L’economia piemontese si conferma in seria crisi produttiva. Il tasso di crescita del Pil della Regione, nettamente al di sotto della media nazionale, è tra i più bassi delle regioni industriali del nord del Paese. Di peggio fa soltanto la Liguria. Questa la diagnosi che emerge dal convegno organizzato ieri, 4 aprile, al grattacielo Sanpaolo da Confindustria “Le priorità di sviluppo delle imprese”, dove sono stati presentati gli aggiornamenti del Piano di Sviluppo Industriale del Piemonte. “La Regione per tornare a correre deve iniziare a crescere almeno del 3% all’anno in maniera strutturale – ha ribadito in apertura dei lavori il presidente degli industriali piemontesi Marco Gay – oggi è il momento di condividere priorità e responsabilità, mettendo in campo il coraggio di affrontare i prossimi mesi”.
Due le principali ragioni del vuoto di crescita del Piemonte. In primis, la spesa pubblica: “Da circa un decennio la Regione ha smesso di investire in aree cruciali del settore pubblico allargato come sanità, ambiente, infrastrutture, viabilità”, ha affermato a Futura News Giuseppe Russo, presidente del Centro di Ricerca e Documentazione “Luigi Einaudi” di Torino, al termine del suo intervento al convegno. In particolare, le ultime stime di Confindustria evidenziano una riduzione della capacità di spesa di circa 3 miliardi negli ultimi 15 anni. “Una delle ragione di questa crisi è che le piccole imprese del territorio rimangono tali, non crescono per mancanza di investimenti”. Dal 2007 al 2019 la crescita del Pil in Piemonte ha accumulato un gap di circa 14 punti percentuali dalla Lombardia, il principale motore economico del Paese.
La Regione cercherà di assottigliare il divario grazie ai 4 miliardi di euro in arrivo da Pnrr e fondi di progettazione europea. L’obiettivo dichiarato da Confindustria consiste nel ritornare ai livelli di spesa di inizio anni ‘2000. Per tornare a quei livelli di crescita, come si legge nel report dell’Unione Industriali Piemontesi redatto da Russo, occorre adeguare la produttività degli investimenti (pubblici e privati) a un target di 3,4 miliardi all’anno (3-6% del Pil regionale).
L’altra ragione della stagnazione produttiva del Piemonte risiede nella scarsa produttività degli investimenti nel settore privato, nonostante i buoni livelli di crescita delle imprese medie, i cui livelli di fatturato sono cresciuti mediamente dal 8,8% al 10,5% negli ultimi dieci anni. Una crescita maggiore rispetto alla media nel resto del Paese, che però da sola non basta. “Abbiamo perso molto in termini di efficienza e capacità produttiva, nonostante l’export piemontese sia andato molto forte negli ultimi anni. Occorre risolvere le problematiche legate alla riconversione industriale e alla totale mancanza di crescita delle piccole imprese negli ultimi 10-15 anni”, ha detto Russo nel suo intervento. Come si legge sempre nel rapporto presentato dal presidente del Centro Einaudi, infatti, “se le medie imprese occupassero una parte maggiore dell’economia, quest’ultima crescerebbe di più, ma le imprese non nascono medie. Lo diventano. E dovrebbero essere anche sostenute nel diventarlo”.