Tra le squadre degli Special Olympics 2025, quella di floorball è stata battezzata come “la più speciale delle speciali”, la squadra del futuro. Il motivo? Giocano insieme maschi e femmine, atleti speciali e normodotati, esperienza che diventa simbolo di inclusione e rispetto reciproco.
Abbiamo intervistato Raffaele Fontana, giovane atleta, per farci raccontare cosa significa far parte di questo progetto unico.
Quando è nata la tua passione per il floorball e quando hai deciso di diventare un atleta di questo sport?
Abbiamo iniziato quest’esperienza al primo anno di superiori, perché la nostra scuola è certificata Special Olympics. La nostra dirigente scolastica ci ha dato modo di cominciare: abbiamo iniziato ad allenarci in squadre miste insieme ai professori di educazione fisica. Inizialmente andavo per dare una mano agli atleti, poi è nata questa grande passione che mi ha permesso di arrivare qui.
Come gestite la pressione prima di una gara?
Ci incoraggiamo a vicenda tramite parole o gesti. I più sicuri e più tranquilli danno forza e rassicurano i ragazzi che magari si sentono meno inclusi o meno forti. Ho imparato che una semplice pacca sulla spalla con un sorriso può trasformare il morale di un atleta nel pre partita. Da questi piccoli gesti è poi nata la grande amicizia che ci tiene uniti oggi.
Qual è il vostro sogno più grande?
Per noi essere qui è già la realizzazione di un grande sogno. Partecipare e vedere che ci sono squadre che sono al nostro livello ci fa onore perché siamo i più giovani in gara. Quando ci hanno detto che avremmo partecipato ai mondiali pensavamo stessero scherzando. La ciliegina sulla torta sarebbe chiaramente la vittoria.
Qual è il ricordo più bello che ti porterai a casa di questi Special Olympics?
La cosa più bella che mi porterò a casa sono le amicizie strette in questi giorni, anche con ragazzi di altre nazionalità. Ci siamo allenati con l’Arabia Saudita e con il Giappone, una tra le squadre più forti di questo torneo al quale siamo onorati di partecipare. Come squadra ci siamo uniti tantissimo, comunque stare dieci giorni tutti nello stesso hotel ha migliorato il nostro rapporto. Sicuramente ci porteremo a casa un bellissimo ricordo di questa esperienza.
Sappiamo che gli Special Olympics rappresentano un grande traguardo per l’inclusione, vuoi mandare un messaggio ai vostri spettatori?
Quello che ho imparato e che ci tengo a sottolineare è che avere disabilità non significa essere da meno, ma semplicemente avere diverse qualità. La cosa bella è che si può sempre imparare qualcosa da qualcuno. Io le vedo semplicemente delle qualità che devono venire apprezzate.