Nell’ambito del processo d’appello Eternit bis, oggi in aula a Torino, è stato evidenziato l’enorme disastro causato dall’amianto in Italia: “Gli studi epidemiologici presentati oggi in tribunale hanno dimostrato che senza esposizione all’asbesto in Italia avremmo 60 casi di mesotelioma ogni anno invece di 1400”. Lo ha riferito Massimiliano Quirico, direttore della asscoazione Sicurezza e Lavoro, al termine dell’udienza di oggi, dedicata all’audizione dei consulenti tecnici.
L’associazione si è costituita parte civile. Il processo vede come imputato l’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny, condannato in primo grado a dodici anni di carcere per omicidio colposo in relazione ai decessi che secondo le accuse sono avvenuti a Casale Monferrato per effetto dell’esposizione all’amianto lavorato dallo stabilimento locale della Eternit.
“Siamo di fronte a una tragedia immane – denuncia Quirico – che dimostra, oltre alla necessità di fare giustizia per le vittime, l’urgenza di procedere con le bonifiche dell’amianto, che l’imputato Schmidheiny non ha mai fatto, abbandonando lo stabilimento con tonnellate di amianto. Il tema non può essere relegato alle aule di tribunale, ma deve coinvolgere le Istituzioni affinché si investa in informazione e sensibilizzazione sulla questione e, naturalmente, su rimozioni e discariche di amianto. Si potrebbero salvare migliaia di vite umane ed evitare ingenti costi sociali e sanitari a carico di tutta la collettività”.
Per l’ex patron dell’Eternit la procura generale ha chiesto, in appello, l’ergastolo. Il magnate svizzero non era stato riconosciuto colpevole di omicidio volontario con dolo eventuale per la morte di 392 persone: il reato era stato infatti derubricato a omicidio colposo di 147 persone.