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Rider senza mascherine e guanti a Torino. L’avvocato Druetta sostiene la loro battaglia

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I rider sono quei ciclisti muniti di zaini voluminosi, che consegnano il cibo a domicilio nelle nostre città. Anche loro sono duramente impegnati a fronteggiare l’emergenza sanitaria da Coronavirus: in questi giorni è facile ritrovarli in coda ai supermercati e alle farmacie, al servizio degli italiani che non possono uscire di casa.

Negli ultimi anni la categoria dei fattorini del food delivery è stata al centro di polemiche per le scarse tutele lavorative e per le precarie condizioni di sicurezza. L’Osservatorio “Incidenti Rider Food Delivery” ha registrato 25 incidenti dal 1° gennaio al 25 ottobre 2019, quattro dei quali mortali. Diversi contenziosi sono stati avviati perché i datori di lavoro non fornivano caschetti e calzature sicure.

Ora, a Torino, si apre una nuova battaglia sui diritti, perché ai rider non sono state fornite mascherine e guanti per proteggersi dal possibile contagio del virus. I corrieri protestano e si riuniscono virtualmente nella pagina Facebook “Deliverance Project” per denunciare i diritti negati e le mancate tutele, lanciando l’hashtag #IoNonPossoStareACasa e rivolgendo un appello al premier Giuseppe Conte.

https://www.facebook.com/DeliveranceProject/videos/516983682536343/

https://www.facebook.com/DeliveranceProject/videos/3027320513954314/

L’avvocato Giulia Druetta, nota per aver difeso gli ex fattorini di Foodora, non esclude contenziosi contro le aziende e i datori di lavoro che non hanno fornito i dispositivi di sicurezza contro il Coronavirus. “Questa mattina – ricorda – c’è stato un accordo tra sindacati e governo sulle misure di sicurezza. Tuttavia, a prescindere dagli accordi specifici, ricordo che esiste un Testo Unico in materia di sicurezza, articolo 2087 del codice civile”.

La norma richiamata da Druetta si rifà ai capisaldi della Costituzione (articoli 37 e 41) e sostiene che “l’imprenditore è tenuto ad adottare nell’esercizio dell’impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro”.

“La legge parla chiaro, la salute del lavoratore viene prima delle esigenze produttive. In una situazione così caotica – denuncia l’avvocato Druetta – ci sono datori di lavoro con poco senso civico che stanno approfittando per fare dei guadagni. Si tratta di multinazionali con bilanci miliardari e sedi in tutta Europa che mostrano un atteggiamento inumano inaccettabile. I controlli ci sono ma è anche vero che le forze di polizia e i vari organi deputati sono impegnati in questa emergenza sanitaria. Piuttosto mi chiedo cosa stia facendo l’Inail”.

Le società si difendono sostenendo la tesi secondo cui i rider sarebbero dei lavoratori autonomi e responsabili della propria sicurezza. “Per noi – risponde Druetta – devono essere trattati come lavoratori subordinati come sostiene la Cassazione, perciò esiste una responsabilità del datore di lavoro in materia di sicurezza che, sarà motivo di contenzioso. Giurisprudenza a parte, esiste un fattore umano che va considerato. In questo caso, i datori di lavoro non fanno altro che confermare la loro totale disumanità anche davanti a una tragedia di questo tipo”.

NICOLA TEOFILO