In vista della manifestazione davanti allo stabilimento Stellantis di Parigi di domani, la Fiom Cgil ha organizzato una protesta davanti al comune di Torino per parlare delle precarie condizioni di lavoro che coinvolgono lavoratori e lavoratrici della multinazionale, ma anche per ribadire l’importanza dell’Italia nel settore automobilistico.
All’incontro ha partecipato anche il sindaco di Torino Lo Russo: “Vogliamo far capire – ha aggiunto – che Torino è un’opportunità, non un problema. La città ha il ruolo adatto per le funzioni essenziali verso la transizione ecologica. Vogliamo accompagnare la transizione verso la mobilità elettrica”.
“Siamo consapevoli che la città – ha commentato ancora Lo Russo – non ha più il ruolo egemone che aveva fino a qualche anno fa, perché l’amministrazione è a Parigi. Dentro questa cornice, il nostro compito è accompagnare la transizione verso l’elettrico”. Chiusura con un monito al governo: “Temi come questi hanno bisogno di una regia governativa nazionale. La sfida che abbiamo è tirare a bordo il nostro governo, altrimenti si gioca ad armi impari”.
Edi Lazzi: “Torino tra le città con il più alto tasso di disoccupazione giovanile”
All’incontro c’era anche il segretario torinese di Fiom Cgil Edi Lazzi: “Torino è tra le città con il più alto tasso di disoccupazione giovanile, sta diventando come una città del sud. Vogliamo portare al centro dell’attenzione l’economia, perché manca il lavoro. La transizione energetica va governata bene se si vuole rilanciare la città”.
Alla manifestazione hanno preso parte anche molti lavoratori dell’azienda o di aziende che hanno rapporti con Stellantis, come là Magneti Marelli: “Le prospettive non sono rosee – commenta Mimmo Renò, lavoratore barese della Marelli – nel nostro territorio c’è perdita di occupazione a cui il governo non dà risposte”.
“Oggi non sappiamo cosa succederà allo stabilimento di Mirafiori – dice la segretaria generale Cgil di Torino Gabriella Semeraro – Mirafiori è diventato un satellite di una multinazionale. La città ha fame di lavoro. Il 70% di esso è povero o è precario, e le donne sono sempre più penalizzate”.