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Torino è grande o piccola? Un incontro sul futuro della città

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Si è svolto nel pomeriggio di ieri, lunedì 12 aprile, un dibattito on-line organizzato da Corriere Torino e dall’associazione Nexto, che inaugura un ciclo di incontri sul futuro del capoluogo piemontese, in vista delle elezioni amministrative in autunno. La discussione, dal titolo “Torino è grande o Torino è piccola?”, è stata introdotta dal direttore di Corriere Torino Marco Castelnuovo e ha visto la partecipazione del presidente dell’associazione Nexto Davide Canavesio, del presidente di Federmeccanica Alberto Dal Poz e del manager culturale Paolo Verri, già direttore del Salone del Libro.

“Torino è una città piena di eccellenze, ma commette spesso l’errore di crogiolarsi, restando ancorata ai successi del passato e rischiando di non cogliere le opportunità per il futuro”, afferma Dal Poz, che a metà anni 90 a soli 23 anni, quando era ancora studente universitario, ha fondato la Co.Mec, azienda specializzata nella componentistica meccanica di precisione. Il riferimento non può che andare all’industria automobilistica, con la Fiat, per decenni spina dorsale dell’economia della città, che a partire dagli anni 80 ha avviato un progressivo ridimensionamento dei propri stabilimenti, mettendo in crisi l’intero tessuto industriale piemontese. “L’automotive può ancora dare molto a Torino – ha continuato Dal Poz – basti pensare allo sviluppo delle auto elettriche, su cui siamo all’avanguardia. Chi vuole investire e vivere qui ha bisogno di trovare una città proiettata al futuro”.

Paolo Verri sottolinea la posizione strategica della città sabauda, evidenziando la necessità di essere al centro di una rete: “In questo momento Torino non è nemmeno la capitale del Piemonte, deve ritrovare la sua grandezza, con un sindaco che governi l’intera area metropolitana che da sola costituisce metà del Pil regionale, e presidenti di circoscrizione elevati al rango dei sindaci. Questa città deve tornare al centro di quel quadrilatero Milano-Genova-Ginevra-Lione immaginato dalla Fondazione Agnelli negli anni 80 e che è stato decisivo nell’assegnazione delle Olimpiadi del 2006”.

Proprio lo sport può essere un volano per la rinascita della città, con Torino che è stata scelta tra le sedi che ospiteranno la Coppa Davis il prossimo autunno e soprattutto con le ATP Finals, che si terranno sotto la Mole dal 2021 al 2025 e costituiranno una vetrina per i prossimi anni; . Fondamentale il ruolo che dovrà assumere il nuovo sindaco, che Verri spiega con un paragone calcistico: “Dovrà fare quello che sta facendo Nicola con il Toro, capace di valorizzare gli elementi a disposizione, mettendo al centro il capitale umano. Non penso che Chiara Appendino abbia fatto male, ma non è riuscita a rappresentare correttamente il sentiment della città, portando avanti le istanze dei cittadini. Quando i giocatori non seguono l’allenatore, la squadra non gioca bene”. Canavesio aggiunge: “La narrazione degli ultimi trent’anni è che se le cose vanno bene o male dipende dal sindaco, ma il primo cittadino dovrebbe essere solo il regista di un’ampia alleanza tra i rappresentanti economici e sociali della città”, citando gli esempi di Barcellona e Milano.

Infine, fondamentale anche il ruolo che Torino deve assumere sull’asse Italia-Francia, un aspetto trascurato negli ultimi anni: come ha suggerito Verri, “Essere vicini alle Alpi dev’essere un vantaggio, non un motivo di isolamento”.

Il prossimo incontro del ciclo organizzato da Corriere Torino e Nexto si svolgerà tra due settimane, e verrà trasmesso sui canali social del quotidiano e dell’associazione.