Come e quanto spendono le famiglie torinesi, a due anni di distanza dallo scoppio della pandemia? Tornano a crescere i consumi, ma i valori sono ancora distanti rispetto al periodo pre-pandemia. Aumentano soprattutto le spese non alimentari, ma non per tutte le famiglie. Oltre agli acquisti per la casa e le utenze, risalgono i pasti fuori casa, vacanze e abbigliamento, ma in parallelo calano i risparmi. La pandemia ha inciso soprattutto sui comportamenti di spesa a lungo termine: ad asporto, e-commerce e intrattenimento via web, non si rinuncia più.
Questi i risultati della venticinquesima indagine annuale sulle abitudini di spesa stilato dalla Camera di commercio di Torino, relativa all’anno 2021. La rilevazione, suddivisa in quattro “tranche”, è stata effettuata su un campione di 240 famiglie, residenti a Torino e provincia, a cui sono stati somministrati due questionari di indagine: un libretto degli acquisti, dove le famiglie hanno annotato le spese correnti per un periodo di dieci giorni (il periodo di rilevazione), e un questionario sulle spese sostenute a intervalli più lunghi.
“Se nel 2020 l’emergenza sanitaria aveva limitato le spese ai soli beni di prima necessità, nel corso del 2021 si assiste ad una lieve ripresa dei consumi, in particolare non alimentari, ma si accentua il divario tra famiglie abbienti e quelle in condizione di autosufficienza – dichiara in un comunicato stampa Dario Gallina, presidente della Camera di commercio di Torino – La tecnologia entra sempre più a far parte stabilmente dei comportamenti delle famiglie che scelgono il web non solo per gli acquisti, ma anche per servizi bancari e intrattenimento”.
In rialzo i consumi, ma si accentuano le disuguaglianze tra famiglie
Come mostra il grafico sopra, nel 2021 la spesa media mensile delle famiglie torinesi è stata di 2.524 euro, in crescita del 3,9% rispetto al 2020, ma la pandemia ha accentuato le disuguaglianze sulle abitudini di spesa tra i torinesi. Secondo quanto riportato dal rapporto ufficiale dell’indagine, infatti, si evidenzia come le famiglie in stato di “autosufficienza” abbiano mantenuto la spesa sostanzialmente invariata, mentre quelle in condizione economica di “benessere/agiatezza” hanno speso più del doppio in spese “non alimentari” rispetto ai nuclei “autosufficienti”. In particolare, queste ultime spendono di più per viaggi e vacanze, pasti fuori casa, ma anche vestiario e visite mediche specialistiche.
Meno risparmiatori, ma in pochi si indebitano
Nel 2020 il numero di famiglie risparmiatrici aveva segnato un leggero rialzo rispetto all’anno precedente (passando dal 25% del 2019 al 28%), anche grazie alle minori opportunità di spesa imposte dalle restrizioni sanitarie. Nel 2021 invece solo il 25% dei nuclei famigliari è in grado di risparmiare, valore nettamente inferiore a quello rilevato tra il 2016 ed il 2018, quando la percentuale superava il 40%. Nonostante la minor propensione al risparmio, nel 2021 le famiglie mostrano di percepire un miglioramento delle proprie condizioni economiche: diminuiscono i nuclei che lamentano un minor potere di acquisto (34%, erano il 40% nel 2020) e un calo del reddito familiare (21,7% contro il 25,4% del 2020).
Inoltre, una buona notizia è che la maggioranza dei torinesi sembrano già aver assorbito il colpo della pandemia sul reddito familiare, visto che nel 2021 sono aumentate le famiglie che dichiarano un reddito sufficiente a fronteggiare le spese: il 73% delle famiglie torinesi dichiara di aver utilizzato solo fonti di reddito proprie (era il 69% nel 2020), mentre solo il restante 27% afferma di aver intaccato i propri risparmi. Sono soprattutto le persone sole e le coppie con figli a lamentare un’insufficienza di fondi per coprire le spese, e di conseguenza più propense a indebitarsi.
Come si spende pre e post pandemia: è tornato tutto come prima?
Non proprio. Confrontando il 2021 con il 2019, emerge come solo alcune tipologie di spesa siano tornati ai livelli pre-pandemici. Le spese imputabili all’abitazione, che rappresentano la prima voce di spesa non alimentare per le famiglie torinesi, non solo sono tornate ai livelli pre-emergenza sanitaria, ma sono anche incrementate di 30 euro medi mensili. La stessa tendenza al rialzo è riscontrabile anche nelle spese per utenze domestiche, con un incremento più contenuto (3 euro).
Non tornano invece ai livelli del 2019 tutte le categorie di beni di cui i torinesi hanno cercato di fare a meno nel 2020: trasporti e comunicazioni, mobili e arredamento, ricreazione, spettacolo e cultura – che all’interno ricomprende spese in viaggi e pasti fuori casa – e servizi sanitari e salute. Al contrario, a conferma di una ripresa dei consumi, sono tornate livelli precedenti alla pandemia le spese in vestiario e calzature (che nel 2020 avevano segnato una flessione importante).
Il boom delle app nelle famiglie è destinato a durare nel post-pandemia
Il boom tecnologico delle app di streaming, di acquisto e di servizi digitali causato (e imposto) dalla pandemia, non passerà alla storia come una fase passeggera. Il 36% dei nuclei famigliari torinesi intervistati esprime la volontà di voler incrementare la frequenza con la quale usufruiranno della visione in streaming di film e/o di serie TV, così come l’utilizzo dei pagamenti digitali e dei servizi bancari on line (rispettivamente il 17% e il 10% delle famiglie).