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Piemonte, la legge elettorale della discordia

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È finita alle 7 di mattina, mercoledì 22 marzo 2023, quella che può essere considerata la prima seduta del Consiglio regionale del Piemonte per l’approvazione della nuova legge elettorale. L’intento della minoranza di rallentare i lavori presentando 7000 mila emendamenti ha avuto successo, tanto che, su richiesta di una esausta maggioranza, il presidente Stefano Allasia ha fermato il dibattito rimandando tutto alle 14 del pomeriggio. Molti sono i punti che non piacciono ai partiti di opposizione, il primo tra tutti, è la nomina di otto nuovi sottosegretari che andrebbero ad aiutare il presidente e la giunta nell’espletamento delle loro mansioni. Non se la passano bene neanche i piccoli partiti, infatti, la maggioranza vorrebbe mettere delle soglie di sbarramento che, se non raggiunte, impedirebbero di avere dei rappresentanti in consiglio.

Domenico Rossi segretario PD Piemonte

“Esiste un problema di metodo – dice Domenico Rossi, nuovo segretario del Partito Democratico – la maggioranza vuole cambiare le regole del gioco senza coinvolgere la minoranza e noi non glielo permetteremo. Abbiamo avuto quattro anni di tempo per aprire un confronto costruttivo e scrivere una nuova legge elettorale che rappresentasse tutte le forze politiche. Invece, i partiti di centro destra sono stati capaci solo di inventarsi nuove figure, altri soldi che verrebbero pagati dai cittadini. Solo in Lombardia esistono questi incarichi, ma il consiglio regionale lombardo è composto dal doppio dei nostri consiglieri. Non ci servono nuovi nominati, basterebbe che i membri della giunta facessero il loro lavoro”.

Dalle opposizioni sono stati presentanti 7000 emendamenti. “Come Pd ne abbiamo presentato 4000 – sottolinea Rossi – . Fare ostruzionismo è l’unico modo per essere ascoltati. Ora siamo nella fase dell’inserimento delle modifiche all’ordine del giorno. Vediamo se riusciamo a farli ragionare”.

Nella proposta della maggioranza sono previste anche delle soglie di sbarramento per i partiti. “Anche su questo punto – aggiunge – siamo fortemente contrari. La rappresentanza è un caposaldo della democrazia, anche le minoranze devono poter avere una loro voce in consiglio”.

Prevista all’interno della proposta di legge elettorale la doppia preferenza di genere. Il Piemonte attualmente è l’unica regione a statuto ordinario a non aver introdotto i dettami della legge del 2016 che concede ai cittadini la possibilità di esprimere due preferenze sulla scheda elettorale rispettando la differenza di genere.