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Riparte lo sci a Sestriere, tra incertezze e timori di chiusure

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Soddisfatti, ma sul chi va là in caso di chiusure. Si scende a vista sulle piste della Via Lattea, dopo che la riapertura degli impianti di risalita ha ufficializzato l’inizio della stagione dello sci in Italia. Abbiamo intervistato Gualtiero Brasso, vicepresidente della società Sestriere Spa, per commentare la ripresa della stagione invernale.

Un primo banco di prova lo ha fornito il ponte dell’Immacolata. I dati di una singola giornata vanno sempre presi con le pinze –  basta una settimana con condizioni meteo avverse per scompaginare tutto – ma i risultati sono stati incoraggianti.  

Siamo soddisfatti, è chiaro che siamo sempre sul chi va là, ma questo è quanto, non possiamo fare altrimenti, viviamo un po’ alla giornata, decisamente meglio che la scorsa stagione, mettiamola così.  

Quali sono le criticità maggiori che avete riscontrato in questi primi giorni di apertura?

L’unica criticità riguarda il green pass, perché poi per il resto la gente ha voglia di sciare. Impianti aperti, chiusi, poi super green pass e tutte queste limitazioni che sono state introdotte ieri per chi viene dall’estero anche se vaccinato. Vedremo cosa ne verrà fuori, ma viviamo un po’ alla giornata, e come noi penso il 99% della popolazione.  

Ci sono state proteste per il green pass o tentativi di entrare negli impianti esibendo certificati falsi?  

Non si sono verificati casi di proteste. Non  siamo tenuti a effettuare un controllo obbligatorio sulle persone che accedono agli impianti. Possiamo fare dei controlli a campione, cosa che stiamo facendo noi con una squadra. Abbiamo messo su un gruppo di 10-11 persone che hanno il compito di assicurarsi che i nostri ospiti mantengano il sufficiente distanziamento e indossino la mascherina in coda, però al momento non è obbligatorio vendere un titolo di viaggio dietro l’esibizione del green pass.  

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E finora avete già dei dati sugli accessi? 

Il ponte di quest’anno è andato meglio rispetto al 2019: i numeri sono buoni. Ovviamente, questi risultati sono abbastanza volatili e variano da un giorno all’altro, anche a seconda delle condizioni atmosferiche. Durante l’Immacolata è andata bene, anche perché il ponte richiama soprattutto un turismo di prossimità. Vedremo come andrà nelle settimane bianche di Natale e a febbraio, nel pieno della stagione invernale. Considerando tutte queste limitazioni, è chiaro che abbiamo già messo in preventivo di perdere qualcosa durante l’anno.

Per ora state lavorando con tutti gli impianti aperti? 

Siamo partiti con l’area di Sestriere e con l’area di Sauze. Poi abbiamo aperto l’8 l’area di Claviere e il 10 l’area di Sansicario (ma per questioni di innevamento, non per altri motivi). Adesso entreremo in funzione con il vallone Fraiteve, ma sempre per questioni di innevamento, perché là non c’è innevamento programmato quindi siamo un po’ al limite.  

A livello di prezzi ci sono stati dei cambiamenti rispetto alle passate stagioni? 

Dovremmo essere sui 40 euro, con un leggero aumento rispetto a due anni fa. La pandemia non ha fatto lievitare i prezzi in maniera spropositata: ci sono stati degli aumenti fisiologici come se ci fossero state delle stagioni normali, mettiamola così.  

Quali nazionalità di stranieri? E ci sono stati dei cambiamenti?

Lavoriamo tantissimo con gli inglesi nell’area di Sauze e con i francesi nelle settimane delle vacanze scolastiche a febbraio e marzo. Senza dimenticare i paesi dell’est, come Polonia e Russia. Non ci sono stati particolari cambiamenti anche perché noi collaboriamo con tour operator.

E per quanto riguarda le vacanze di Natale cosa vi aspettate? 

Da quello che so, gli alberghi per le vacanze di Natale sono già tutti pieni. Il mercato italiano sta ripartendo, anche perché la gente ha voglia di sciare e in Italia ci si può spostare ancora con facilità. Sul mercato straniero, in particolare quello inglese c’è qualche timore: abbiamo comunque tenuto in considerazione una flessione di questi dati sui turisti che vengono da fuori.  

Temete chiusure improvvise  per l’aumento dei contagi? 

Il timore c’è, ma come le dicevo credo che sia una preoccupazione comune: è chiaro che, se i contagi aumentano, la strada sarà quella. Ci auguriamo che non si vada mai più in quella direzione, perché vorrebbe dire che la situazione sanitaria è sotto controllo.

Ci sono ancora misure, oltre a quelle già decise dal governo, che sarebbero utili alla categoria? O per avere  un maggiore controllo o per aiutare ulteriormente la categoria? 

Credo che quelle attuali siano sufficienti, ma se i contagi dovessero risalire i piani andrebbero, per forza di cose, rivisti.

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