Torino ha il piano-movida. Ma il Sindaco della notte?

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Regolare la vita notturna, un dibattito evergreen per i cittadini torinesi. Con delibera della giunta comunale, lunedì 15 maggio Palazzo Civico ha messo in campo un piano per il governo della notte. In modo da gestire le ore piccole, comprende una serie di misure ad hoc per garantire la convivialità fra riposo e divertimento. Oltre alle modifiche ai regolamenti per somministrare bevande e alimenti nei locali e i dehors e al varo di ordinanze, viene riposta molta attenzione sullo smorzamento dell’inquinamento acustico.

Da qui, l’idea di sperimentare diversi strumenti concreti: dalle insegne che avvisano a che ore chiudono i locali ai totem per misurare i decibel degli schiamazzi, dai lampioni che mutano colore a seconda della dose di rumore fino ai messaggi di sensibilizzazione ai clienti dei bar. Si aggiungono poi anche ulteriori sistemi di videosorveglianza, così come richiesto dal sindaco Lorusso al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi lo scorso febbraio.

Frutto di sei mesi di riunioni, è un piano che tasta la forza della task force inter assessorile che lavora sull’argomento. E arriva dopo la sentenza del Tribunale di Torino – parzialmente riformata dalla Corte d’Appello e ora in mano alla Cassazione – che ha condannato l’amministrazione comunale a risarcire 29 famiglie di San Salvario con 1,2 milioni di euro per danni legati alla cosiddetta “malamovida”. Una causa vinta a cui ora si è aggiunta anche quella dei residenti del quartiere Vanchiglia. “Siamo pronti per avviare la fase operativa nel modo più condiviso possibile”, ha commentato soddisfatta l’assessora alla Sicurezza, Giovanna Pentenero.

Sulla scia di Bologna

Un’esperienza che sembra ricalcare l’esperienza di Bologna, dove fin dall’inizio della sua legislatura la giunta Lepore ha avviato un piano dell’Economia della Notte in ottica partecipativa. Ancora in fase di indagine e coinvolgimento degli attori interessati (l’ultimo incontro è dello scorso 4 maggio), al centro dell’azione comunale ci sono linee di trasporto per tutti, un protocollo sugli spazi sicuri e aumento dei servizi di pulizia urbana. Una delega, quella dell’economia della notte, in mano alla vicesindaca Emily Clancy.

Interessanti i dati di un’indagine demoscopica somministrata ai cittadini bolognesi a metà aprile: il 78% degli 892 intervistati ha dichiarato che il rumore non sia un problema (44% ha risposto “per niente”, mentre il 34% “poco”) e che le maggiori fonti di disturbo siano le persone che vociano in strada (22%), traffico stradale (18%) e svuotamento dei cassonetti (17%). Bene rimarcare che il campione era rappresentativo e rispecchiava le caratteristiche della popolazione residente a Bologna: solo l’8% erano studenti, il 14% erano under 30 e il 29% over 65. In generale, il 12% del campione stesso vive nel centro storico della città.

C’è comunque qualcosa da migliorare: in ordine di priorità, più forze dell’ordine, verifiche e sanzioni, collocare bagni pubblici nelle aree più frequentate in orario notturno. Fra gli oltre settecento esercenti di notte, infine, è emerso come l’economia dopo le 21 rappresenti “principalmente una opportunità”.

E il Sindaco della notte?

La notte porta consiglio, ma anche socialità, sonno e divertimento. Un secondo volto della città che fra movida e mugugni dei residenti continua a non essere del tutto governato. Sui tavoli del consiglio comunale di Torino è tornato il Sindaco della notte. Figura capace di pilotare la città nelle ore piccole, fra caos della movida, voglia di dormire e gestione dei servizi, nei sogni di molte città italiane, fra cui proprio Bologna. A rispolverare la proposta è il consigliere Silvio Viale, con una mozione firmata anche dalla consigliera Pd Ludovica Cioria.

