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Sanguineti, il torinese dimenticato

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“Non sarà nato qui, ma a tre anni è venuto a Torino, qui ha conosciuto sua moglie e ha avuto i suoi primi tre figli, qui si è formato e qui sarebbe voluto restare”. Clara Allasia è curatrice, insieme a Federico Sanguineti, figlio del poeta, della mostra che fa parte della rassegna “Edoardo Sanguineti nella città cruciverba”. Alcuni problemi all’interno dell’università, spiega Allasia, hanno poi portato il professore prima a Salerno e poi a Genova, dove era nato. La città sabauda ha però del tutto dimenticato un grande personaggio della storia politica e letteraria: “Ancorché acquisito è torinese e forse la città non lo conosce e non lo ricorda adeguatamente: l’università potrebbe farsi promotrice di un’azione che valorizzi il suo ricordo”, commenta Stefano Benedetto, direttore dell’Archivio di Stato, ospite della mostra.

“L’eredità dello scrittore alla città è lo stretto rapporto con la modernità, che si ottiene evitando di applicare categorie preconcette”, spiega Allasia. Sanguineti diede a questa città l’inedita definizione di “cruciverba”: non la classica immagine della scacchiera ma quella di un cruciverba, che mette in luce l’importanza delle parole nella storia di un luogo. Secondo l’autore, infatti, Torino è una città “con tutte le caselle bene a posto, secondo uno schema assolutamente geometrico e con tutte le definizioni a posto”. Proprio la parola, definita da Sanguineti “fabbrica del mondo”, è protagonista della mostra: il filo conduttore sono i Prolegomena scritti dal genovese, che aprono i Supplementi all’edizione del 2004 del Grande dizionario della lingua italiana (Gdli), uno dei due progetti, insieme al Grande dizionario italiano dell’uso (Gdu), a cui lavorò nel capoluogo piemontese. L’esposizione si divide in sei sezioni, ognuna intitolata a un aspetto chiave della vita del poeta spiegato attraverso un brano dei Prolegomena: lessicografia, critica e militanza, politica, teatro, arti e poesia e prosa. In ognuna si prendono la scena le tende di cruciverba che riproducono le schede di sezione che Sanguineti batteva artigianalmente a macchina.

Si tratta di 70mila schede che vanno a comporre la Wunderkammer. Alcune sono state sviluppate in negativo e provengono dal Fondo esempi letterali (scarti e giunte) dell’Archivio di Stato. Sono schede nere che rappresentano tutto quello che Sanguineti riteneva mancasse al Gdli: la volontà è far dialogare il Wunderkammer con questo immenso repertorio di schede lessicografiche di cui Sanguineti sentiva la mancanza. Sono volutamente difficili da leggere perché l’obiettivo è tirarle fuori dall’oscurità. In occasione della mostra vengono poi esposti per la prima volta due recenti ritrovamenti: la raccolta Composizione, rifiutata nel 1950 da Cesare Pavese, ma soprattutto il manoscritto finale di Laborintus, opera d’esordio.

Sullo sfondo, l’Archivio di Stato e il fascino che lo accompagna: “Non si tratta di un contenitore neutro, è parte attiva della mostra”, dice Benedetto, che fa parte del comitato promotore insieme ad Allasia e Donato Pirovano. Benedetto ha anche ringraziato l’architetta Marisa Coppiano: “Ha alzato l’asticella, decretando un nuovo standard per gli allestimenti in questa sede”. La rassegna “Edoardo Sanguineti nella città cruciverba” è un ciclo di incontri dedicato al politico e ideato dal Centro studi interuniversitario Edoardo Sanguineti con UniVerso. Il programma ha preso il via il 27 novembre con l’inaugurazione presso l’Accademia delle Scienze. Sono previsti, oltre alla mostra, cinque convegni prima della cerimonia conclusiva del 7 marzo alla Cavallerizza. La mostra, gratuita, rimane aperta fino al 30 aprile.