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Rifiuti. Legambiente: “L’abbandono è più critico nelle zone movida”

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Gli abbandoni di rifiuti a Torino sono un problema. Da un lato quelli ingombranti: “Segnalo il problema dell’abbandono, per strada e vicino ai cassonetti; le persone non sanno che esiste il ritiro gratuito”, dice Paola Bragantini, Presidente Amiat. Dall’altro, bottiglie e bicchieri: “Le zone della movida sono tra quelle dove il problema è più critico”, fa sapere Sergio Capelli, Direttore di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta.

Domenica 12 novembre, i volontari di Save My Ocean hanno raccolto 300 kg di rifiuti, una bici e un monopattino dalle sponde del Po lungo i Murazzi, luogo centrale della movida torinese. Secondo Legambiente, le altre zone più colpite sono Aurora, Barriera di Milano e Corso Regina Margherita dove spesso le ecoisole a riconoscimento utente vengono lasciate aperte, rendendo di fatto la raccolta di tipo stradale. Le situazioni abitative irregolari potrebbero essere un ulteriore elemento che influisce sul problema per mancanza di attivazione della tessera rifiuti da parte dei cittadini senza un contratto abitativo.

Quando il problema non è l’abbandono, infatti, è lo smistamento. Dai dati Amiat, nel 2022 la raccolta differenziata a Torino si posiziona al 55%, dato al di sotto dell’obiettivo di legge del 2012 del 65%, come spiegato da Capelli. Dal 2012 ad oggi, i parametri sono cambiati e con il “pacchetto di economia circolare” del 2018, l’obiettivo dell’Unione Europea è diventato il riciclo al 65% degli imballaggi immessi sul mercato nel 2025. In questa prospettiva, i rifiuti urbani dovranno raggiungere un tasso di riciclo del 55% entro il 2025. Questa quota è destinata a salire al 60% entro il 2030 e al 65% entro il 2035. “Ma se prima non riusciamo a raccogliere in maniera differenziata i rifiuti, che poi devono andare a riciclo, siamo fuori da qualsiasi norma europea”, dice il Direttore di Legambiente Piemonte.

In città, il metodo più utilizzato per la raccolta differenziata è quello porta a porta, seguito dalle ecoisole, in sette quartieri, e infine la raccolta stradale in centro (dati Amiat). Un allargamento delle ecoisole in città dovrebbe essere previsto entro il 2029: “È uno dei metodi più moderni e un tentativo per poter tracciare, nel miglior modo, i rifiuti e far pagare all’utente una somma il più possibile equa a quello che sta producendo”, spiega Bragantini. La presidente di Amiat aggiunge: “Le lamentele dei cittadini ai nostri servizi sono diminuite di un terzo”. Questo grazie all’aumento di passaggi domenicali e pomeridiani, tre milioni in più nell’ultimo anno.

Non tutti sono d’accordo sul fatto che le ecoisole rappresentino il modo più efficiente per fare la raccolta differenziata e raggiungere gli obiettivi fissati. Porta a porta e tariffazione puntuale, sono le parole chiave per Legambiente: “Secondo la letteratura, le ecoisole aumentano la raccolta differenziata, ma diminuiscono la sua qualità per l’impossibilità di controllo su cosa viene buttato e da chi. La qualità è importante perché se il materiale è impuro i consorzi non lo pagano”. A questo proposito, Capelli sottolinea che secondo l’Indagine Conoscitiva 49 di AGCM il porta a porta associato alla tariffazione puntuale è la modalità con i migliori risultati, “ma al momento non abbiamo dati sulla qualità della raccolta differenziata, nonostante la nostra richiesta al Comune”.