Già nella bocca di molte anime politiche cittadine, da anni si parla del Sindaco della Notte. Persino alle ultime elezioni cittadine, quando durante il fermento elettorale sul programma dell’attuale sindaco si poteva leggere: “Serve pensare a una città in grado di soddisfare le differenti necessità di divertimento e di riposo e di garantire il giusto equilibrio e la giusta distribuzione degli spazi per tutte e tutti. In quest’ottica sarà istituita la figura del ‘Sindaco Notte’ con lo scopo di collaborare al compito di mediazione dei conflitti e coordinare strategicamente lo sviluppo di questa vocazione in modo sinergico con le politiche cittadine”.

Viale, quindi, spinge ancora dopo il parere negativo alla sua proposta di delibera in quanto “non di competenza del consiglio comunale – racconta il consigliere radicale -, l’avevo già inserita nel bilancio predittivo, nel documento di programmazione, con una serie di emendamenti in forma di valutazione. Aspetto soltanto che venga creata questa figura”. Anche la vice presidente del Consiglio comunale Cioria non ha dubbi: “Torino deve tornare a valorizzare la night life come occasione di intrattenimento e di cultura. Abbandonarla o reprimerla significa creare una città priva della sua anima”.

L’iter della proposta è in discussione da tempo fra i banchi di Palazzo di Città. Anche perché istituire questa carica legata alla task inter assessorile significa adeguarsi alle grandi metropoli: da New York e Londra a Barcellona e Parigi, passando da Amsterdam che è stata la prima città europea a definirla nell’ormai lontano 2012. Con un focus ben delineato: governare la notte. Ma con il piano annunciato lo scorso lunedì, le porte all’ipotesi di questa figura sembrano socchiudersi, a favore di azioni congiunte dei vari assessorati comunali.

Esempio Trento

“Si tratta di una figura con varie interpretazioni – prosegue Viale –. Bisogna rintracciarla nel gruppo di coordinamento con la Questura”. Da qui, la domanda più spontanea: chi? “Anche una persona al di fuori della giunta comunale – risponde – visto che l’assessore al Commercio (Paolo Chiavarino, ndr) con la gestione degli aspetti logistici fa il sindacato degli esercenti mentre l’assessora alla Sicurezza (Giovanna Pentenero, ndr) apporta solo controlli sporadici e multe ai locali”.

Silvio Viale, infine, indica quella che per lui è la direzione da seguire: “il modello Trento”. Una delle città italiane che ha formalizzato la Sindaca della Notte nella consigliera comunale Giulia Casonato. Venticinque anni, è colei che allaccia diritto alla vivibilità con voglia di svagarsi nell’orario notturno. Delegata dal giugno 2021, raffigura un esperimento mosso dall’aumento del numero di universitari nel Trentino negli ultimi anni. “Proviamo a risolvere le conflittualità fra le diverse esigenze – commenta Casonato –. L’obiettivo primario è di conciliare il bisogno di socialità serale con la classica vita notturna. Il mio ruolo è di parlare con i residenti, gli attori commerciali e gli studenti, entrando in un’ottica di pianificazione con iniziative e scelte di spazi per sopperire ai bisogni di tutte e tutti”.

Un ruolo con mille sfaccettature apparentemente semplice, ma che nella prassi accorda giorno dopo giorno le tantissime voci cittadine, a partire dagli universitari. “Con l’Università di Trento – spiega Casonato – abbiamo fatto una ricerca per indagare i bisogni degli studenti, mentre con i residenti abbiamo avviato dibattiti pubblici e con gli esercenti creato una responsabilizzazione”. Oltre la sensibilizzazione e la semplice comunicazione, però ci sono gli atti concreti quali “garantire un trasporto urbano notturno, servizi igienici e l’illuminazione dei parchi e il mantenimento della musica accesa in luoghi specifici”.

Certo, comunque Trento è una realtà “più piccola, cosa che può facilitare la gestione – riconosce Casonato –. Ma non tutti i modelli sono replicabili: più che altro, bisogna entrare nello spirito di vivere e governare una città di notte, scavalcando le conflittualità perenni tra le tante anime cittadine”. Da dove parte tutto ciò? “Dalla motivazione, come quella degli studenti e delle studentesse che si sta profilando per le strade riguardo le questioni di genere in città, senza comunque dimenticare le semplificazioni burocratiche”.