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Quando i sardi sconfissero Napoleone e non vennero ricompensati: buon “Sa Die de Sa Sardigna”

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Una giornata per celebrare l’orgoglio sardo. E così l’isola e il capoluogo sabaudo tornano a legarsi, ricordando che c’è molto di torinese nella genesi del “Giorno della Sardegna”.

La sera del 25 febbraio 1793 Napoleone Bonaparte sta navigando dalla costa dell’isola a quella della Corsica, inseguito dalla flotta sarda. Ha lasciato dietro di sé armamenti e viveri: l’esercito della prima potenza mondiale dell’epoca  è stato messo in fuga da una milizia volontaria di abitanti dell’isola provenienti da città e villaggi.

Un mese prima la stessa sorte era toccata all’equipaggio delle navi straniere che avevano pesatemente bombardato Cagliari.

I sardi avevano protetto la loro terra con una straordinaria prova di coraggio. Si erano armati al posto dell’esercito regolare sabaudo, che il re non aveva voluto inviare sull’isola, forse considerandola già persa. Ecco perché, quando i Savoia delusero la richiesta di istituzioni occupate da sardi e di una rappresentanza a Torino, gli abitanti dell’isola risposero con una rivolta che costrinse il viceré Vincenzo Balbiano alla fuga. Era il 28 aprile 1794.

L’episodio è passato alla storia come “sommossa dei vespri” ed è ricordato con una festività istituita dal Consiglio Regionale della Sardegna dal nome Sa Die de Sa Sardigna.

Quest’anno l’Associazione dei Sardi in Torino “A.Gramsci” ricorda Sa Die de Sa Sardigna con un concerto della cagliaritana Schola Cantorum “Villa del Mas”. L’appuntamento è alle 19 di oggi 28 aprile nella Chiesa di Sant’Alfonso (via Netro, 3).

L’evento è dedicato a Vincenzo Migaleddu valoroso medico e ambientalista, recentemente scomparso è. “Si è sempre speso in maniera infaticabile nell’azione e nel dibattito sulle tematiche ambientali della Sardegna, divenendone un punto di riferimento”, così descrivono Migaleddu gli amici dell’associazione “Gramsci”.