Un Piemonte ai ripari dalla tenaglia della siccità. Mentre a Roma prende il via il primo tavolo interministeriale per l’emergenza idrica e la siccità, al primo giorno di convegno “La risorsa idrica in Piemonte” la Regione cerca soluzioni per i suoi campi agricoli. Per farlo, guarda all’esempio di Israele. Una sponda mediterranea nota al mondo degli agricoltori per la gestione virtuosa dell’acqua, sebbene la zona viva scarse precipitazioni e temperature elevate.
“Soluzioni all’avanguardia”
“In 75 anni di storia – spiega Alon Bar, ambasciatore d’Israele in Italia – Israele ha accumulato conoscenze e sviluppato soluzioni all’avanguardia per la gestione della risorsa idrica: dal riciclo delle acque reflue al 90% per fini agricoli e industriali, alla gestione delle perdite idriche, dalla dissalazione all’estrazione dell’acqua dall’aria”.
Un cambio di passo, quello israeliano, che abbraccia la sostenibilità territoriale e guarda all’innovazione. In particolare grazie alle lenti delle “parecchie start up israeliane che stanno investendo nelle tecniche di gestione irrigua e trovano partner d’eccellenza su questi territori”, rimarca Paola Pagnotta, direttrice Agritech missione economica d’Israele in Italia. “Ci aspettiamo di vedere avviate nuove collaborazioni – continua Pagnotta – Stiamo promuovendo tecnologie che ottimizzano la micro-irrigazione e anche tecnologie legate al trattamento dei semi affinché le piante possano rispondere agli stress abiotici legati al cambiamento climatico”.
ll presente e il futuro secondo Arpa
Il cambiamento climatico schiaccia chiunque e già oggi mostra il conto al Piemonte: “I primi due mesi del 2023 registrano un -65% di pioggia – dice Secondo Barbero, direttore generale dell’Arpa Piemonte – nonostante le perturbazioni della settimana scorsa che per fortuna hanno portato un po’ di neve soprattutto nel cuneese, però avendo un anno e mezzo di carenza d’acqua, purtroppo questi pochi eventi e quelli che avremo nei prossimi giorni non risolleveranno le sorti”. Come se non bastasse, spiega Barbero, “il 2022 è stato per il Piemonte il peggior anno sotto il profilo idrologico degli ultimi 65. La mancanza di neve porterà dei regimi dei corsi d’acqua, con un calo del 10-15%, e anche nelle falde c’è una diminuzione di disponibilità di risorse idriche”. Perciò, l’indirizzo non può che essere uno: uso parsimonioso dell’acqua nelle prossime due stagioni abbinato all’adeguamento di acquedotti e sistemi d’approvvigionamento.
Lo scenario futuro è un pugno per le terre piemontesi. Specie se a farlo presente sono dati raccolti con cura. Come sottolinea Nicola Loglisci di Arpa Piemonte, “entro fine secolo se le immissioni in atmosfera di gas climalteranti dovessero rimanere ai livelli attuali, l’aumento delle temperature medie sarebbe di 8 gradi, se invece i gas serra venissero drasticamente ridotti l’aumento sarebbe di 2”. Certo è che negli ultimi 60 anni comunque la regione ha visto “un aumento di quasi 2,5 gradi delle temperature massime e di circa 1,5 delle minime – evidenzia Loglisci – nonché la diminuzione del numero medio di giorni di pioggia”.
Cirio: “focalizziamoci sull’emergenza idrica”
“Eravamo la Regione esperta nella gestione delle alluvioni, oggi invece dobbiamo focalizzarci su siccità ed emergenza idrica – commenta il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio – come amministrazione abbiamo voluto introdurre con il nuovo sviluppo rurale, strumenti indirizzati in modo specifico a quest’emergenza, che coinvolgono anche la montagna, per creare nuovi bacini e micro invasi, proprio perché l’acqua che scende poi a valle, venga trattenuta in pianura a beneficio dei nostri agricoltori”. Acqua essenziale per irrigare i campi, di cui “non ne va sprecata neanche un centesimo – afferma l’assessore regione all’agricoltura, Marco Protopapa – per questo, serve una riprogettazione degli impianti”.