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Smaile: l’intelligenza artificiale per gli studenti

Ieri, presso la Atlas Room di Combo a Torino, sono stati presentati i risultati di Smaile (Simple Methods of Artificial Intelligence for Learning and Education). Il progetto, diretto dal Politecnico di Torino in collaborazione con l’Università di Torino e con la Royal Holloway University of London, è nato due anni fa e ha coinvolto 20 scuole del territorio e 58 classi, per un totale di 1054 studenti. Tramite una serie di attività che non prevedevano l’uso di computer, i ricercatori miravano ad allenare alcune abilità già presenti nei bambini e, allo stesso tempo, a far conoscere loro i parallelismi e le differenze tra l’intelligenza artificiale e la mente umana.

Smaile si rivolge alla Generazione Z, ovvero a chi è nato tra il 1997 e il 2010. I “nativi digitali” spesso sono nati e cresciuti a contatto con cellulari, tablet e computer ma, soprattutto durante la pandemia, è emerso come molti abbiano difficoltà a svolgere anche i compiti più semplici, come condividere un file o inviare un’e-mail. “Le competenze digitali non hanno nulla a che fare con le competenze informatiche. Le prime sono strumenti, mentre le seconde sono competenze scientifiche. Per ottenerle si deve lavorare. Dobbiamo capirne i meccanismi per poterle sfruttare e fare in modo che anche i bambini possano comprenderle”, evidenzia Matteo Baldoni, professore dell’Università di Torino.

Sara Bernardini, professoressa della Royal Holloway University of London, ha sviluppato Smaile App, che permette agli studenti di avvicinarsi all’Intelligenza artificiale giocando. Gli studenti devono costruire una città sostenibile tramite vari mini-giochi, ognuno dei quali è dedicato a un argomento diverso dell’intelligenza artificiale.

Uno degli obiettivi è quello di portare i ragazzi ad approcciarsi a questa disciplina, “anche secondo una prospettiva di genere: è importante che anche le ragazze scelgano di approfondire questo ambito di studi — sottolinea Bernardini—. Gli studenti non devono essere solo utilizzatori dell’intelligenza artificiale. Dobbiamo dare loro la possibilità di diventarne anche creatori”.