integrazione. Secondo il sindaco, infatti, è necessario “lavorare per dare a tutti coloro che vedono la nostra città come loro casa la possibilità di essere pienamente italiani, anche attraverso strumenti normativi come lo ius scholae“.

Già lo scorso dicembre, in occasione dell’accordo con le comunità diasporiche, il primo cittadino aveva sottolineato l’importanza di procedere verso una nuova forma di concessione della cittadinanza italiana, partendo dal presupposto che un quarto degli alunni (all’incirca 27mila), non ha la cittadinanza italiana ma l’80% di loro è nato a Torino. “È una situazione paradossale: ragazze e i ragazzi che si sentono torinesi hanno il diritto di venire riconosciute e riconosciuti pienamente come tali”, ha chiosato Lo Russo.